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«Puttanate.» esordì con una smorfia Jake.
«Dimmi che stai scherzando...» bisbigliò incredulo Aron.
Avevo a cuore ognuno di loro, ma in quel momento, involontariamente, mi voltai verso Asher. Aveva le mascelle serrate e stringeva le mani in due pugni. Nonostante sembrasse trattenere l'impeto di rabbia, i suoi occhi erano lucidi e questo fu abbastanza per riaprire la ferita di quella giornata di anni prima.
«Purtroppo no» sussurrò Rosa raccogliendo le lacrime «Vostro padre non vi ha voluto dire nulla, perché ha sempre sostenuto che fosse troppo difficile da sopportare un tale peso. Lui non ci è riuscito...»
«Smettila di dire stronzate Rosa.» Jake scattò in piedi, fuori di sé.
«Chi è stato?» chiese Josh con gli occhi spalancati.
«Hanno archiviato il caso per mancanza di prove. Il medico legale ha dichiaro la morte per omicidio da arma da fuoco, oltre alle lesioni...» affermò.
«Non è possibile.» Jas piegò il capo, raggomitolandosi su stesso.
«Perché papà non esce da quel maledetto ufficio?» chiese Aron tirando su con il naso.
«Non ce la fa, Aron. Lui...» tentò di dire Rosa.
Trattenni il fiato per non scoppiare in un pianto isterico.
«...lui non è riuscito a sopportare il peso della verità.» concluse.
«Smettila!» gridò Jake scaraventando a terra alcuni oggetti riposti sulla mensola. Sussultai spaventata.
«Jake...» bisbigliò Rosa scattando in piedi.
«Queste sono tutte stronzate!» urlò fuori di sé. Jason si alzò in piedi per avvicinarsi al fratello, pronto a fare da cuscinetto all'esplosione.
Jake era sempre stato così; era un ragazzo che normalmente ironizzava a tutte le ore del giorno, ma quando si arrabbia perdeva il controllo. Quella era la sua maschera.

«Lei è morta di cancro...» sussurrava incredulo Aron con gli occhi rossi, fissi su un punto indefinito a terra, scuoteva il capo.
«Jake, basta...» Jas appoggiò una mano sulla spalla del fratello appena uscito di senno.
«No! Lei...» tentò di dire «...lei è morta di cancro, lei è stata in una clinica per quattro mesi poi è morta. Sta solo raccontando balle!»
Afferrò una foto, la Sua foto, e la lanciò contro il muro.
Strinsi gli occhi e a quel punto le lacrime presero il sopravvento.
«Jake è la verità...»
«Smettila!» gridò ancora.
Guardai tutti loro, ravvisai la voragine nera riaprirsi, la sofferenza stava sgorgando di nuovo fuori. Era un vulcano che stava eruttando. E come quel giorno di quattro anni fa, Jake gridava fuori di sé, Jas tentava di fermarlo, Aron sembrava non essere capace di parlare, Josh ricacciava indietro le lacrime per fare posto alla rabbia e Ash... Lui se ne stava in quell'angolo del divano, guardandomi negli occhi, con gli stessi identici occhi rossi impauriti di quattro anni prima, che gridavano "aiuto". Avrei voluto essere forte anche in quella occasione per lui, l'avevo promesso a Shailene.
Invece feci fatica a respirare. Portai una mano sul cuore e tentai di fare lunghi respiri profondi.
Ma ero distratta dai lamentii di Aron e dalle grida di Jake. I miei polmoni sembravano non volersi aggrappare all'ossigeno.

Asher si alzò in piedi di colpo, avvicinandosi a me per afferrare la mia mano.
«Vieni.» sussurrò.
«Lei non è stata uccisa!» gridò Jake scagliando un candelabro di cristallo verso l'ingresso.
Ash mi condusse lentamente in cucina.
Mi accomodai a fatica su uno sgabello e lui si posizionò di fronte a me. Solo nel silenzio della cucina mi resi conto di essere in preda ad un attacco di singhiozzi isterici.
«Ang, guardami» sussurrò afferrando le mie mani «Fai respiri profondi o di prenderà un accidente.»
«N-non...» cercai di dire «...c-ci riesco.»
«Sì, invece, avanti, insieme a me.»
Inspirai ed espirai insieme a lui per qualche secondo. Funzionò, concentrare la mia attenzione nelle sue iridi color avio mi permise di calmarmi.

