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Mi giro nel materasso facendo fatica ad addormentarmi a causa del caldo tropicale presente a Melbourne, oppure per colpa del caffè bevuto qualche ora prima.

Sento lo stomaco fin troppo pieno e mi sento obbligata a scostare il braccio di Thyago per mettermi seduta e respirare un po'.

Non avevo mai avuto problemi a dormire o ad addormentarmi, ma la conversazione con il mio migliore amico mi aveva davvero sconvolta.

Non era stata la vera e propria conversazione a distruggermi, ma semplicemente la mia risposta.

Non mi importa.

Già.

Non mi importava ma ero qui a pensarci.

Chiudo gli occhi e scendo dal letto, mi infilo una felpa ed esco dalla camera dopo aver preso il cellulare e il pacchetto di sigarette.

L'orologio nel corridoio dell'hotel segnava le 5 del mattino e io non avevo ancora chiuso occhio.

Scendo i cinque piani di scale a piedi, ricordandomi di aver abbandonato in Italia il mio abbonamento della palestra nella borsa con tutti i vestiti appena comprati e mai usati.

Mi stringo nella felpa una volta che la mia pelle entra a contatto con il fresco.

Respiro a pieni polmoni.

Forse avemmo dovuto dormire con le finestre aperte.

Respiro nuovamente come se tra qualche minuto non avrei sostituito l'ossigeno con del fumo.

Questo era il mio nuovo lato tossico.

Mi avvicino alle sdraio della piscina e vedo una figura, seduta di spalle che guarda l'orizzonte con delle cuffiette nelle orecchie.

Riconosco la sua sagoma, la riconoscersi tra mille anche senza guardare.

Indietreggio lentamente.

"Resta pure Grace" dice la sua voce facendomi bloccare sul posto.

Il mio nome pronunciato dalle sue labbra aveva un'intonazione completamente diversa.

Come aveva fatto a vedermi? ma soprattutto come faceva a sapere che fossi io?

"La tua presenza mi provoca sensazioni strane, da sempre" sembra rispondere alla mia domanda senza il bisogno che io gliela ponga "E poi ti ho vista dal riflesso" continua indicando la vetrata davanti a lui.

Non mi muovo di mezzo millimetro, non respiro nemmeno, con la speranza che lui non si stia riferendo a me, ma il nome pronunciato dal ragazzo faceva intendere ben altro.

"Non ti mangio mica eh, puoi restare" dice semplicemente.

La realtà era che mi mancava il fiato ad averlo vicino.

Cammino silenziosamente e mi siedo sulla sdraio dall'altro lato della piscina.

Stendo il mio corpo e guardo verso l'alto le stelle.

Sapevo che non avrei potuto fumare.

Lui si sarebbe arrabbiato e mi avrebbe probabilmente lanciato le sigarette nell'acqua.

Ignorai questa mia consapevolezza e aprì il pacchetto.

Dopo tutto lui non era più nessuno per me, non avrebbe potuto fare niente, ma in cuor mio sapevo che lo avrebbe fatto.

"Il tuo ragazzo?" chiede guardando davanti a sé.

"Dorme" sussurro tenendo gli occhi sul cielo.

Infilo la sigaretta tra le labbra, poi la sfilo nuovamente per parlare, senza averla ancora accesa.

Rush To LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora