capitolo 25

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Si addormentarono su quel letto d'ospedale, abbracciati, cercando di non distruggersi a vicenda. Furono svegliati da una voce acuta che urlava: "Signorina, signorina! Non può dormire nel letto del paziente!" Claire sbadigliò e guardò colei che aveva disturbato il suo sonno privo di incubi - per una maledettissima volta.

Si scoprì dalle lenzuola e scese dal letto. Diede un'occhiata all'orario che lampeggiava sullo schermo del suo telefono. "Che cazzo ha da urlare alle otto e trentacinque di mattina?" Disse con voce roca.

L'infermiera boccheggiò un po', per poi sussurrare: "Dovete liberare la stanza." Claire annuì e guardò Mike. Dormiva ancora, con grande sorpresa di Claire.

Si avvicinò a lui e gli lasciò tanti piccoli baci sulla guancia, e Mike dopo poco iniziò a mugolare. "Amore, dai, svegliati." Disse Claire. Poi ricominciò con la sua tortura fatta di baci e carezze. Mike era sveglio, ma voleva che lei continuasse. "Lo so che sei sveglio." Sussurrò Claire al suo orecchio. "Se non ti alzi subito ti prendo a calci nel culo."

Mike aprì gli occhi e si mise a sedere dall'altro lato del letto, dando le spalle a Claire. Si stropicciò un po' gli occhi e con voce impastata dal sonno disse: "Farai così anche quando saremo sposati?" Seguito da uno sbadiglio.

Claire spalancò gli occhi. Chi aveva mai parlato di matrimonio? "Cosa?" Chiese confusa.

Mike gelò sul posto, sussurrando un "Merda". "Niente, niente." Disse poco dopo. Claire non indagò.

"Dai, andiamo a casa mia e prepariamoci, così andiamo a scuola." Impose Claire, raccattando le proprie cose.

Mike mugolò in disapprovazione. "Ma è tardi." Si oppose con voce piccola, da bambino.

"Niente 'ma', signorinello." Disse Claire scherzosa.

"Sissignora!" Urlò Mike, per poi fare il saluto dei militari. Claire sorrise. Dopo cinque minuti erano già fuori l'ospedale, e si stavano incamminando verso casa di Claire.

Claire pensò. "Forse è meglio non andarci, a scuola." Disse un po' incerta.

"No, ora ci andiamo. Mi hai buttato giù dal letto in un modo poco carino e ora andiamo a scuola." Protestò Mike.

"Allora ci andiamo così." Disse Claire.

"Così vestiti? Ho bisogno di una doccia, prima." Claire non voleva andare a casa sua. Non voleva raccontare tutto. Non voleva spiegarsi. "Che succede, Claire?" Chiese Mike, guardando come fosse persa nei suoi pensieri.

"Io... non voglio andare a casa." Disse senza pensarci.

"Dai, non fare la bambina. Ora ci andiamo e poi usciamo subitissimo. Tempo di una doccia? Prometto." La voce di Mike era stucchevole e Claire dovette accontentarlo, anche se con l'amaro in bocca.

Appena sulla soglia di casa Montemblè, Claire pensò che le sarebbe potuta venire una crisi isterica a breve. Aprì la porta ed entrò. "Ciao papà, sono tornata." Disse a voce alta, non ricevendo risposta.

"Magari è a lavoro." Disse Mike, osservando l'espressione preoccupata di Claire.

"Beh, sì. Potrebbe essere a lavoro, se ne avesse uno." Disse Claire, tagliente.

"Cos'hai?" Chiese Mike. Claire lo guardò negli occhi. "Claire?"

"Assolutamente nulla." Disse.

"Sei preoccupata per tuo padre?" Chiese Mike.

Claire scattò. "Dio mio, Mike! Fatti gli affari tuoi! Vatti a fare la fottuta doccia che hai tanto ambito e poi andiamocene a scuola!" Esplose.

Mike abbassò lo sguardo e iniziò a cercare nella piccola casa un bagno. Non lo trovò subito, ma alla fine ci arrivò. Era piccolo, e le piastrelle erano nere mentre il lavabo, il bidet e la doccia erano bianchi. Era bello.