«Va meglio?» mi chiese dolcemente.
Avrei voluto gridare no, tutto dentro di me diceva no, invece annuii.
Prese un bicchiere dalla dispensa e vi versò dell'acqua, dopo di che me lo passò. La mano mi tremava un po' e lui mi osservò con un cipiglio di dispiacere.
Lui per me? Perché? Dovrei essere io quella a passargli un bicchiere d'acqua dopo questa sconvolgente notizia.
Lei non era mia madre, ma la sua.
«Ricordi cosa mi hai detto quando è successo la prima volta?» sorrise un po'.
Portò una mano sul petto. «Lei è qui.»
Annuii rapita dal suo autocontrollo. Era cresciuto, ne ero certa.
Poi una risatina sfuggì dalle mie labbra.
«Incredibile che sia tu a dirmi queste cose e non viceversa come quel giorno.» mormorai.
«Le cose cambiano.» constatò.
Annuii. Gli chiesi come stesse con un solo sguardo e compresi che lui sapeva bene quale domanda io gli avessi posto, replicò con un sorriso amaro, asciutto.
«Non importa quale motivo l'abbia portata via da noi, lei se n'è andata» bisbigliò distogliendo lo sguardo. «Non posso permettere al dolore di tornare, sarebbe inutile ormai.»
«Non è inutile, Ash, piangere ti aiuterà a sfogare quel dolore riemerso. Non sopprimerlo, sarà molto peggio.» dissi, asciugandomi le guance con il fazzolettino.
«Io non voglio piangere.» affermò con arroganza guardandomi negli occhi.
«Asher» sussurrai sorridendogli dolcemente «Non dirò che sei un ragazzino o il piccoletto che ho consolato tre anni fa se dai voce a ciò che stai provando. Non devi dimostrarmi di essere un uomo imperturbabile senza sentimenti, perché anche l'uomo più forte di questo mondo piange. Tuo padre lo fa. Siamo esseri umani, piangere fa parte di noi.»
Lui sostenne il mio sguardo con audacia tentando di rimanere severo, ma piano piano l'espressione si rilassò, il dolore prese il posto della razionalità, e gli occhi brillarono del luccichio delle lacrime. Sfuggirono impetuose al suo controllo, trascinando tutto il dolore fuori, si piegò di scatto sulle mie ginocchia.
Appoggiai una mano sulla sua schiena e accarezzai con movimenti circolari la felpa grigia.
Dovetti alzare gli occhi al cielo per ricacciare indietro le mie di lacrime.

Prometto che mi prenderò cura di lui in tua assenza.
Non è il momento di piangere, Angelica.
Devi essere forte, per lui.

Dopo alcuni minuti si rialzò con il viso bagnato e rosso.
Gli passai un fazzolettino.
«Va meglio?» chiesi.
«Primo o poi dovrai smettere di prenderti cura di me.» sorrise.

Se le condizioni me lo permettessero, lo farei per sempre Asher, sarei disposta a rinunciare a qualsiasi cosa per prendermi solo cura di te.
E fu in quel momento, quando la mia mente diede vita a quel pensiero istintivo, che capii.
Fu in quel momento in cui Angelica Dalmar, comprese di essersi irrimediabilmente innamorata.

«A cosa pensi?» domandò.
Scossi il capo trattenendo una risatina.
«A quella scommessa che abbiamo fatto. Vuoi ancora iscriverti alla facoltà di medicina?» chiesi.
Lui ammiccò un sorriso.
«Hai già trovato i 100$ che mi devi?» sorrise.
«Hai ancora tre anni per cambiare idea.» dissi.
«Devo forse ricordarti che tu avevi già deciso di fare l'avvocato alla mia età?» replicò.
«Tu che ne sai?»
«Forse ho origliato qualche conversazione che hai avuto con Jas.» ammiccò.
«Allora sei proprio un furfante come i tuoi fratelli.» lo spinsi un po'.
«Tu, credi?»
Poteva sembrare una semplice domanda retorica, ma qualsiasi persona con addosso i suoi occhi un po' celesti un po' grigi, rossi e sinceri, avrebbe compreso che invece si trattava di una richiesta vera e propria.
Voleva una certezza, non su quanto accaduto, ma su ciò che io pensassi di lui, si chiedeva ancora se lo vedessi come quel ragazzino a cui avevo fatto da baby-sitter, si domandava se per me potesse essere di più.
Non posso.
Me lo ripetevo continuamento.
«Hai fame?» domandai.
«Ang.» mi richiamò.
Abbassai le spalle, ma non mi rivolsi a lui. Se fossi tornata un solo momento con gli occhi nei suoi, ero certa che avrei ceduto.
«No, non ho fame.» rispose cupo scendendo dallo sgabello e andandosene dalla cucina.
Sbuffai.
Non era questo che volevo? Non volevo che fra noi le cose rimanessero tali e quali ad ora?
Sì, in teoria, eppure ogni qualvolta se ne andava in quel modo per colpa mia, avrei voluto sferrarmi una gomitata sul costato per averlo ferito.

~•~
Buonasera carissimi lettori!
Oggi ho voluto strafare con qualche capitolo in più!
Spero vi siano piaciuti tutti e tre, perdonatemi per eventuali errori.
Prossimo aggiornamento—> giovedì!
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Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now