28. ESTRANEI COME IL PRIMO GIORNO

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I passi di Elga riecheggiarono veloci nel corridoio che portava alla mia camera poco dopo che la mia scrivania aveva fatto un volo pazzesco grazie a Gabriel Riva che ora si trovava di fronte a me furioso. La porta si spalancò e proprio la nostra governante fece il suo ingresso impaurita e, vedendo il casino che si era venuto a creare sul pavimento, sgranò gli occhi scioccata.

«Signorina Marzia! Sta bene?! Chiamo subito le guardie!» fece per prendere il telefono e chiamare i soccorsi, ma decisi di intervenire per evitare la rimozione forzata di Riva da casa mia.

«Elga, non farlo! Sta tranquilla, va tutto bene» mi avvicinai a lei sotto lo sguardo attento di Riva.

«Ma lei è in pericolo! Se il Dottor Valente venisse a saperlo-»

«Papà non verrà a saperlo se nessuno di noi parla, Elga cara. E poi Gabriel non mi farebbe mai del male... diciamo che è solo un po' arrabbiato per qualcosa che gli ho detto e che era molto brutto...» le spiegai, dicendo quelle parole più a me stessa che a lei. Mi voltai di poco per guardare Riva negli occhi e lo trovai a fissarmi con le mani strette in due pugni. No, non mi avrebbe mai fatto del male, ne ero certa. Lo hai chiamato ladro però... Sì, però non sono nemmeno così tanto certa che lo sia davvero...

«Stia attenta, Signorina, la prego...» disse lei con le lacrime agli occhi, catturando di nuovo la mia attenzione. Mentre feci per aprir bocca però, fu proprio Riva a intervenire.

«Chiedo scusa per la maleducazione, Signora Elga. Sono stato sopraffatto dalle emozioni negative e... e non ho controllato le mie azioni. Ma le assicuro che è nei miei interessi proteggere Marzia e non farle del male. Stavamo solo... discutendo in una maniera molto animata» spiegò cercando di calmarsi. Elga annuì piano per poi congedarsi e andar via. Io e Riva ritornammo a guardarci.

«Perché non mi fai entrare nella tua vita? Perché devo venire a sapere le cose che ti riguardano da qualcun altro?» sussurrai a malapena.

«E tu perché vuoi fare la ficcanaso in affari che non ti riguardano, fidandoti di una persona di cui vieni a sapere che mente perfino sulla sua identità?» fece invece una contro domanda.

«Allora guardami negli occhi e dimmi che non sei un ladro. Ho bisogno di saperlo, Gabriel» mi posizionai dritta davanti a lui. Lui mi guardò per un attimo senza rispondere. Poi decise che era arrivato il momento di parlare.

«Non ho rubato la tua carta di credito» disse guardandomi dritto negli occhi.

«Non è quello che ti ho chiesto».

«Fatti bastare questa risposta, Valente» sbottò infastidito guardando altrove.

«E non hai risposto all'altra mia domanda».

«Non ti devo niente» rispose più in fretta del previsto e con un tono freddo, tanto freddo da farmi gelare dentro. D'istinto mi avvolsi con le mie stesse braccia.

«Cos'è successo che ci ha allontanati in questo modo?» chiesi con voce rotta senza neanche pensarci. Stupida, ma cosa chiedi?!

Non rispose subito. Fece passare qualche attimo.

«Allontanati? Siamo stati mai vicini io e te? Credi che ti abbia baciata perché lo volessi sul serio? La scommessa l'ho vinta, no? Credevi l'avessi cancellata? Quasi quasi ti ho fatto pure innamorare di me...» rise sprezzante colpendomi dentro come una freccia appuntita. Freddo, faceva molto freddo. Trattieni le lacrime, Marzia. Lui non vale una tua singola lacrima. Uno come lui non merita nemmeno di respirare la tua stessa aria. Allora come mai ti senti come se ti fosse caduto il mondo addosso? Come mai la gola ti si sta chiudendo? Come mai le lacrime stanno invece scendendo come torrenti sul tuo volto?

My Schoolmate - Il Mio Compagno Di Scuola ✔️Where stories live. Discover now