35. PRELEVAMENTI FORZATI

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Dopo aver liquidato la polizia che cercava di ottenere informazioni da me con un "mia figlia era ignara di tutto e basta domande!", papà mi chiamò nel suo studio per poter infine parlare dell'accaduto, mentre la mamma si stava occupando delle guardie che a mano a mano riprendevano conoscenza. Mi fece accomodare quindi sulla poltrona di fronte a lui e iniziò a fissarmi alla "Marco Valente". Voleva che iniziassi io la conversazione? Si sbagliava di grosso. Voltai lo sguardo altrove per due motivi: uno, mi sentivo terribilmente in colpa per quello che avevo fatto nei suoi riguardi, e due, era vero che mi sentivo in colpa, ma aveva rovinato il piano per poter liberare i fratelli Riva dal pericolo incombente. Quindi un po' ce l'avevo con lui.

«Lo ami a tal punto?» fu la sua domanda di esordio che si guadagnò subito la mia completa attenzione. «E non guardarmi in quel modo. Solo una persona accecata dall'amore farebbe quello che hai fatto tu, ossia rubare dalle tasche della sua stessa famiglia» continuò calmo.

«Lo sapevi fin dall'inizio, vero?» fu invece ciò che gli chiesi.

«Avevo i miei sospetti su Riva, ma quando mi hai chiesto della cassaforte...» lasciò la frase discontinua.

«...hai capito che avrei fatto qualcosa» conclusi al suo posto. Lui annuì con sguardo amareggiato. Fui io a continuare la conversazione. Avevo delle cose da dire. «Probabilmente lo amo, hai ragione» confessai non avendo più paura né dei miei sentimenti né della reazione altrui.

«Lo so» lo sentii dire a malapena. «Ma l'ho dovuto fare per il tuo bene. Tu lo guardi con gli occhi del cuore, ma una persona esterna lo vede per quello che realmente è, ossia un opportunista. Non voglio che tu venga ferita e non gli permetterò di farlo. Soffrirai per un po', ma vedrai che sarà per il tuo bene».

«Tu non capisci, papà...» mormorai.

«Aiutami a capire allora».

«Se non ne avesse bisogno non lo avrei aiutato a fare qualcosa di così terribile» provai a spiegare.

«E tu hai creduto che lui ne avesse veramente bisogno. Hai creduto alle sue storielle. Tipico di una persona ciecamente innamorata» mi interruppe incredulo.

«Perché non mi lasci finire? Se senti tutta la storia ti ricrederai-»

«Non c'è niente da sapere. Ho fatto ricerche su di lui, e la sua famiglia è molto povera, abbandonati anche dal padre a causa dei debiti. Ovvio che abbia visto la ragazzina ricca e ne abbia voluto approfittare. Anche un ingenuo lo capirebbe» sbottò infastidito. «Nessuno approfitta dei miei figli».

«Ma perché non mi ascolti?! Ti sto dicendo che è importante!» urlai sull'orlo di una crisi di nervi.

«Questo argomento si chiude qui, Marzia, una volta e per sempre. Quel tizio non lo vedrai mai più e questa è la mia decisione definitiva» sentenziò col suo tono più serio, di quelli che sai che non puoi più replicare.

Gli diedi un'occhiata dapprima gelida, ma poi i miei occhi mi tradirono e si riempirono di lacrime. Non versare una lacrima, Marzia. Non farlo. Non piangere. Mi alzai così dalla poltrona e scappai via in camera mia. Vidi mia mamma seguirmi per poi bussare alla porta che avevo chiuso a chiave qualche secondo prima.

«Tesoro... tesoro, puoi aprirmi? Ho provato a dirgli che forse avevi una ragione per farlo, che avevi una motivazione valida, ma non mi ha dato ascolto... sai com'è il tuo papà... lui vuole proteggervi...» sentii dirle al di là di quella porta.

Lui vuole proteggervi.

No, mamma, facendo questo mi ha probabilmente gettato in pasto ai pescecani.

~*~*~*~*~

Le chiamate di Davide e di Gloria si susseguirono per tutta la notte, ma non risposi a nessuna di quelle. Cosa avrei dovuto dire loro? Che era tutto fallito? Che per colpa mia Riva era in carcere? Che c'era un pericolo incombente sulla nostra testa? No, non avevo le forze per farlo.

My Schoolmate - Il Mio Compagno Di Scuola ✔️Where stories live. Discover now