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Quella stessa sera non tornai subito a casa.

«Angelica?» sentii dire dall'altro capo del campanello.

Tirai su con il naso. «Sì.»

Il cancello fece uno scatto, perciò mi addentrai nella gigantesca villa di montagna.
Intravidi Rosa attendermi sul pianerottolo davanti alla porta.

«Niña, que estas pasando?» mi chiese.

«Nulla, volevo vedere Jas.» faci spallucce rivolgendo gli occhi ovunque, tranne che in sua direzione. Non mi piaceva che la gente sapesse che avevo pianto, volevo essere vista per una forte che combatteva le sue battaglie.

«Vieni, entra.» la sorpassai. «Sono ancora al piano di sotto, stanno guardando un film.»
Annuii, avviandomi nel seminterrato.

Magari lo sto disturbando. Pensai.

Oltre a Megan, anche Jas mi aveva chiesto se avessi voluto unirmi a loro quella sera, ma avevo dovuto rifiutare per partecipare al Id al-fitr.

Le loro risa riecheggiavano per tutta la casa, si stavano divertendo ed io con il mio umore nero avrei rovinato la festa.

Mi fermai qualche metro prima. Non potevo entrare, non potevo andare a casa loro e pretendere conforto, quando stavano passando finalmente una bella serata dopo la morte di Shailene. Meritavano di sorridere, loro più di chiunque altro.
Feci un passo indietro.

Qualcuno, però, uscì dalla stanza, io non feci in tempo ad andarmene.

«Angelica.»
«Ehm...» schiarii la voce «...ciao Asher.»

«Come è andata la protesta?» chiese.

«Quale...» sussurrai confusa.

«È successo qualcosa?» face un passo verso di me guardandomi preoccupato. Distrattamente ricambiai, forse accennandogli una richiesta d'aiuto, perchè si avvicinò ancora un po' allungando un braccio. Per un secondo, un tempo effimero, avevo desiderato di stringere quella mano che stava per porgermi.

Un'altra risatina giunse dalla stanza, riportandomi alla realtà.

«N-no, torna pure a divertiti.» gli sorrisi forzatamente.

Mi voltai e a passo svelto me ne andai.

«Angelica.» mi richiamò, ignorai la sua voce.

Avanti, Angelica. Hai sempre combattuto per queste discriminazioni, non permettere loro di farti questo.

Da due isolati non facevo altro che ripetermi quelle parole.

Ed era vero, avevo sempre combattuto qualsiasi tipo di discriminazione, anche quando si trattava di me stessa, non mi ero mai lasciata scalfire dai commenti altrui. Epppure questa volta era stato diverso...

Era come se fosse un colpo dall'interno, come se la mia città mi avesse esialiata. Non che loro fossero mai stati la mia famiglia, ma, nonostante io fossi miscredente da anni, l'avevo sempre ritenuta la mia comunità. Quando l'insulto arriva da chi non conosce la tua storia è più semplice digerirlo o schivarlo, ma quando invece arriva proprio da quelle persone da cui ti aspetti solo solidarietà, è una freccia difficile da sfilare dal cuore.
Prima di quell'episodio, oltre ad occhiatine di disappunto e disapprovazione, mai nessuno si era avvicinato a me dandomi della "sporca americana".

Non era solo un insulto o una discriminazione, era un velato tradimento.

Tornata a casa, mi ero stesa sul letto e avevo atteso che i miei genitori tornassero.
Probabilmente avrebbero voluto delle spiegazioni.

Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now