capitolo 4

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Claire era seduta su un muretto fuori al giardino. Era grande, ma non enorme. Era giusto per la quantità di studenti che erano presenti in quella scuola. Il prato era a chiazze, per via dei piedi che lo pestavano ogni singolo giorno. C'erano un po' di alberi, uno al centro perfetto del giardino, e poi altri sparsi qua e là.

Mike non sapeva cosa dire. Tentò con l'approccio diretto. "Vuoi una sigaretta?" Le chiese Mike, appena uscito dalla porta. La bionda sussultò per lo spavento, poi si girò e guardò Mike. Clarie aveva gli occhi rossi.

"No, grazie, non fumo." La voce roca.

"Che è successo?" Mike era davvero preoccupato per lei, mentre Claire si era insospettita da quel suo atteggiamento... cortese.

"Mh... niente, niente di che." Disse velocemente, per poi rigirarsi. Mike alzò gli occhi al cielo, capendo che Claire era una tosta, che Claire era orgogliosa. Mike alzò gli occhi al cielo, capendo che gli piaceva sempre di più.

Si sedette accanto a lei, prese un accendino dalla tasca destra del jeans, e accese la sigaretta. Fumò in silenzio, giocando con l'accendino. Claire lo guardava senza farsi scoprire. Si chiedeva cosa nascondesse il ragazzo dagli occhi grigi. Era così misterioso. Nessuno gli parlava. "Perché nessuno ti parla?" La curiosità parlò per lei, mentre arrossiva piano piano sotto lo sguardo grigio di lui. Si mise una mano sulla bocca e Mike fece una profonda risata.

"Perché sono spaventoso?" Disse, come per cercare conferma.

"Non sei tanto spaventoso, secondo me se si scava nel profondo delle persone c'è sempre un po' di cuore." Disse Claire, sorridente. Sembrava già essersi ripresa. Ma, semplicemente, stava pensando ad altro.

"E poi c'è chi il cuore non ce l'ha proprio." Disse Mike, scurendosi in viso. Lui non ce l'aveva un cuore, se per anni aveva tormentato quella povera ragazza senza motivo. "E c'è anche chi se lo porta in tasca, perché in profondità porta altre cose." Disse ancora, riferendosi a Claire.

"Devo ancora conoscere una persona senza cuore." Disse Claire. "E una che lo porta in tasca." Rise piano, cercando di non offenderlo.

Mike sorrise. "Io sono senza cuore." Disse piano, sempre col sorriso in volto. "E tu porti il cuore in tasca, ma altre cose dentro. Le vorrei sapere, ti vorrei sapere, ma non si può." Claire rimase col fiato mozzato, Mike finì la sua sigaretta e poi si alzò.

Prima che la porta si chiudesse, Claire disse: "Ti uccideranno, le sigarette."

"È questo l'intento." Disse Mike, per poi chiudere velocemente la porta di vetro. Quando Claire si girò, Mike non c'era più.

Claire rimase in giardino, sul muretto un po' sporco, con i piedi a penzoloni a guardare il vuoto. Tanti pensieri le ronzavano in testa, talmente tanti che non li riusciva a distinguere.

Appena suonò la campanella, la ragazza si passò una mano sotto gli occhi, cercando di rimuovere le tracce del pianto. Si alzò dal muretto, passandosi una mano sul sedere e sulle cosce, rimuovendo lo sporco. Si avviò verso la porta e l'aprì. Tutti gli occhi erano su di lei, che intanto si chiedeva che avesse fatto di sbagliato. Si passò ripetutamente la mano fra i capelli, prima di arrivare al suo armadietto.

Luke era lì che l'aspettava. Mike gli aveva detto il numero dell'armadietto di Claire e lui subito si era fiondato lì. Camminò velocemente verso di lei. "Claire, davvero, mi dispiace tantissimo. Mi dispiace. Ho saputo che hai pianto, ti giuro, mi dispiace moltissimo. È stata tutta colpa mia, io dovevo capire, dovevo fermarti e consolarti, invece di tornarmene in classe. Dio, come mi dispiace. Potrai mai perdonarmi?"

Claire quasi rise per la rapidità con cui lui aveva pronunciato quelle frasi un po' sconnesse. "Luke, non è colpa tua." Lo rassicurò, e gli sorrise.

E Luke si incantò a guardarla. Splendeva. Splendeva come le stelle. Anzi, no. Splendeva come il sole. Molto più del sole, tanto che, dopo un po' Luke dovette distogliere lo sguardo e sorridere un po' imbarazzato. Sbatté un paio di volte gli occhi e lei era lì, incastrata nelle palpebre. "Sei davvero bellissima." Disse Luke, guardandosi le scarpe.

Non poté vedere Claire arrossire, ma sentì la sua voce che diceva un semplice: "Grazie." quando, in realtà, avrebbe voluto dirne altre mille.

Inserì la combinazione nel suo armadietto, il 704: 2412. Ventiquattro dicembre.

Per un momento pensò di prendere il panino che le era stato fatto dal padre, ma poi storse la bocca, dicendo fra sé e sé: "Andrò in mensa."

"Posso accompagnarti." Sussultò, per la seconda volta della giornata. Si girò e vide Mike. Non rispose, non aveva fatto attenzione alle parole. "Sempre se vuoi." Aggiunse velocemente, quasi pentendosi di averglielo chiesto.

Claire lo guardo negli occhi grigi. "Scusa, potresti ripetere? Ero con la testa fra le nuvole." Rise di sé, e Mike la rassicurò con un sorriso.

"Potrei accompagnarti in mensa. Sì, insomma..." balbettò leggermente. "Potremmo pranzare insieme, ecco." Si passò una mano dietro la nuca, imbarazzato.

"Uhm, certo." Disse Claire, sorridendogli. Credeva nei cambiamenti, ma si chiedeva perché Mike ne aveva subito uno così radicale nell'arco di qualche ora.

Camminavano affiancati, ogni tanto si sfioravano la mano involontariamente e arrossivano entrambi. "Posso... uhm... farti una domanda?" Chiese Claire, facendosi coraggio.

Mike la guardò, per incoraggiarla a continuare. "Perché questo cambiamento così radicale?" La voce di lei era calda, accogliente.

Attorno a loro, il gelo.

Cuore di lattaWhere stories live. Discover now