32. NODI CHE SI SCIOLGONO

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Ebbene, il salotto degli Smith, ossia di zia Claudia e zio Steven, era un open space dall'aria ultra moderna adatto alla personalità di zio Steven, un uomo bellissimo, agente segreto e dalle mille risorse. Dalila sembrava essere dello stesso parere visto che si guardava attorno con aria stralunata siccome era nella casa dei suoi futuri "suoceri" che per l'appunto erano spuntati fuori poco prima salutandoci a uno a uno e soffermandosi di poco su di lei, essendo lei stessa appiccicata proprio alla mano di Tiziano, loro figlio. Entrambi le avevano sorriso facendola sentire a suo agio.

Per quanto riguardava la questione Venere-Alves, beh, trovandomi proprio seduta accanto alla mia amica esplosiva, avevo avuto modo di origliare la conversazione tra i due che era stata più o meno la seguente.

«Allora?» le chiese Alves con un sorrisetto divertito.

«Allora cosa?» ringhiò lei.

«Qual è il motivo per cui mi guardi in quel modo?».

«Io non ti guardo in nessun modo» rispose incrociando le braccia.

«Ah, quindi non mi guardi come se volessi spellarmi vivo facendo mangiare la mia pelle agli indigeni di qualche strana tribù?» alzò un sopracciglio.

«No, sbagli».

«Quindi quello è uno sguardo neutrale?».

«No, hai sbagliato a descrivere il modo in cui ti guardo. Ti guardo solo come se volessi spellarti vivo, ma grazie per avermi dato il suggerimento di prendere la tua pelle e darla in pasto agli indigeni. Mi sembra un'ottima idea».

Lui scoppiò a ridere divertito, anche se la sua risata sembrava non arrivare ai suoi occhi. Si vedeva che si stava sforzando di non pensare al suo passato.

«Almeno me ne dai la motivazione?» chiese poi.

Lei fece spallucce.

«Allora?».

Lei rifece spallucce.

«Vorresti dirmi che vuoi torturarmi in quel modo senza una benché minima motivazione?» chiese incredulo.

Spallucce parte tre.

«Ti sembro così inaffidabile?» tentò.

«Vedi cosa è successo quando hai portato la mia amica Marzia con te» gli fece notare.

«Sai che non è dipeso da me. Stavamo semplicemente chiacchierando da buoni amici» si fece serio.

Ancora spallucce.

«Allora dammi l'opportunità di dimostrarti che persona sono».

«Perché dovrei? Non so chi sei d'altronde».

«Non so perché dovresti, ma credo che c'è qualcosa in te che sembra essere incuriosita in un certo modo. Mi sbaglio?».

«Gli uomini solitamente non capiscono un tubo di donne, e poi vieni tu che sembri leggermi tramite i miei occhi, uff» sbuffò infastidita.

«Sarebbe un modo per dirmi: "Ok, Chico, vediamo di che pasta sei fatto"?».

«Non esageriamo. Usciamo una volta e vediamo se sopravvivi».

Lui rise ancora divertito.

«Va bene, signorina».

Quindi avevano indirettamente organizzato il loro primo appuntamento sperando che Francisco Alves non sarebbe stato spellato vivo davvero dalla nostra Venere. La cosa che invece mi preoccupava era la continua assenza di Gloria a quelle riunioni tra amici. Lei faceva certo parte del gruppo, ma era molto evasiva e a stento rispondeva ai messaggi che le mandavo per chiederle come stava. Qualcosa bolliva in pentola e io ero risoluta a sapere cosa c'era che non andava in lei. L'avrei presa come una missione segreta, una missione che al momento non potevo condividere col gruppetto di altre amiche che sembrava troppo intento a curarsi dei propri "boys".

My Schoolmate - Il Mio Compagno Di Scuola ✔️Where stories live. Discover now