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Non cedere. Mi dico. Me lo ripeto ad ogni inspiro e ad ogni espiro mi ricordo di mantenere la calma. Non smetto di guardarli negli occhi. Non ho idea di chi siano, eppure qualcosa mi dice che chi ha dato l'ordine di farmi questo, sia lo stesso che ha ucciso Shailene.

Mi sferrano il terzo schiaffo. Il labbro si lacera, sento il sangue colarmi sul mento. Mi concedo pochi secondi di dolore prima di tornare a guardarli.

«Che cosa volete da me?» tossicchio.
«Sta zitta, puttana.» grida uno di loro vicino al mio viso.
«Non chiamarmi in quel modo.» ringhio.
«Come vuoi che ti chiami?» passa un dito sul mio labbro, mi sposto di scatto di lato. «Quelle labbra potrebbero essere utili...»

Raccolgo quanta più saliva posso e gli sputo in faccia. Lui mi afferra di scatto per la mascella in modo violento, portando il mio viso in alto.

«Non ti conviene giocare con il fuoco, sporca puttana.» ringhia.
Mantengo il contatto visivo per alcuni secondi, ma subito dopo il rumore di alcuni passi lo obbliga ad alzarsi e spostarsi.
Nella stanza semibuia entra una donna. Di primo acchito non riesco a riconoscerla, ho la vista leggermente appannata e la luce della stanza non illumina così tanto. Quando si avvicina e mi sorride, però, la riconosco. Quel viso tanto affabile... Non è cambiato poi così tanto, ora è solo più adulto e da questo momento in poi si trasforma nel mio incubo peggiore.

«Sono certa che ti ricorderai di me.» dice.
Lei era entrata in casa Harrison in Vermont... che cosa ci fa qui a Miami?

«Che cosa vuoi da me?»
«Volevo solo vederti prima che i nostri uomini facciano il loro lavoro.» sorride divertita, come una psicopatica «Tu sei solo un lato collaterale, mi stavi anche simpatica.»
Si gira verso uno di loro e fa un cenno.
«Che signifi...»
L'uomo mi sferra un colpo secco con un piede di porco al ginocchio.
Il mio inferno inizia da qui.

1 anno prima
Scesi di nuovo, lentamente. Spalancò le labbra, ma non chiuse gli occhi, quelli li teneva sempre aperti e intrecciati ai miei come se la sua unica fonte di eccitazione fossero i miei occhi.

«Bucaneve di questo passo faremo tardi...» ringhiò con le mani sui miei fianchi.

Erano passati mesi, da quando avevamo iniziato a fare sesso, eppure ancora non riusciva a cedermi completamente la dominanzione. Mi piaceva vederlo arrogante e soddisfatto della sua virilità espressa, ma mi piaceva ancora di più quando potevo sentirmi completamente venerata dalle sue mani e dai suoi occhi che mi guardano dal basso.

«Silenzio.» lo ammonii portando una mano sulla sua bocca.

Lui strinse gli occhi in due fessurine e diede un colpo deciso di anche spingendosi del tutto a fondo. Mi strappò un grido di piacere che mi fece anelare rumorosamente. E per non perdere quell'attimo così intenso continuai a muovermi su di lui, un po' avanti un indietro, un po' su e un po' giù.

Portò una mano sul mio seno destro e lo palpeggiò. Io tenevo una mano sulla sua spalla e l'altra sul suo petto mezzo nudo. Mi carezzava ovunque e ogni qua e là contraeva l'addome per resistere. Non lo aveva mai detto, ma intuivo che voleva che venissi prima io. Tuttavia, io facevo di tutto per far in modo che perdesse completamente il controllo. Era come una lotta, ma alla fine godevamo solo di più.

Mi sbilanciai all'indietro portando con me i lembi dell'abito e lasciando visibili i nostri sessi che si univano. Anche lui se ne accorse e quando spostò gli occhi laggiù, contrasse i muscoli e mi guardò con un sorrisetto divertito.

Asher era Asher e per quanto mi piacesse assumere il controllo, quando lui decideva di fare qualcosa io lo lasciavo fare. Allungò la mano sul mio petto, fino al mio collo che strinse un po' e iniziò a spingere con colpi ritmici e decisi.

Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now