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Mi avviai per il corridoio gigante del meraviglioso chalet, molto più simile ad una villa, degli Harrison, una delle più grandi del Vermont. Le faceva concorrenza solo quella degli Williams, una famiglia di ricchi imprenditori edili.

«Jas.» lo chiamai.
«Angelica!»
La squillante voce della splendida padrona di casa mi giunse dallo studio. Spinsi la porta in legno lavorato.
«Ciao Shailene.» sorrisi vendendola immersa davanti ad una tela in parte dipinta.
Si voltò di scatto verso di me! «Eccoti qui, ti aspettavo già da un po'.»
I capelli corvini, piegati in degli impeccabili boccoli, ma raccolti casualmente da un mollettone, le cadevano in modo delicato un po' sulle spalle e un po' sul viso, come le morbide onde di un lago.
«Davvero?»

Sistemò un braccio sopra le mie spalle e, dopo avermi lanciato uno sguardo complice, concentrò di nuovo la sua attenzione sulla tela.
«Che ne pensi?» chiese «Sii sincera. Mio marito e i miei figli non lo sono, Clark fa sempre lo stesso complimento, Jason si impegna un po' di più e almeno per due quadri di fila li cambia. Jake, Aron e Josh dicono che dovrei cambiare mestiere e Ash e Aidan... be' loro non dicono nulla.»
Sorrisi divertita. «Sono meravigliosi, Shailene, dovresti farli esporre.»
«Mai! Sono pezzi troppo intimi.» disse.

Si accomodò ad una delle due poltroncine posizionate di fronte alla sua scrivania.
«Ma veniamo al dunque...» mi fece cenno di sedermi. «Io e Clark questa sera andremo a cena fuori con gli Williams e faremo tardi.»
Si avvicinò a me con fare cospiratorio: «Sono abbastanza certa di aver sentito quel mascalzone di Josh parlare di una festa.»
«Davvero?» mentii.
«Si e lo so che tu sei qui per questo.»
«No no, io sono qui per studiare...» dissi con sincertà.
«Forse tu, ma Jason ti trascinerà nei preparativi. Li conosco fin troppo bene. E Henry è un'ottima spia.»
Henry era il maggiordomo che si occupava di ogni cosa all'interno dello chalet. Jas mi aveva raccontato che li aveva visti nascere e, anche se non era previsto nel suo contratto, aveva dovuto cambiare i pannolini di tutti i neonati Harrison.

«Vorrei che facessi una cosa per me.» disse «Devi tenere d'occhio Asher. È appena entrato nell'adolescenza e forse crede che con qualche pelo in più non possa confidarsi con me.»
«Asher?» chiesi confusa.
«Non è ancora pronto per lo stile di vita dei miei figli più grandi.»

Ero d'accordo. Prima di quel momento, avevo partecipato ad una sola altra festa, nonostante sapessi che tutte le volte che i signori Harrison non c'erano, ne dessero una. Avevo visto che cosa c'era. Droghe, alcol e scene affatto adatte ad un bambino di appena 12 anni.
«Hai provato a fermarli?»
«Ang, cara, sappiamo entrambe che fermarli significherebbe incoraggiarli.» ammiccò alzandosi in piedi. «Vieni»

Scendemmo al piano inferiore e mi resi conto che la casa era avvolta in uno strano silenzio. Dovevano essere nella sala giochi, probabilmente ad architettare il piano per quella stessa sera.
L'unico che a quanto pareva, non si era unito alla missione segreta era Aidan, che comparve nel salone poco dopo di noi.

«Aidan.» lo richiamò la madre.
Lui, però, aveva delle grandi cuffie a coprirgli le orecchie e sembrava completamente immerso nella musica, perciò si diresse in cucina noncurante.
«Vuoi qualcosa da bere?» mi chiese dolcemente tornando con l'attenzione su di me.
«No, grazie.» risposi.

Improvvisamente sentimmo degli schiamazzi provenire dalla cucina, così sospirando Shailene vi si diresse.

«Oh no, Jake!» portò le mani sui fianchi «Scusa Henry, deve proprio essere iniziato il periodo della ribellione.»
«Non si preoccupi, Signora.» disse il maggiordomo di casa Harrison, impeccabilmente fasciato in una divisa elegante a cui Jake aveva appena dato un tocco personalizzato.
«Hai visto mamma?» chiese il dispettoso ragazzo «Sembra un pupazzo di neve.»
«Ti hanno dato qualche suggerimento Aron e Josh, vero?» scosse la testa Shailene «Sai, oggi ci hanno chiamato, perché hanno imbiancato praticamente tutta la scuola con la farina.»
«Sì, lo so, per fortuna non ero sotto la loro traiettoria.» dissi.
«Non lo sarai mai, Angelica.» constatò. Quelle parole erano la sacro santa verità. Non ero mai stata il bersaglio dei loro scherzi, anzi, come accadde quel giorno, venivo avvisata prima di non frequentare certi luoghi a determinate ore per schivare i loro giochi, forse perché ero la migliore amica di Jason.

Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now