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Suonai al citofono di casa Harrison. Non sapevo se Jason sarebbe venuto con me, ma a quel punto pensai che era meglio tentare.
Nessuno rispose. Pensai per un'istante che fossero partiti per Miami prima del dovuto, subito dopo, però, il cancello fece uno scatto. Perciò sistemai il corsage sul polso ed entro.
Non avevo ancora detto loro che ero entrata ad Harvard e subito dopo averlo annunciato ai miei, sarei voluta correre qui a dirlo a tutti loro.

Klark mi spalancò la porta.
«Angelica» aprì le braccia. «Sei meravigliosa.»
Afferrò una mia mano e mi condusse dentro.
«Il verde era il colore preferito di Shailene.» mi rivelò pensante.
Sorrisi triste.
«Eccomi!» Jason scese le scale di corsa e si bloccò quando mi vide ferma al centro del salone. «Ciao Ang.»
«Ciao Jas.» sussurrai.
Gli diedi il corsage da infilare nel taschino della giacca che indossava.
«Sei bellissima.» disse con un sorriso di complicità.
«Anche tu non sei niente male devo dire.» ammiccai ironicamente.
«Ti va di parlare?» mi chiese dolcemente.
«Sì.» sospirai.
«Oh Angelica!» squittì di colpo Klark «Sei entrata ad Harvad?»
Sfoderai un sorriso e lo guardai con il cuore colmo di gioia.
«Sì.» annuii.
«Davvero?» fece un balzo Jas.
«Sì.»
Mi prese in braccio e mi fece volteggiare al centro del salone. Sentivo il vestito svolazzare e il cuore leggero. Condividere con loro, la mia seconda famiglia, questa notizia mi rese inspiegabilmente felice e per un attimo dimenticai i problemi dei giorni passati.

«Dovevi dirmelo prima.» disse Jas facendomi scendere.
«Non eravamo in buoni rapporti.» feci notare.
Ci raggiunsero nel salone tutti gli altri, dal piano inferiore. A parte Aron, indossavano tute sportive e avevano la pelle imperlata di sudore, dovevano essersi allenati.
Non potei ignorare gli occhi di Asher con la stessa luce inconfondibile che avevo visto quel giorno dalla vetrina del negozio.
Mi guardava così intensamente da farmi arrossire.
«Dov'è la mia dama?» sbuffò spazientito Aron guardando l'orologio.
«Angelica è entrata ad Harvard.» annunciò Klark con un sorriso d'orgoglio.
«Sapevo che eri un genio.» commentò Jake.
Asher si morse il labbro inferiore per trattenere un sorriso, ma sapevo bene quanto fosse felice, forse lo era più lui di me.

Sfilammo all'interno della palestra fermandoci ogni qua e là davanti ai grandi cartelloni con citazioni delle icone del femminismo. Il ballo era rimasto tale e quale a quello tradizionale, avevamo solo fatto sistemare alcuni stand in più dove raccontavamo dei crimini commessi contro le donne. C'erano anche dei piccoli giochi interattivi per testare il livello di discriminazione di ognuno, dove si capiva quanto un ragazzo o una ragazza considerasse la figura della donna allo stesso livello dell'uomo. Avevamo organizzato ogni piccolo stand in modo che le persone potessero mettere alla prova se stesse divertendosi, ma cercando di non sfociare nella pesantezza. Non volevamo di certo che si insinuasse un cattivo umore o un dispiacere comune. Fra il nostro lavoro sociale, c'era anche il palchetto per le foto appena si entrava che avevamo reso originale con lo slogan "La foto più antimaschilista vincerà un premio!", così si potevano scorgere ragazze inginocchiate a terra intente a fare la proposta di matrimonio al loro partner, ragazzi che facevano fare il casqué ad altri ragazzi e fanciulle che prendevano in braccio il cavaliere. Quel tema aveva fatto colpo e me ne resi conto davvero solo quella sera. Avevo più volte detto che sarebbe rimasto il ballo tradizionale, per paura che le persone non partecipassero, invece, erano così entusiaste che avevo persino visto due ragazzi con una gonna elegante e tantissime ragazze in smoking. Fui fiera di me e camminai per quella grande sala gremita di persone a testa alta.
C'era anche la cabina delle fototessere. Afferrai la mano di Jas e lo trascinai dentro.
«Ricordi?» chiesi sedendomi «Avevamo detto che l'avremmo fatto.»
«Beh fammi sedere.» disse sorridente. Battei la mano sulle mie cosce e lui si accomodò.
Facemmo pose stravaganti, affatto sobrie.
Dopo di che uscimmo e raggiungemmo la pista da ballo. Ci facemmo trasportare sulle note di un lento.

Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now