Claire iniziò a girovagare per casa, alla ricerca di suo padre. Quanto ci metteva Mike per farsi una doccia? Avrebbe potuto fare con calma?

"Papà!" Urlava ogni tanto. Non riceveva mai risposta. Sbuffò, ed entrò in camera di suo padre. Non c'era. Entrò nella sua camera e non c'era. In bagno - ovviamente - non c'era. L'unica stanza rimasta era quella che lei aveva paura di aprire.

Non ci entrava da quando aveva otto anni, ma prima di questo era stata il suo rifugio, la sua seconda camera. Fece un profondo respiro, e afferrò la maniglia. "Papà?" Lo chiamò, un'ultima volta. Non ricevendo risposta abbassò la maniglia ed aprì la porta di scatto, pensando che così non avrebbe fatto male. Fu investita da un profumo che non sentiva da troppo tempo, e fece qualche passo indietro prima di entrare nella stanza.

Suo padre era lì, rannicchiato sul letto dalle lenzuola blu. La camera era buia, e i colori e le forme non si distinguevano bene, ma suo padre era nella traiettoria della luce del corridoio, quindi lo vide benissimo. "Papà, avanti, scendi." La voce stanca. "L'hai fatta colazione?"

"Dov'è Mary? È con te?" Chiese François, guardandola spaesato negli occhi. Erano simili, se non uguali.

Claire sospirò nuovamente. "Papà, ne abbiamo già parlato. La mamma non c'è più."

"No, di sicuro è andata a prendere Luc a scuola." Disse François, alzandosi. "La raggiungo. Poi mangiamo fuori?"

Claire era stata via di casa per troppo tempo, e suo padre era peggiorato. "Papà, la mamma e Luc non ci sono più." Disse Claire con voce dura. Claire era forte, ma era stanca di quella situazione, delle medicine, di suo padre. A volte si chiedeva chi dei due fosse l'adolescente. E la risposta era ovvia.

"François," Lo richiamò non ottenendo risposta. "Mary e Luc non ci sono più. Da otto anni. Ricordi?"

François era sulla soglia della porta, e accese la luce della stanza. Il letto era sfatto, l'armadio aperto con i vestiti alla rinfusa. "Metterò apposto quando torno." Aveva detto fra un gemito e l'altro. Non era più tornata, e loro non avevano più messo apposto.

"Tu menti!" Urlò François. "Se sono davvero morti, perché la camera è nel completo caos? Tua madre mette sempre in ordine! Non è morta. È andata a prendere Luc, di-"

"Papà!" Urlò Claire. "Papà, cazzo, ci sto male anche io!" Sbottò.

Mike era uscito dal bagno, già vestito. C'era tanto silenzio, ma non chiamò Claire. "Ci sto male anch'io. Merda, se ci sto male!" Sentì, e si diresse verso la voce della sua lei, che sembrava tanto adirata. Ma con chi?

Si ritrovò ad origliare. "E mi dispiace se la mamma e Luc sono morti, ma non è colpa mia! Mi dispiace tantissimo, ma devi andare avanti. Sono otto anni che fai così, cazzo. Sono stufa. Voglio essere io, la bambina, per una volta. E non me ne frega un cazzo se ci stai male. Prenditi cura di me!" Lo supplicò.

François rimase sbigottito. "Claire.."

"No, François. Questo è un soliloquio. Non intervenire." Scattò. "Mamma è morta otto anni fa, il ventiquattro dicembre. Capisci?" Era stufa di trattarlo con i guanti, come fosse un bambino, come fosse porcellana. Era stufa di trattare con la sua sensibilità. Lei non era mai stata una persona attenta a quello che diceva e non voleva cambiare per lui. "È morta." Ripeté.

A Mike gli si gelarono le vene per il tono glaciale che Claire aveva usato, e gli si era stretto il cuore per il poco tatto che aveva usato. Quella non era la sua Claire. "E Luc è morto con lei. Ricordi, papà?"

Come poteva trattare così suo padre?

"Mamma è morta mentre partoriva Luc. Ora te lo ricordi?" François non rispose e Claire - finito il suo soliloquio - se ne andò da lì, infilandosi nel bagno.

Cuore di lattaWhere stories live. Discover now