capitolo 6

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Appena Claire finì, si alzò dalla posizione che aveva assunto. Si posizionò davanti allo specchio: i capelli disordinati e sporchi andavano in tutte le direzioni, lei sbuffò e se li legò in una cipolla: sarebbe tornata a casa il prima possibile. Aprì l'acqua del rubinetto, si sciacquò le mani e la bocca. Come se Mike non fosse lì. Come se quell'azione fosse abituale.

Mike si affiancò a lei, si lavò le mani e si aggiustò i capelli mori che gli erano un po' ricaduti davanti la fronte. Si girò verso di lei, che ancora faceva finta di nulla. Claire si passò un dito sotto gli occhi, volendo cancellare le occhiaie. "Tutto okay?" Le chiese Mike, l'espressione preoccupata.

Lei si girò, i suoi occhi neri erano... glaciali. "Certo, perché non dovrebbe?" Nessuna traccia di umorismo nella sua voce.

I suoi occhi. Spenti. Freddi. Vuoti. "Claire, hai appena-"

Claire lo interruppe, con un tono che non ammetteva repliche: "Tu non hai visto niente."

"Claire." La richiamò Mike. "Che ti succede?" Le sopracciglia di Mike si aggrottarono alla vista di quella Claire. "Perché fai così? Rispondimi. Spiegami."

Claire chiuse gli occhi, quando li riaprì, erano lucidi. "Ti prego, Mike, vai via."

"Claire, dimmi che ti succede. Stai male? Hai l'influenza?" Chiese velocemente.

"Va via, Mike." Claire si voltò e afferrò saldamente il lavello.

"Claire, se vuoi ti accompagno a casa." A Mike non importava stare a scuola. Per niente.

Claire si studiava, davanti lo specchio. Le veniva da piangere. "Guarda cosa sei diventata." Si disse, ad alta voce. Mike era preoccupato.

"Claire?"

Quando Claire si girò, sorridente, come se non fosse successo nulla, a Mike prese un colpo. "Claire?"

"Dimmi, Mike." La freddezza nelle parole, nello sguardo, il calore nel sorriso.

"Dai, ti accompagno a casa. Puzzi di vomito." Fece finta di nulla pure lui, ma lo sapeva che Claire nascondeva qualcosa. Nel profondo, dove non aveva il cuore. Il cuore lo teneva in tasca.

"N-Non posso andare a casa." Troppi segreti nascondeva quella ragazza, e troppi ne voleva sapere Mike.

"Va bene, allora andiamo a casa mia." Disse sicuro. La madre l'avrebbe accolto a braccia aperte, e non avrebbe fatto domande a Claire o sull'andamento scolastico: si fidava di Mike. Questo l'aveva fottuta. La fiducia in lui.

"I tuoi ci sono?" Chiese Claire. Non voleva distrurbare.

Mike sorrise. "No, tranquilla." Mentì. La prese per mano, illuminato. E camminarono fuori dal bagno, per poi correre verso l'uscita. E corsero anche fuori, nel cortile sterrato che circondava la scuola per parecchi - troppi - metri. Claire non ce la faceva a correre, e il bidello del primo piano, George, stava camminando velocemente verso di loro. "Avanti, Claire!" La incitò Mike.

"Non ce la faccio." Le labbra erano di nuovo bianche. Mike si fermò davanti a lei, si abbassò all'altezza del suo bacino e se la caricò in spalla, con fatica. Iniziò a correre velocemente, per quel che poteva. Non era molto forte, né muscoloso. Era molto mingherlino, aveva un accenno di muscoli, ma pochissimi.

"Claire." La chiamò col fiato corto, quasi sulla strada. "Claire non svenire! Claire non mi lasciare proprio ora! Manca poco!" Ma era troppo tardi: Claire era svenuta.

Mike dopo essere uscito definitivamente dalla proprietà della scuola, iniziò a camminare lentamente. George gli urlava contro, ma di più non poteva fare. Erano usciti.

"Claire, ce l'abbiamo fatta. Siamo fuori." Il problema era che, però, Mike non abitava esattamente così vicino la scuola. Doveva farsi due chilometri a piedi, con in spalla una ragazza priva di sensi per le strade di Orange City. Non poteva farlo, perché avrebbe creato sospetti. Perché la gente avrebbe parlato. Perché il suo nome sarebbe stato infangato.

Prese il cellulare dalla tasca dei jeans, un Samsung di cui non si ricordava nemmeno il modello e compose il numero della madre. "Pronto?" La voce dolce della donna arrivò metallica alle orecchie del figlio.

"Ehi, mamma." Disse Mike, tentando un sorriso. "Sono appena fuori scuola, potresti... uhm, venirci a prendere?" Disse in un sussurro.

"Che avete combinato tu e Luke?" Chiese la madre, già in auto.

"Oh, ma non è Luke." Disse Mike, pacato.

"Allora chi è?" Chiese la mamma, incastrando il telefono fra l'orecchio e la spalla mentre allacciava la cintura di sicurezza.

"È... una ragazza." Disse Mike. "Ed è... svenuta."

Ad Annabel - la madre di Mike - cascò il telefono sotto l'acceleratore. "Pronto mamma? Pronto?" Si sentiva da sotto i piedi di Annabel. Lei, con la bocca aperta e gli occhi spalancati, pensava.

Cuore di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora