12. ELIA

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Nei giorni successivi fummo impegnati con delle verifiche varie prima della partenza per Londra. Con la band riuscimmo a fare ben poco, un po' per gli impegni di ognuno, un po' perché Riva continuava ad annullare gli appuntamenti. Qualcosa mi diceva che lo stava facendo di proposito, anche perché a scuola cambiava direzione non appena mi vedeva. Era solo un permaloso del cavolo. Solo perché avevo detto quella frase del tutto irrazionale e non da me riguardo al nuovo arrivato, ciò non voleva dire rimanere col muso per tutto il tempo. E poi qual era il problema? Se pure apprezzavo il ragazzo fisicamente, qual era il problema con lui? Eravamo semplici conoscenti e collaboratori, nulla di più. Era probabilmente così narcisista che non gli si poteva dire che qualcuno era migliore di lui. Pazienza, anzi. Mi sentivo più tranquilla senza la sua costante presenza. Era come poter di nuovo respirare.

In quei giorni provai anche a parlare con Tiziano riguardo alla sua faccenda. Mi aveva detto poco, a parte un: «Non riesco a dire alla ragazza di non messaggiarmi più. Sembra crudele», e al mio: «Di questo passo perderai l'opportunità di conoscere Dalila», lui aveva risposto con un: «Lei sembra non volermi parlare». Era stato inutile spiegargli che lei per non tradire l'amica non se la sentiva di messaggiarlo. Lui insisteva nel dire che non era un tradimento di amicizia se tra l'amica e il ragazzo non c'era assolutamente nulla. Inutile spiegargli che Dalila era comunque una ragazza sensibile che teneva al bene delle amiche. Inutile spiegargli che Gloria si aspettava da lui qualcosa che non avrebbe mai avuto. Avremo ripreso quell'argomento dopo averlo bastonato più e più volte. Forse in quel caso gli sarebbero ritornati i sensi.

Arrivai perciò a due giorni dalla partenza stanca morta. Durante il break a scuola chiesi alla prof di uscire dall'aula per prendere una boccata d'aria. Negli ultimi giorni avevo avuto episodi d'asma, quindi avevo ancora quella tossetta fastidiosa che mi ricordava il bisogno di prendere aria.

Uscii fuori dalla scuola per sedermi su uno dei muretti. Mi portai un pacchetto di crackers da mangiare e le mie cuffiette. Sarei rientrata in venti minuti, allora ne approfittai per godermi il momento. Solo che qualcuno aveva avuto la brillante idea di rompermi le scatole.

«Ciao» sentii una voce estranea dire alle mie spalle. Mi voltai per fulminare con gli occhi chiunque avesse osato interrompere la mia goduria, quando mi resi conto che quella voce interessante apparteneva al nuovo arrivato, Elia Longo. Istintivamente mi sentii rossa in viso. Ugh, ancora?!

«Uhm... ciao» mormorai a stento girandomi dall'altro lato. Come mai mi sentivo imbarazzata? Solitamente non avevo di quei problemi.

«Posso sedermi qui anch'io?» indicò il muretto. Feci spallucce, al che sorrise e si sedette, la sua spalla quasi toccava la mia. «Prendi una boccata d'aria?» mi chiese poi.

«Uhm... sì» risposi guardando davanti a me mentre spezzavo un cracker. Poi mi voltai e gliene porsi uno. «Ne vuoi?». Lui scosse la testa.

«No, ti ringrazio» sorrise. «Sei della 3°A, vero?» chiese poi.

«Comue fuai a sapuerlo?» cercai di dire mentre masticavo il cracker in maniera poco femminile. Se c'era papà mi avrebbe disintegrato con uno sguardo nel vedermi parlare e masticare nello stesso istante.

Lo sentii ridacchiare divertito.

«Una come te non può di certo passare inosservata» affermò tra le risatine. Aspettai di ingoiare prima di parlare.

«In realtà ciò che cerco di fare è proprio passare inosservata. Sembra non funzionare» dissi poi tra me e me. Più cercavo di sembrare invisibile più attiravo gente attorno a me.

«Come ti chiami?» chiese inaspettatamente. Ugh, le presentazioni... già mi imbarazza una conversazione con lui...

«Marzia» brontolai.

My Schoolmate - Il Mio Compagno Di Scuola ✔️Where stories live. Discover now