29. "IL VECCHIO WEST"

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La proposta della birretta fu rifiutata da Davide e da Tiziano visto che avevano impegni. Rimanemmo solo io e Alves a guardarci perplessi sul da farsi.

«Possiamo andarci io e te se ti va. Ti riaccompagno io» propose lui.

«Ugh, se mio padre viene a saperlo mi ammazza...» brontolai. «Però mi andava davvero di continuare la nostra chiacchierata...» misi il broncio.

«Facciamo così, voi andate e non appena ci liberiamo vi raggiungiamo. Dobbiamo andare al cinema con le ragazze e se voi intendete chiacchierare da soli credo che non sia quello il posto giusto. Diteci dove vi fermate e in un paio d'ore saremo lì con voi così dopo riaccompagnerò io Marzia a casa» propose invece Tiziano. Sembrava davvero una buona idea.

«Per me va bene. Tanto ho già avvisato papà e mamma che avrei fatto tardi da te, quindi sono tranquilli sapendomi con te» spiegai.

«Solitamente vado in un pub dove fanno dei panini squisiti e dove si può stare in tranquillità con una musichetta a basso volume. Si chiama "Il Vecchio West"» disse Chico. I ragazzi e io annuimmo.

«Ci sono stato» disse Davide. «Sembra ci siano anche dei tavolini in un angolo privato in stile far west, davvero molto cool».

«Allora porto Marzia con me e ci vediamo in un paio d'ore, ragazzi» fece per dire Chico quando Tiziano lo afferrò per un polso. Lui si voltò a guardarlo perplesso nel vedere quel gesto.

«Ti sto affidando mia cugina, Alves. Fai il bastardo e ti ritroverai senza le dita per suonare il tuo basso. Sono stato chiaro?» mormorò abbastanza ad alta voce da far sentire a noialtri. Chico sembrava abbastanza tranquillo.

«Guarda che Marzia potrebbe essere una sorellina per me. Sta tranquillo, è in buone mani».

«Buon per te».

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Il pub non era per niente male. L'atmosfera era surreale e sembrava davvero di stare nel far west. Quando ci accomodammo dentro un uomo ci venne incontro salutando Alves come se già lo conoscesse.

«Ehi, Alves! Ci si rivede tutte le settimane, eh?» lo salutò con uno gioco di mani. «E vedo che stavolta non sei tutto solo...» mi guardò amichevolmente.

«Ho portato un'amica con me, volevo farle vedere questo posto» rispose lui indicandomi. Io alzai la mano in cenno di saluto. L'uomo ricambiò. «Mi accomodo al solito posto allora» disse infine.

«Certo, la sala in fondo è sempre disponibile per te. Accomodatevi e tra poco mando la nuova cameriera a prendere le vostre ordinazioni» spiegò salutandoci.

Ci avviammo perciò verso una saletta sul fondo che sembrava chiusa al pubblico. Infatti vi era una corda che ne vietava l'ingresso. Era come una sorta di mega tenda indiana che donava al tutto una certa privacy. Chico spostò la corda per permettermi di passare e mi indicò uno dei tavoli in un angolo.

«Perché questa zona è chiusa al pubblico?» gli chiesi perplessa mentre mi accomodavo.

«Tecnicamente non è chiusa al pubblico, solo che quando c'è poca gente preferiscono riempire la parte anteriore del pub tenendo pulita quest'altra. Quando si riempie quella allora aprono anche quest'altra zona facendo accomodare il resto» spiegò pacato sedendosi a sua volta.

«E tu perché vieni sempre qui da solo?».

«Vengo qui per bere qualcosina e rilassarmi. Sono molto conosciuto tra i giovani che mi seguono sui social, e se stessi in mezzo alla gente non starei così tranquillo. Non che non mi faccia piacere farmi una foto con loro o rispondere alle loro domande, ma quando sono qui rimango da solo coi miei pensieri...» continuò sorridendo poco felice.

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