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Il GP di Abu Dhabi  era alle porte ed io mi trovavo su un volo diretto ad Dubai insieme a Lando che aveva insistito come un bambino per farmi andare con lui.

Avevo sempre amato gli Emirati Arabi Uniti, ma dall'anno scorso avevo iniziato a sentire Abu Dhabi troppo familiare, negativa e piena di ricordi indelebili.

L'ultimo GP della stagione mi aveva traumatizzata e nonostante ora fossi pronta a mettermi di nuovo in gioco, l'ansia che questo posto mi trasmetteva, non faceva altro che alimentare le mie paure.

Avevo dovuto prendere le ferie, perché Lando con insistenza mi aveva avvisato della partenza anticipata e nonostante le mie diverse lamentele non c'era stato verso di farlo ragionare.

"Dobbiamo partire lunedì, beh, sai, il Jetlag" mi aveva detto il pilota McLaren che era sempre preoccupato di addormentarsi in auto durante qualche sessione.

Nonostante il fuso orario fosse di sole 3 ore Lando aveva insistito per partire diversi giorni prima, facendomi già sorgere alcuni dubbi.

Diceva spesso che se non dormiva almeno 8 ore di notte poi dava prestazioni scadenti, eppure quando faceva l'amore con me tutta la notte e il giorno dopo partecipava ad una gara era così attivo da darmi l'ennesimo round dopo il podio.

In ogni caso non eravamo mai partiti così presto per un Gran Premio e la cosa mi aveva fatto sorgere parecchie perplessità.

"Piccola G mi prenderesti il caricatore del telefono dallo zaino?" mi chiede il ragazzo.

Annuisco ed inizio a cercare in quel pozzo senza fondo.

Letteralmente dentro al suo zaino Lando aveva si e no cinque cose, ma trovare il caricatore in quell'istante mi sembrava così complicato.

Una scatolina rossa di velluto attira la mia attenzione.

"Lando che è questa?" domando alzando la scatoletta per aria.

Il ragazzo si gira verso di me spalancando gli occhi.

"Mettila giù" si fionda su di me afferrando sia lo zaino che il contenuto della mia mano.

Sorrido.

"Dimmi cos'è" sbuffo alzandomi e andando verso di lui.

"Non ora" afferma ridacchiando.

"Ora sono curiosa, è per me?" chiedo.

Se la volta prima, la vista di una scatoletta che solo una cosa avrebbe potuto contenere mi aveva spaventata, ora mi elettrizzava e non poco.

"Certo G, per chi vuoi che sia? Per il gatto di Max?" chiede ironico ridendo.

Mi avvicino ancora di più a lui e mi siedo sulle sue gambe.

Le sue mani si posano sulle mie cosce.

"Non riesci davvero ad aspettare?" domanda sorridendo.

Scuoto la testa come solo una bambina viziata farebbe, ma io quello ero, una bambina viziata.

Viziata da papà, da Tom, da Pierre, da Lew ed infine da Lando.

"Pensa che bello fidanzarsi ad alta quota" sorrido sognando ad occhi aperti.

"Sai che l'aereo è sempre stato il mio posto preferito, lontano da tutti e dai problemi" alzo le spalle portando le mani nei suoi capelli.

Annuisce.

"Ti chiedo di aspettare solo fino a domani sera" dice accarezzandomi le cosce con delicatezza, senza malizia.

"Aiuto, ma è troppo" sbuffo aprendo gli occhi a cerbiatto.

Rush To LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora