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incontro i tuoi sensi annebbiati
con pugni di neve sbiadita
e afferro le tue cosce bagnate
sul confine del letto.
[dimescrivo ]

Asher

L'ascensore trillò, perciò ci staccammo di colpo. La guardai con occhi leggermente spalancati.
Era bella, ma diversa dal solito, aveva uno sguardo selvaggio. E mi eccitava... Eccome se mi eccitava quel suo modo tanto intraprendente. La volevo e subito, quel bacio aveva scatenato una serie di fantasie che volevo mettere in atto quella notte. Tuttavia, avevo promesso al padre che l'avrei riportata in camera non appena si fosse ripresa. Non era ubriaca e l'avevo capito solo quando eravamo rimasti soli in ascensore, quando mi aveva guardato con un sorrisetto vero. Si serviva dell'alcol come scusante per aver messo da parte la sua moralità e il suo orgoglio, se non avesse fatto in quel modo si sarebbe sentita vulnerabile.

Di Angelica mi piaceva tutto. Mi piacevano i suoi modi, il suo forte senso della giustizia e la sua impulsività. E il fatto che mi piacesse così tanto fisicamente era solo una piccola proiezione di quanto ne fossi attratto in ogni suo aspetto.

Entrammo in camera e la sua attenzione venne catturata dalla bellezza della suite. Avevo avuto modo di alloggiare in diversi hotel per gli Stati Uniti, ma quello era uno dei migliori. Mi dissi, che non a caso mio padre lo frequentava tanto spesso.

Osservai i suoi movimenti poggiandomi allo stipite dell'entrata della camera. Guardava i grattacieli dalla vetrata e le luci della città si riflettevano nell'oro dei suoi occhi. Avrei potuto avere la vista più spettacolare del mondo davanti a me, ma con quella riflessa nelle sue iridi non c'era paragone.

Mi avvicinai a lei.
«Devo dire che li vale i 1000 dollari questa camera.» disse quando l'affiancai.
Sorrisi, ripensando alla sua irritazione nei confronti della receptionist.
«Mi piace vederti in quel modo.» rivelai.
«Quale?»
«Quello che hai quando combatti un'ingiustizia, rendi inspiegabilmente orgoglioso anche me.»
Lei mi guardò con dolce stupore. «Grazie.»
Allungai una mano verso di lei, per attirarla a me.
«Anche se molte delle mie battaglie non ti vanno a genio.» mi punzecchiò.
«Ti sbagli, Ang.» dissi guardandola negli occhi. Non sapevo cosa sarebbe accaduto quella notte, non sapevo se finalmente avrei potuto toccarla ovunque, eppure in quel momento, l'uno davanti all'altro, con gli occhi intrecciati non m'importava. Stare in quel modo, in quella tranquillità, non mi sarebbe solo bastato per la vita, sarebbe stato tutto ciò di cui avrei avuto bisogno.

«Ti invidio.» rivelai.
«Tu a me?» sorrise stupita.
«Sì, esatto, invidio il modo in cui sai fronteggiare il mondo intero, il modo in cui credi nei tuoi sogni e nei tuoi ideali» dissi «Io non sono mai riuscito ad esprimere quella parte di me e ho persino dovuto mettere da parte i miei sogni.»

«Per essere un cacciatore di taglie?» domandò.
Annuii.
Si rattristò. «Non lo sopporto proprio tuo fratello, è lui che vi ha trascinati su questa via, senza curarsi minimamente dei vostri sogni e di ciò che vorreste essere nella vita. È un egoista.»
Le accarezzai la guancia, cogliendo la sua solita apprensione.
«Non ho scelto di essere un cacciatore di taglie per Aidan, l'ho fatto per mia madre.»
«Shailene non ti avrebbe voluto vedere così, Ash. Avrebbe preferito di vederti sui libri o in una sala operatoria a fare quello che ti piace.» replicò.
Abbassai lo sguardo e abbozzai un sorriso triste.

Lo sapevo bene. Mia madre più di tutti, era stata quella che mi aveva spronato a credere nel mio sogno. Avevo 9 anni e nei pomeriggi in cui i miei fratelli uscivano per andare a sciare qui nel Vermont, io mi rintanavo nell'ufficio di mio padre. Mi piaceva leggere, è vero, ma in quel periodo il mio obiettivo era riuscire a scalare l'altissima libreria per poter arrivare all'ultimo scaffale. Così mi misi in moto e salii sulla sedia, poi mi aggrappai alla libreria e iniziai imperterrito a scalare i ripiani noncurante del cigolio emesso dal vecchio legno di quercia. Non ci ero mai riuscito prima, perché mia madre mi aveva sempre interrotto, ammonendomi severamente. Quel pomeriggio, non si era ancora fatta viva, perciò riuscii ad arrivare in cima. Mi accomodai nell'ultimo scaffale e guardai l'ufficio dall'alto, mi sembrava di aver scalato una montagna. Poi la curiosità mista alla noia mi aveva portato a studiare i libri sistemati al mio fianco. Uno in particolare attirò la mia attenzione. Aveva una spina grande e rigida. Il colore marroncino, con dettagli d'orati mi ricordava uno di quei libri che si vedono nei film fantasy, perciò lo presi e iniziai a sfogliare le pagine. Non era un libro fantasy, era un'enciclopedia sull'anatomia umana. Le figure difficili da decifrare per un bambino di 9 anni, mi incuriosirono così tanto che non mi accorsi che la libreria si stava inclinando in avanti. Pochi istanti prima del botto, riuscii a saltare e lanciai il libro in aria. Il rumore provocato dalla caduta della libreria attirò l'attenzione di mia madre che accorse immediatamente.

Unconditionally mine || Saga HarrisonKde žijí příběhy. Začni objevovat