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Angelica

Dovevo essere felice di vederlo, erano settimane che non ci sentivamo. Tuttavia la tensione che si dilagò dopo il suo saluto mi mise sulle spine. Asher non proferì parola.

«Ciao Jas.» lo salutai in maniera discreta. Un tempo il cuore mi sarebbe scoppiato di gioia nel rivederlo e sarei corsa verso di lui per abbracciarlo.
«Ciao Ang.» accennò un sorriso debole, un convenevole.
«Che ci fai qui?» chiese Asher alle mie spalle «Credevo fossi a Miami con gli altri.»
«Così doveva essere, ma Aidan ha trovato una pista e mi ha mandato quassù ad indagare da vicino.» affermò infilando le mani in tasca.

Aveva un aspetto diverso, non si faceva la barba da qualche giorno e i capelli erano scompigliati come mai li avevo visti. Indossava la sua solita camicia a quadri con una t-shirt grigia, ma c'era qualcosa di diverso in lui.

«So che ti ha mandato a controllare i tabulati telefonici.» fece un cenno verso Ash.
«Sì, stavo giusto per mettermi a lavoro.» disse gelido prima di tornare a schiavare la porta.
«Se hai bisogno di una mano, sono nel mio ufficio.» replicò asciutto Jason.

Entrambi si infilarono nei loro rispettivi uffici, lasciando la porta aperta e lasciando me fuori. Deglutii. Mi sentii d'improvviso di fronte ad una scelta e qualcosa mi diceva che Asher lo sapeva.

Se fossi entrata nell'ufficio di Jason avremmo potuto parlare della questione irrisolta, avrei potuto chiedergli se anche lui avesse ricordato qualcosa e se stesse bene. Anche solo chiedergli come stessi, mi avrebbe avvicinata a lui e mi avrebbe dato una piccola conferma del fatto che la nostra amicizia non era finita dopo quella notte, come invece avevo iniziato a credere.

Ma se l'avessi fatto avrei messo in discussione la fiducia che Ash stava costruendo e a cui io mi stavo dedicando da quando si era presentato a casa mia. Forse a volte mi ero persino spinta oltre i miei limiti per riconquistare ogni più piccola parte del suo cuore, avevo persino smesso di protestare per le sue affermazioni che trovavo maschiliste. L'ultima cosa che serviva al nostro rapporto in quel momento era discutere su delle inutilità.

Di sicuro, se avessi fatto un passo verso Jas sarebbe stato motivo di litigio. Perciò dopo qualche passetto indietro, entrai nell'ufficio di Asher, il quale se ne stava seduto già alla sua scrivania, ma con gli occhi pronti verso la porta, verso di me.

Feci un sorriso tirato e mi accomodai di fronte a lui.

«Forse ci metterò un po', se hai bisogno del bagno o di qualsiasi altra cosa, al piano inferiore c'è il punto ristoro. Di solito gli uomini di guardia lasciano il frigo pieno.» disse con modi premurosi. Sentii di aver fatto la scelta giusta, perciò sorrisi.

«Ho portato questo.» sfilai dalla mia borsa il mio Mcbook «Devo finire di fare il programma delle Femministe e rivedere qualche concetto per il tirocinio.»
«D'accordo.»

Due ore dopo uscimmo per fare una pausa dal lavoro. Scendemmo nell'area di ristoro. L'ambiente non era male, sembrava un tipico ufficio, fatto di grandi stanze con vetrate come pareti interne e luci dal colore freddo ad illuminare ogni angolo.

Vi dominava il colore grigio e blu, a tratti anche il nero. Rimasi sorpresa quando invece scoprii che l'area ristoro era un ampio spazio di un color ocra, con tavolini rotondi e sedie imbottite. Su un lato, a sinistra rispetto all'entrata, c'erano due macchinette automatiche, un erogatore di bevande, una dispensa e un microonde. Mi chiesi quante persone vi lavorassero all'interno, per aver organizzato così bene quell'aerea.

«Che cosa gradisci?» chiese Asher «Deliziosi sandwich confezionati o...» aprì la dispensa «...biscotti sedimentati?»

Scoppiai a ridere «Direi che un sandwich possa andare bene.» dissi osservando il panino pallido all'interno della confezione in plastica.
«Due sandwich» digitò il numero e la macchinetta erogò il cibo.
Ci accomodammo in un tavolo e iniziammo a mangiare.
Masticai lentamente per valutarne il sapore. Non era male, di sicuro non era un panino fresco, ma almeno sapeva di maionese e tonno.
«Devo dire che ho sentito di peggio.» dissi con il cibo ancora in bocca.

Unconditionally mine || Saga HarrisonOnde as histórias ganham vida. Descobre agora