21. LA CARTA DI CREDITO

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Sì, fu proprio come avete immaginato. Mamma aveva scoperto cos'era accaduto. Come? A papà doveva essere sfuggita una testata giornalistica visto che le era arrivata la news sul telefono. Reazione? Panico totale.

Dopo una buona mezz'ora tra urla, disperazione, rabbia, depressione, abbracci di varia natura, terrore e traumi vari, la mamma si calmò rimanendo imbambolata per almeno un'altra mezz'ora. Poi riuscì a dire qualcosa.

«Com'è potuto succedere?» mormorò a stento guardando il vuoto.

«Mamma, se mi facessi spiegare-»

«E tu, Marco Valente, come hai potuto pensare di tenermi nascosta una cosa del genere?!» gli gridò in viso furiosa. «Ammazzo anche Yago la prossima volta che lo vedo!!!».

«Mamma, potrei spiegare-»

«La mia bambina... rapita e assalita da un barbaro senza cuore!!! Spero sia stato spappolato e bastonato a dovere!!!».

«Mamma, non è andata proprio così-»

«Ti sei assicurato che venisse punito come andava punito? Ah!» si rivolse a papà, ma sembrò illuminarsi improvvisamente. «Ora capisco perché tu ti sia portato Yago dietro...» sorrise vittoriosa. «Chi meglio di lui può torturare la gente... anche se potevate portare anche Amina con voi. Ne sarebbe stata felice. Nessuno conosce i suoi metodi di tortura meglio di lei stessa».

«Mamma, tutto ciò è follia-»

«Allora?! Mi rispondi, Marco Valente?!» sbottò facendo spazientire papà. Sapevo cosa dire per farle ritornare i sensi.

«La Prof Cristiano ha viaggiato sul jet privato con noi».

Ed ecco che la mamma la smise di farneticare e si zittì completamente. Beh, tralasciando il particolare del tic all'occhio che le venne e di come girò la testa lentamente in perfetto film dell'orrore. Papà invece mi lanciò un'occhiataccia.

«Credo di non aver sentito bene» disse lei scandendo bene le parole in una maniera estremamente calma e terribilmente pericolosa.

«La prof. È dovuta rimanere con noi lì a Londra e non potevamo certo lasciarla lì» feci spallucce.

«E... amore della mamma... sai se lei e il tuo papà hanno parlato?» si posizionò accanto a me appoggiandosi alla mia spalla.

«Non dovrei essere io la parte importante della faccenda? Dovrei essere stata rapita e assalita da un barbaro» le feci notare.

«Ti vedo in gran forma, tesoro, perciò credo tu stia bene. Allora?» chiese poi pericolosamente.

«Ovvio che hanno parlato. Delle cose che mi concernevano ovviamente» aggiunsi infine.

«E sull'aereo?».

«Si sono chiusi nella cabina dove c'è quel letto».

Pausa e silenzio agghiacciante. E stavolta non da parte di papà. Siccome stavamo parlando ora a bassa voce, neanche sapeva cosa ci stessimo dicendo. Forse avevo esagerato un po' con le informazioni? Dalla successiva reazione della mamma supposi che sì, avevo altamente esagerato.

«IO TI AMMAZZO, MARCO VALENTE!!!» gli andò incontro saltandogli addosso e iniziando a colpirlo ripetutamente ovunque trovasse posto. «TU SEI UN UOMO MORTO!!!».

Papà era un mago nel parare i colpi, per sua fortuna, e quindi riuscì a bloccarla in un angolino della stanza. Già, avevo proprio esagerato.

«COME HAI POTUTO RINCHIUDERTI IN UNA CAMERA CON QUELLA DONNA?! È PERCHÉ È PIÙ GIOVANE DI ME?! SONO TROPPO VECCHIA PER TE?! NON TI PIACCIO ALLA MIA ETÀ?!» continuò imperterrita.

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