13. BENVENUTI A LONDRA!

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Quella mattina mentre i miei mi accompagnavano in aeroporto, ebbi le chiamate delle mie sorelle Mia e Melissa con le loro mille raccomandazioni, e un messaggio da Amina con su scritto: "C'è un posto anche per me? Devo staccare la spina da tuo fratello". Alla mia domanda: "Cos'ha fatto stavolta?", mi aveva risposto con un: "Niente. Semplicemente esiste".

Non mi aspettavo di certo un messaggio o una chiamata da mio fratello, ma forse ero stata troppo precipitosa nel pensarlo. Infatti poco prima dell'arrivo in aeroporto, mi arrivò un suo messaggio.

SCIMMIONE: Sta attenta, sgorbio.

Beh, quello era l'equivalente del suo "forse sarò preoccupato per te". Forse. Fortunatamente il tragico tragitto terminò — provate a stare in macchina tra il silenzio tombale di vostro padre e la chiacchiera compulsiva di vostra madre e sarete d'accordo con me. Fortuna che avevo avuto le mie cuffiette a farmi compagnia.

Una volta recuperato il mio bagaglio, feci per salutare i miei.

«Allora vado. Ci sentiamo al telefono» dissi loro.

«Divertiti, tesoro mio! E comprami un bel souvenir!» esclamò la mamma sempre allegra e pimpante.

«Con quali soldi? Sapete che non ho ancora guadagnato nulla in vita mia» dissi. Vidi la mamma dare una gomitata a papà. Lui si schiarì la voce tirando fuori dal taschino della camicia una carta di credito, e passandomela. La guardai perplessa. «Che devo farci?».

«È una carta a tuo nome. L'ho fatta fare per te per renderti indipendente» disse lui tutto composto.

«Ma io non sono indipendente. Questi soldi sono i vostri» gli feci notare.

«Questi soldi sono per tutta la famiglia, non sono solo i nostri. Prendi questa carta senza fare storie, Marzia. Sappiamo che non hai mai chiesto un centesimo, ma noi vogliamo che tu possa sentirti libera di comprare ciò che vuoi. Non ci sono tantissimi soldi, ma sono abbastanza da permetterti di essere libera di muoverti» spiegò porgendomi di nuovo la carta. La guardai ancora una volta prima di prenderla.

«Uhm... ok. Allora grazie...». Non sapevo che dire. Era stato carino da parte loro.

«Tranquilla, ci sono dei bei soldoni lì sopra! Così puoi comprarmi un bel souvenir costoso! Non badare a spese!» esultò la mamma guadagnandosi uno sguardo assassino da parte di papà.

«Il pin e la somma disponibile sono su questa carta» disse infine papà passandomi un pezzetto di carta che guardai attentamente.

«Ma papà, sono troppi soldi» notai. Lui sorrise di poco.

«Divertiti» concluse facendomi per un attimo rimanere confusa. Poi mi si formarono delle stupide lacrime agli occhi. Ugh, perché questa cosa mi fa emozionare?!

«Marzia?» sentii qualcuno chiamarmi alle spalle. Mi voltai, e vi trovai la Prof Cristiano con un sorriso smagliante. «Perdonate la mia interruzione, ma manchi solo tu all'appello, cara Marzia» mi avvisò. Poi i suoi occhi passarono su mio padre e cambiò espressione.

«Signora Mariasole» disse lui freddo.

«Professoressa Cristiano per lei. E poi il mio nome è Marysol, Dottor Valente» lo corresse.

«Sa che la chiamo come mi pare e piace, Signora Mariasole» sottolineò di nuovo quel nome di proposito.

Per un istante i miei occhi si spostarono su mia mamma che sembrava aver iniziato a guardare i due con sospetto. Strinse gli occhi in maniera pericolosa. Oh oh...

«Che succede qui?» disse quindi guardando papà che non spostava gli occhi dalla Prof.

«Divergenze di opinioni, Dottoressa Valente» rispose proprio lei.

My Schoolmate - Il Mio Compagno Di Scuola ✔️Where stories live. Discover now