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Infilo la forchetta nei maccheroni presenti nel mio piatto con la nausea in gola.

Il campionato si era concluso.

I test delle nuove gomme, auto, power unit e quant'altro erano finiti anch'essi.

Lando aveva lavorato in Inghilterra per due settimane e tra 4 giorni sarebbe venuto a stare da me per le vacanze invernali.

Pausa meritatissima del pilota che nonostante la pessima macchina, era riuscito a conquistare buoni punti anche all'ultima gara.

Sfortunatamente per me, però, da quando eravamo tornati da Dubai, la mia fame si era ridotta drasticamente.

Ogni volta che del cibo mi passava sotto il naso, la nausea mi saliva in gola.

Pensavo semplicemente di essermi presa un bel virus, ma considerando che questa condizione andava avanti da più di due settimane e che il mio ciclo fosse in ritardo di diversi giorni, non potevo che farmi sorgere dei dubbi.

"G stai mangiando pochissimo" afferma Pierre guardando il mio piatto.

Non avevo fatto nessun test di gravidanza e di conseguenza non avevo detto ancora nulla a nessuno dei miei sospetti, ma presto l'avrei dovuto fare e perché non iniziare proprio con lui?

"Pierre devo dirti una cosa" dico seria posando la forchetta sul tavolo perfettamente apparecchiato del ristorante.

Una mia mano si posa involontariamente sulla pancia sentendola gonfia all'improvviso.

"Non devi" sussurra con un sorriso.

"No, Pierre, fidati che devo" insisto per poi concentrarmi sul suo viso.

Va bene tutto, va bene il nostro sesto senso, ma questo va davvero oltre, no?

"G, lo so già, l'ho capito" afferma "Sei incinta" continua euforico.

Strabuzzo gli occhi per il suo entusiasmo e mi guardo intorno assicurandomi che nessuno lo abbia sentito.

"Zitto cretino e poi non lo so ancora, è una mia intuizione" parlo riprendendo a giocare con il cibo nel mio piatto.

"E cosa aspetti?" chiede subito dopo aver bevuto un grande sorso d'acqua.

"Che qualcuno mi dica cosa devo fare, io non sono capace Pierre, ho solo vent'anni che cosa credi che possa fare con un neonato alla mia età, Lando non lo vorrà nemmeno, la sua carriera andrà a puttane" sbuffo sentendomi sopraffatta dalle emozioni.

"G" cerca di richiamarmi ma io riprendo a parlare frenetica.

"Non so nemmeno come fare un biberon o come si cambia un pannolino e poi come può un bambino uscire dalla mia, beh si hai capito" mi metto le mani nei capelli.

"G ascoltami" richiama la mia attenzione il ragazzo.

Smetto di pensare e mi concentro sul mio migliore amico.

"Guardati, hai una casa, sei indipendente, hai un lavoro, Lando non ti lascerà da sola, ti ama più di sé stesso e poi ci sono io, c'è Rebecca, c'è Lewis, c'è Charles, ci sono i tuoi genitori, c'è Tommaso, G ti amiamo tutti, sei circondata da mille persone che si farebbero in quattro per aiutarti, andrà bene, questa volta per davvero" afferma prendendomi una mano e stringendola alla sua.

Che fossero gli ormoni alterati o chissà che altro le lacrime avevano iniziato a scendere sulle mie guance.

Pierre era lì, lo sentivo vicino, lo sentivo nel cuore, nell'anima e realizzai che non mi importava se la gente mi avrebbe giudicata o se Lando mi avrebbe abbandonata, non mi importava se papà mi avrebbe urlato contro o se mamma non avrebbe voluto aiutarmi.

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