36. LA RICERCA - PARTE 1

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AMINA

«Coso? Vuoi levare quella gamba? Non riesco ad alzarmi! È tardi, e se non mi sbrigo tuo padre mi staccherà la testa dal collo! Non posso arrivare di nuovo in ritardo!» sbraitai all'essere semi-umano che era letteralmente addosso a me. Argh!!!

«Altri cinque minuti, testa riccia...» brontolò sbadigliando. «Stanotte mi hai sfinito... sei stata molto, come dire, energica» sorrise beffardo a occhi chiusi. Cosa ha appena detto?!

Mi feci per un attimo rossa come un peperone. Amina, non devi arrossire. Devi... eliminarlo dalla faccia della terra.

«Te lo faccio vedere io quel sorriso» risposi tranquilla, e con un movimento improvviso lo feci rotolare giù dal letto provocando un forte tonfo.

«Ouch!!! Ma che ti prende?!» si mise a sedere sul pavimento massaggiandosi il fondoschiena.

«Sono coerente con me stessa: sono ancora energica come la notte appena passata» sorrisi malvagia facendogli un occhiolino.

«Sono ancora convinto che un giorno mi ucciderai» mormorò sbuffando.

«E sapendo questo ti ostini a stare ancora con me. Bel coraggio che hai, coso» risposi mentre mi alzavo in piedi e mi rimettevo i pantaloni del pigiama.

«Che dire... sono masochista» si alzò a sua volta avvicinandosi e afferrando il mio viso piazzando un fervente bacio a stampo sulle mie labbra. «Buongiorno, Amina Luigia Iflah» sussurrò infine con voce sexy. Stupidi ormoni pre-ciclo.

«Buongiorno a te, Marco Junior Valente» risposi ricambiando il suo bacio con uno altrettanto passionale.

In breve tempo preparai due cappuccini e presi due muffin preparati la sera prima mangiandoli con Marco. Vedendo poi l'ora tarda, mi diressi alla porta ancora con un pezzo di muffin tra le mani e con Derek alle calcagna che miagolava in continuazione.

«Dai tu da mangiare a Derek?» urlai per farmi sentire da coso.

«Certo, va pure!» sentii dirgli.

«Posso prendere la tua moto?» tentai come tutti i giorni. Magari era la volta buona.

«Non se ne parla, inutile che ci provi! Te ne ho comprata una appositamente! Usa quella!» brontolò il musone dal bagno.

«Moccioso» sbuffai.

«Ti ho sentita! Ti amo anch'io!» disse ironico strappandomi infine un sorriso. Beh, in fondo amavo quel moccioso.

Mentre entravo in ascensore però qualcuno osò disturbare la mia quiete.

«Buongiorno, riccioletta. Dormito bene?». Ci mancava solo il sorriso smagliante di quest'altro.

«Inutile che fai il belloccio, Matt caro. Non sei ripreso da una telecamera, perciò chiudi quella bocca che il bianco dei tuoi denti mi sta accecando» dissi fingendo di mettermi una mano sugli occhi in maniera melodrammatica.

«La mia Giuliana adora il mio sorriso» disse ovvio.

«Giuls non sarebbe d'accordo sulla tua affermazione» gli feci notare.

«Come no? Ti assicuro che adora il mio sorriso» rispose quasi offeso.

«Su questo non ci sono dubbi. Adora il tuo sorriso e anche tutto il resto» indicai il suo fisico scolpito. «Ma l'espressione "la mia Giuliana"? Mmh... non sono sicura le piaccia».

«Ugh, non posso darti torto. Beh, di certo non è di nessun altro. È solo mia» continuò dopo averci riflettuto per bene.

«Tu sei una causa persa, Matt Valente».

My Schoolmate - Il Mio Compagno Di Scuola ✔️Where stories live. Discover now