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Avevo permesso ancora una volta ai miei ideali di prevaricare i sentimenti. Avrei potuto dire che fosse una cosa inconscia, ma non appena avevo ripercorso tutti i corridoi della casa, preso la giacca e la borsa, ed ero uscita dalla casa degli Harrison, mi ero resa conto che l'avevo fatto appositamente.
Asher mi aveva fatto notare quanto anche io potessi essere insicura e sentendomi fragile ero andata sulla difensiva. Al primo colpo, appena ho visto l'occasione, ho rialzato il muro.

Quando tornai a casa, mamma e papà stavano già dormendo. C'era solo mio fratello sveglio. Se ne stava in cucina con un bicchiere d'acqua fra le mani e gli occhi fissi su un punto a terra.
«Che fai ancora sveglio?» chiesi dolcemente. Presi un bicchiere d'acqua e mi sedei affianco a lui.
«Non riesco a dormire.» replicò alzando lo sguardo su di me.
Aveva i capelli scompigliati e l'apparecchio.
«È successo qualcosa?» indagai.
Lui esitò per un'istante prima di rispondere un vago e affatto credibile: "no".
«Come va la scuola?» insistei.
«Bene...» rispose «...ci sono solo un po' di...»
«Di?»
«Ragazzi.» affermò.
Ero mancata per tanti anni, per via del college, perciò non avevamo mai avuto modo di entrare in quel tipo di confidenza gradualmente. Era al liceo e sapevo bene, quanto quel momento sarebbe stato difficile per lui.
«Ti piacciono i ragazzi?» sorrisi confusa.
«No!» gracchiò con una smorfia disgustata.
«Oh smettila di fare lo schizzinoso, essere gay non è una cosa impossibile o improbabile.» scossi il capo «Allora? In un liceo mi sembra ovvio che ci siano molti ragazzi.»
«Sì, solo che alcuni di loro...» strinse la mano attorno al bicchiere «...alcuni di loro mi prendono in giro.»
Rimasi di stucco. Ci ero passata anche io e dovevo immaginarlo che sarebbe potuto accadere.

«Adham...» dissi dolcemente «...non importa quello che hanno da dire, loro non sanno chi sei veramente e non sanno nemmeno quanto vali.»
«Sì, ma io...» cercò di dire con fervore «...io non so rispondergli e mi mettono in imbarazzo. Faccio sempre la figura dello stupido.»
«Ma tu non sei stupido e non devi rispondere se non senti di farlo» dissi con convinzione «Quando domani avranno finito di prenderti in giro, tu vai dal preside e riferiscigli tutto.»
«Sì, così penseranno che sono un moccioso che va a piangere dalla mamma.» scosse il capo.
«T'importa davvero che cosa pensano quelle persone di te? Davvero ti interessa che loro abbiano un'opinione sul tuo conto quando non risparmiano prese in giro pur non conoscendoti?»
«Io voglio solo che loro mi lascino in pace.» sospirò.
«Beh fa come ti ho detto e se il preside non punisce quel comportamento, vengo a parlarci io, magari con qualche parolone legale altisonante gli si attiva il cervello.» dissi sprezzante.
«Non vantarti troppo.» mi fece la linguaccia.
«Va a dormire, altrimenti domani non ti svegli.» scossi il capo alzando gli occhi al cielo.
Si alzò lasciandomi in cucina da sola.

Sfilai il cellulare dalla borsa e lo sbloccai. Erano bastati quei pochi minuti di mente lucida per capire che avevo fatto un errore madornale. E come sempre, quando mi sentivo in colpa, rivedevo le immagini dello sguardo deluso e ferito di Asher.
Sembrerò una vigliacca se gli scrivo ora. Pensai.
Eppure non sapevo davvero come rimediare al danno. Non mi sarei presentata a casa sua chiedendo scusa, ero troppo orgogliosa per farlo. Anche solo l'idea di svegliarmi e presentarmi in camera sua con lo sguardo colpevole, mi faceva irritare. Il mio orgoglio era un bel problema e se prima di quel momento, ero andata avanti e seguito quello che aveva da dire, mi resi conto quella sera che sarebbe stato un ostacolo bello grosso da superare.
Mi preparai per andare a dormire. Poggiai il telefono sul comodino e andai in bagno a lavarmi.
Entrai in doccia. Lasciare che l'acqua mi scorresse sul capo, poi sulle spalle e su tutto il corpo, mi aveva sempre dato la sensazione che i pensieri e problemi defluissero nello scarico. Mi avrebbe rigenerata, ne ero certa.
Per poco non dovetti poggiare la mano sul muro della doccia per non perdere l'equilibrio quando il sapore delle labbra di Asher si rifece vivido nella mia mente.
Sentii un brivido percorrermi il corpo da capo a piedi. Portai di scatto una mano sulla mia bocca, come se questo potesse bastare a mettere a tacere quel pensiero e invece il contatto con le mie labbra, ammorbidite dall'acqua calda, l'aveva reso più intenso.

Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now