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Era stato spiacevole e il mio orgoglio non avrebbe perdonato una ferita tanto fastidiosa. Jason il giorno dopo si era presentato a casa mia con la mia auto e tutte le cose che avevo abbandonato lì. Mi aveva chiesto per quale motivo me ne fossi andata in quel modo e dopo un istante di esitazione avevo mentito; ma Jason mi conosceva, perciò aveva sorriso e mi aveva chiesto di andare a fare una passeggiata per chiacchierare un po'. Anche se il tempo lo aveva cambiato, c'erano dei momenti in cui lo riconoscevo, in cui riuscivo di nuovo a sentirmi accanto al mio migliore amico. L'indole da protettore non aveva abbandonato il suo corpo, non mi chiese nulla su Asher, il che mi fece comprendere che era a conoscenza della paradossale e strana situazione che stavamo vivendo.

Quel venerdì avevo la conferenza delle Femministe Dei Bassi Fondi. Ero riuscita a convincere Emily a partecipare, non sapevo se avrebbe portato la sua esperienza al microfono, ma mi importava che fossi lì, con tutte noi, per capire che non era sola, che c'erano tante altre donne che avevano subito ciò che era accaduto a lei. Avrebbe potuto trovare conforto senza nemmeno dover spiegare davvero cosa le era accaduto, quello era un posto in cui le donne che avevano vissuto la stessa situazione si trovavano con un solo sguardo, come se quelle spiacevoli esperienze avessero lasciato una traccia dentro di loro, visibile nei loro occhi.

«Buona sera a tutti...» dissi al microfono «...questa sera abbiamo indetto questa conferenza per parlarvi della nostra associazione e dei progetti che siamo riuscite a sviluppare e tutti quelli che vorremmo sviluppare in futuro. Prima, però, avranno parola le ragazze con le loro esperienze, per raccontarvi come questa associazione le ha supportate» feci un cenno verso la prima fila di sedia «Successivamente lasceremo spazio alle vostre domande e per finire potrete unirvi a noi per un buffet con tante buonissime pietanze.»

Dopo un breve applauso mi accomodai accanto a Tess e Emily, in seconda fila.
«Buonissime pietanze...» scimmiottò sottovoce Tess «...sei una bugiarda, ci sono solo patatine del supermercato.»
«Beh cosa avrei dovuto dire?» sorrisi «Tess Murphy si è dimenticata di chiamare il catering quindi ha rimediato con scadenti patatine?»
«Divertente, ma io faccio parte di questa associazione solo da una settimana.» disse.
«Sei stata tu a dire che conoscevi una compagnia di catering.» trattenni una risatina.
«Beh almeno sai che non si può fare affidamento su di me.» fece spallucce.

Ascoltammo tutte le testimonianze delle ragazze. Ci vollero due ore intere e ogni qua e là, come presidente dell'associazione, mi alzavo e facevo un giro per la sala controllando che le persone fossero interessate e attente. La palestra si era riempita del liceo in cui avevamo organizzato l'evento, tanto che alcune persone dovettero per forza stare in piedi tutto il tempo. Per un istante mi chiesi se non presenziasse praticamente tutta la piccola cittadina. Avevo il cuore ricolmo di orgoglio e soddisfazione, non vi erano solo donne, ma anche uomini. Sentivo che la nostra piccola comunità avrebbe portato ancora una volta qualcosa di buono.

Anche Jason era venuto, si era avvicinato di soppiatto a noi e ci era venuto a salutare, così mi ero alzata in piedi e gli avevo lasciato il posto accanto a Tess. Mi ero sistemata accanto al palco guardando il pubblico. Jane stava raccontando delle proteste che avevamo portato avanti, era l'ultima della lista.

Guardai verso Jason e Tess, mi accorsi che Emily mi stava fissando intensamente. Voleva dirmi qualcosa, perciò feci un passo, ma lei si alzò di scatto. Con un sorriso di circostanza mi avvicinai a lei.

«Emily, tutto bene?» le chiesi.
«Io...» guardò il palco «...io vorrei raccontare.»
Trattenni a stento un sorriso gioioso.
«Beh d'accordo, nessun problema, dopo Jane, basterà che tu salga sul palco.» dissi.
«No, i-io...» cercò di dire «...io non voglio che si sappia chi sono, non voglio farmi vedere.»
«Se vuoi, puoi salire là sopra» indicai dietro le tribune, dove c'erano delle stanze con delle vetrate «E raccontarlo con il microfono.»
«N-no...» scosse il capo «...potresti...» schiarii la voce «...potresti raccontarlo tu al mio posto?»
«Io?» sussurrai.
«Sì.» annuì.
«Emily io non so cosa è accaduto nel dettaglio, non so cosa tu abbia provato.»
«Non c'è bisogno di dirlo, l'hanno già fatto altre persone prima di me, racconta dal tuo punto di vista.» disse esitante.
Deglutii.
Non mi sembrava corretto, avevo come l'impressione che mi stesse spingendo a prendermi carico della sua sofferenza. Nonostante questo, non dissi di no.
Jane scese dal palco.
«D'accordo.» sorrisi incerta.
Salii silenziosamente.
«Dunque, quella che avete appena ascoltato era l'ultima testimonianza come da programma...» annunciai «...ma prima vorrei aggiungere la mia esperienza.»
Feci una breve pausa scrutando la folla alla ricerca di Emily.
«Poche sere fa ho assistito ad una scena...» schiarii la voce «...ad uno stupro. Io e una mia amica stavamo camminando per le strade e abbiamo avvertito da lontano delle grida. Perciò ci siamo avvicinate e l'abbiamo visto.» strinsi il leggio con veemenza «Lei stava cercando di liberarsi, ma lui la teneva intrappolata. Siamo subito intervenute per fermarlo» abbozzai una smorfia amareggiata «Sarebbe più semplice se la ragazza ve lo raccontasse, sarebbe più semplice se vi parlasse lei del suo dolore e probabilmente voi gli credereste, ma non riuscireste comunque ad immaginarlo se non l'avete provato sulla vostra pelle» guardai tutti loro in volto, con fierezza «Subito dopo è crollata a terra ed era possibile vedere nella sua espressione l'umiliazione. Quella profonda, quella che si porta via parte della nostra dignità.
Avete presente quando qualcuno vi fa sentire in difetto mentre siete in pubblico? Quell'umiliazione che si prova quando da piccoli la facevamo la pipì addosso davanti all'intera classe? Ecco, ora triplicate quel senso di debolezza, quello strano senso di vulnerabilità. Le hanno strappato via parte di sé. Le si poteva leggere questo in viso. Si è sentita così impotente da non riuscire ad alzarsi da terra. Per tutta la notte, mentre le stavamo accanto in ospedale, ho avuto la netta sensazione che precipitasse giù, che si lasciasse sopraffare.» deglutii. Dovetti fare una pausa di qualche secondo, sentivo di avere un macigno sul petto.

Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now