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5 anni prima

Pigiai il bottone.
«Buongiorno a tutti, vorrei informarvi che il Consiglio Studentesco questa settimana sarà disponibile per raccogliere le proposte per il ballo di fine anno. Vi ricordo che vogliamo proposte innovative e possibilmente realizzabili con il budget della scuola.» dissi sul microfono.
Tolsi il dito dal bottone.

«Grazie, Ben.»
«Di nulla.» rispose.
Uscii sul corridoio, dove l'attenzione era rivolta, come sempre, sugli Harrison.
Aron, Jas, Jake e Asher fecero la loro comparsa come dive di Hollywood. Per fortuna Josh se n'era andato due anni prima, altrimenti il loro egocentrismo avrebbe toccato picchi irraggiungibili in una sola vita.

«Buongiorno Angelica.» sorrise Jake, che in tre anni sembrava aver percorso la maratona di New York alla velocità di Bolt per entrare in pubertà e arrivare a 16 anni sembrando un 23enne.
«Ah lo sai che mi fai senso con questa voce.» commentai.
«Ti fa senso o sesso?» alzò e abbassò le sopracciglia Jake.

«Disgustoso, davvero.» annuii.
«Ehi, vattene in classe.» lo spintonò Jas.
Il fratello alzò le mani al cielo, con il suo solito sorrisetto.

«Hai fatto il compito di biologia?» mi chiese.
«Io sì, tu evidentemente no.» affermai.
«Come fai a saperlo?» gracchiò.
«Quattro anni che siamo amici, quattro anni che mi fai questa domanda quando non li hai fatti.» constatai rovistando nello zaino «Tieni.»
«Sei una santa.» sorrise afferrando il quaderno.
«Ehi» sussurrai osservando Ash «Come sta?»
«Ang.» disse in tono canzonatorio «Se me lo chiedi ogni mattina io ti darò la stessa risposta ogni mattina.»
«Lo so, ma non ci parliamo da un po'.» feci spallucce.
«Sei praticamente ogni pomeriggio a casa mia, come fate a non scambiarvi nemmeno un "Ciao, come stai"?» sorrise.

Era vero, ogni pomeriggio ero a casa loro, ma Asher non stava mai con i fratelli, si rinchiudeva in camera sua a leggere.
Gli avevo fatto da baby-sitter per molto tempo, fino a quando non iniziò a dirmi che non aveva più bisogno di me, ed effettivamente era così. Giorno per giorno dopo un anno dalla morte di Shailene, ci eravamo allontanati.

«Io...» sussurrai persa nei pensieri «...io non lo so.»
«Comunque, sta bene, come ti ho detto ieri mattina la nuova fidanzata sembra fargli bene.» fece un cenno verso la ragazza dai capelli mori che lo aveva appena affiancato.
«Ne parlate mai?» chiesi.
«No.» rispose Jas secco e distaccato.

Da tre anni, ogni volta in cui avevo l'occasione di toccare l'argomento, nessuno dei fratelli Harrison era disposto a parlarne. Tanto meno Clark, rinchiuso nell'ufficio di casa, dove beveva di giorno e piangeva rumorosamente di notte; non usciva mai di lì, nonostante Rosa, la donna che aveva organizzato il funerale, nonché -scoprii subito dopo- la migliore amica di Shailene, avesse tentato in ogni modo di aiutarlo. I ragazzi non ne parlavano, ma Jas sembrava essere sull'orlo del pianto ogni qualvolta chiedessi del padre, ravvisavo nei suoi occhi la paura che egli non si riprendesse più, così foderandosi della corazza da duro, come i suoi fratelli, volgeva il discorso su altro. Nessuno aveva affrontato il dolore per la perdita di Shailene, avevano solo cercato di metterlo da parte. Avevano messo un cerotto, su una ferita profonda ancora sanguinante, non si erano curati di medicarla e ricucirla. Sapevo, che un giorno avrebbero dovuto farci i conti in un modo o nell'altro, perché il dolore non se ne va con il tempo, come ci dicono per rassicurarci, no.
Il dolore lascia il nostro cuore solo se siamo disposti ad affrontarlo e a trarre da esso una morale, come una fiaba dal finale spiacevole.

Avevo messo da parte lo studio e i miei impegni pomeridiani per aiutarli in casa, papà non sembrava disapprovare la mia scelta, anzi, i suoi occhi si coloravano di un misterioso orgoglio nei miei confronti quando uscivo di casa per raggiungere gli Harrison.

«Stasera Josh organizza una festa, verrai?» chiese Jas una volta che ci accomodammo in classe.
«Quando la smetterete con queste feste?»
«Scherzi?» ammiccò lui aprendomi la porta della classe «Questo è l'anno nel quale faremo più feste.»
Sbuffai alzando gli occhi al cielo.
«Asher?» chiesi «Come farà?»
«Ang, amica mia, Asher ha 15 anni, è cresciuto, so che tu riesci a vederlo solo come un poppante, ma ti assicuro che non lo è.» ammiccò «Credo che ormai si faccia più seghe di me.»
«Jason!» squittii disgustata.
«Hai ragione, scusa.» sorrise divertito.
«In realtà gliele fa la ragazza, probabilmente con la bocca.» sussurrò dietro di noi Aron.

Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now