24. ROMEO

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Nei giorni successivi rimasi in un'attesa angosciante. Il solo pensare che zio Steven e i suoi uomini, che comprendevano i miei cognati, fossero alla ricerca di tracce su Elia e sul suo passato mi rendeva nervosa. Dovevo ammettere che un po' mi ero legata a lui, forse indirettamente e senza saperlo, ma la sua presenza mi allietava in qualche modo. Ma dall'ultima nostra uscita mi ero totalmente raffreddata nei suoi confronti. Mi era sembrato un'altra persona e... e mi era piaciuto poco, se non niente. Quindi ero combattuta con me stessa e non ero neanche riuscita a parlargli.

Con la band avevamo fatto dei progressi: tutta la base era stata registrata dal vivo nello studio di Tiziano. Mancava solo il basso che fu aggiunto da Tiziano in maniera elettronica. Non restava che registrare la parte vocale, il testo che avevo scritto di mia mano con l'aiuto di Riva. Riva che sembrava essere più silenzioso del solito in quei giorni. Mi chiedevo cosa lo facesse stare così, ma non avrei mai avuto il coraggio di chiederglielo direttamente.

Quella sera di quel venerdì, mentre stavo per avviarmi in camera, papà si avvicinò chiedendomi qualcosa di assolutamente sbalorditivo.

«Dì a quel Riva di venire qua Domenica pomeriggio. Voglio fare due chiacchiere con lui».

«Eh? Ti senti bene, papà?» gli chiesi restando poi con la bocca aperta.

«Ti sembro sofferente o in uno stato conducente alla morte?».

«Ehm... no».

«Allora fa come ti ho detto» concluse allontanandosi definitivamente.

Lo guardai andar via con aria perplessa. Cosa voleva ora da Riva? Se a stento poteva sopportarlo, perché ora addirittura lo invitava a casa nostra? Ugh, mai avere un padre di nome Marco Valente.

Presi perciò il telefono e decisi di inviargli un messaggio. Sentire la sua voce non rientrava nei miei piani serali.

MARZIA: Non prendere impegni per Domenica pomeriggio.

RIVA: Una buonasera anche a lei, Signorina Valente, sto bene, grazie. Spero anche lei.

MARZIA: Ora ricominci con le buffonate?

RIVA: Ma ti impegni per essere così antipatica, o ti viene spontaneo? Perché se fosse l'ultima opzione, allora mi farei due domande se fossi in te.

MARZIA: Assolutamente spontaneo, e no, non mi faccio domande. Hai letto ciò che ti ho detto?

RIVA: Ciò che mi hai ordinato, in realtà.

MARZIA: Fa lo stesso.

RIVA: Ho letto, sì.

MARZIA: Perfetto.

RIVA: So di essere perfetto, Valente.

MARZIA: Ugh, sai cosa intendevo...

RIVA: Ah, intendevi l'ordine da Caporal Maggiore che mi hai dato? Ti ringrazio, ma no.

MARZIA: Come no?

RIVA: No come negazione.

MARZIA: E liberati.

RIVA: Non lo farò.

MARZIA: Ora mi sto arrabbiando. Ti ho detto di essere libero per la prossima domenica.

RIVA: No. Ma se provassi a chiedermelo con gentilezza potrei farci un pensierino...

My Schoolmate - Il Mio Compagno Di Scuola ✔️Where stories live. Discover now