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«Sì, anche tu lo sei.» gracchiai puntandogli un dito contro.
«Ti ha chiamata "Sporca americana"!» alzò la voce afferrando un sacchetto di ghiaccio dal frizer.
«E tu cosa fai? Rispondi con la violenza e gli insulti.» asserii in disappunto «Sai quanto io odi la violenza, non esiste modo peggiore per farsi giustizia.»
«Perché Sporca americana?» chiese Asher intromettendosi.
Abbassai lo sguardo imbarazzata.
«Non lo so, è solo un insulto.» risposi vaga.
«Sei una miscredente?» chiese Asher.
Alzai il capo di scatto in sua direzione, pronta ad iniziare un'altra battaglia questa sera per difendere la mai scelta. I suoi occhi color avio, però, non mi stavano giudicando, erano solo curiosi.
«Sì.» annuii impercettibilmente.
«Ora si spiega l'insulto.» affermò lui.
«Scusami?» spalancai gli occhi.
«Be' se non mi sbaglio i miscredenti nell'Islam non sono visti di buon occhio.» fece spallucce.
«Questo non significa che siano autorizzati ad insultarmi.» ringhiai.
«Infatti non ho detto questo.» replicò «Non sto giustificando il suo gesto, ma il suo insulto è basato su qualcosa.»
«Giuro che sto per rivolgerne qualcuno a te d'insulto.» digrignai.
«Ash?» la voce di Megan, interruppe le occhiate fulminanti e cariche di rabbia che ci stavamo scambiando.
«Ehi.» non appena lei entrò, lui l'accolse fra le sue braccia.
Distolsi d'istinto gli occhi, per concentrarmi sullo sguardo di Jason, il quale mi stava già scrutando con circospezione.

«Mi dispiace, Ang.» sussurrò improvvisamente «Lo so che non sopporti la violenza, ma appena ho sentito quelle parole ho perso la ragione.»
Sospirai e afferrai la sua mano.
«Ti voglio bene, idiota.» sorrisi.
«Ti ho fatto io quel livido?» domandò.
«Sì.»
«Cazzo.» si piegò in due per nascondere il viso.
«Jas non l'hai fatto apposta, non ti sei nemmeno accorto di averlo fatto.»
«Ti prego, sferramene uno anche me.» disse.
«No, niente violenza Jas.» constatai.
«Se vuoi lo faccio io.» sorrise Ash.
«Tu hai già fatto abbastanza.» lo rimproverai.
«Qué pasó?» Rosa con una crocchia spettinata e una vestaglia sopra il pigiama entrò in cucina.
«Nulla, Rosa, gli invitati se ne sono andati.» si giustificò Jas.
«Ho sentito le sirene della polizia.» osservò.
I due fratelli si lanciarono un'occhiatina. Non sapevano evidentemente quale scusa inventarsi per rimediare al danno. Dentro quella casa fino a pochi minuti prima c'erano minorenni che stavano assumendo alcol, c'era stata un'aggressione e la musica altissima. Ero certa che non l'avrebbero passata liscia.
«Qué pasó allo zigomo?» spalancò gli occhi Rosa avvicinandosi a me.
«N-niente ho solo battuto contro la credenza.» indicai il mobile.
L'ispanica alzò un sopracciglio rivolgendomi un'occhiata di rimprovero.
«Fatto! Mi sono sbarazzato della polizia!» Josh entrò in cucina con fare vittorioso.
«Che cosa hai fatto?» si voltò di scatto verso di lui Rosa.
Il maggiore degli Harrison presente nella casa, si bloccò. Improvvisamente sbiancò realizzando che c'era anche Rosa.
«Qualcuno vuoti il sacco prima che succeda un casino.» suggerì Ash.
Nonostante le parole del minore dei fratelli Harrison, nessuno di loro aprì bocca.
«Jason ha avuto una rissa per difendermi, mentre accadeva questo è arrivata la polizia, forse l'hanno chiamata i vicini disturbati dalla musica.» m'intromisi.
Rosa cercò conferma fra i tre Harrison presenti, tutti abbassarono la testa con aria di pentimento.
«La polizia cosa ha detto?» ringhiò avvicinandosi minacciosa a Josh, sembrava una pentola a pressione sul punto di scoppiare.
«Che la prossima volta ci porterà in centrale.» mormorò.
Rosa sbuffò e divenne rossa in viso.
«Madre de Dios!» sbottò improvvisamente «Basta così, no puedo más! Vostro padre non sta bene e voi approfittate di questa situazione per comportarvi come idioti! Cabron! Nadie me paga por ello, per fare da baby sitter ad un gruppo di ragazzini impazziti!» gesticola fuori di sé «Sono stanca delle vostri marachelle, dei vostri disastri che ci mettono sempre più in pericolo! Sono qui perché volevo bene a vostra madre e voi le rendete omaggio in questo modo? Non sarebbe fiera del vostro comportamento.»
Rivolsi alla donna uno sguardo di compassione. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, avevo notato quanto fosse stanca dei loro atteggiamenti.
«Rosa, a noi dispiace.» sussurrò Jas.
«Ah sì?» si avvicinò lei «Allora perché non smetti de comportarti come un cabron
Il mio migliore amico tacque.
«Me voy a dirmir, quando domani mi sveglierò voglio vedere la casa pulita, se davvero vi dispiace per ciò che state combinando.» se ne andò a passo pesante borbottando qualcosa in spagnolo lungo il tragitto.

Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now