Il silenzio

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Molly

"Ci vediamo domani, Greta" La salutai baciandola sulla guancia.

"A domani!" Alzò la mano nella mia direzione, dato che era quasi arrivata alla portiera della macchina di suo padre.

Oggi sarei tornata a casa con Nicholas, per questo lo stavo aspettando fuori il cancello della scuola.

"Oh ma quanto ci metti!" Dissi tra me e me, tamburellando impaziente il piede sul marciapiede fatto di cemento.

Prendo il telefono per controllare l'ora.
Le 14:30, sono passati trenta minuti dal suono dell'ultima campanella della giornata.
Non sopporto le persone ritardatarie, se si prende un impegno bisognerebbe rispettarlo, soprattutto se implica la presenza di un'altra persona.
Tra le mani stringevo alcuni libri che avrei dovuto dargli, penso gli servano per qualche interrogazione.
Continuo a controllare l'orario in modo ossessivo.
Dove sei finito?

"Ciao ragazzi" Salutò i suoi amici, i quali fecero lo stesso.

Quando si girò verso di me, con il sorriso stampato sul volto, io lo guardai malissimo.

"Emm... Ciao?" Inarcò le sopracciglia, confuso dalla mia frustrazione.

"Finalmente sei arrivato!" Esclamai spazientita.

"Ho solo fatto qualche minuto di ritardo" Sussurò, posando lo sguardo sulle sue scarpe.

"Qualche minuto di ritardo? Ti ho aspettato per mezz'ora!. La prossima volta torni a casa da solo" Gli puntai un dito contro.

"Scusami" Roteò gli occhi verso l'alto.

"Andiamo" Lo tirai per una manica della felpa.

Arrivammo, di corsa, alla fermata dell'autobus.
Purtroppo non riuscimmo a prenderlo, se n'era già andato da un po'.
Diedi la colpa a mio fratello e al suo inutile ritardo.

"Dovremmo tornare a casa a piedi" La mia voce si ridusse ad un sospiro stanco.

Facemmo qualche metro, intanto gli restituì i libri che mi aveva richiesto.
Mi chiese come fosse andata la giornata e io gli feci la stessa domanda.
Non volevo raccontargli della discussione avvenuta a causa di Claudia.

"Penso di aver trovato un nuovo compagno di banco per le lezioni di chimica" Disse allusivo.

Non riuscì a trattenere un sorriso, mi fa piacere quando si fa nuovi amici.
A differenza mia, Nicholas riesce a socializzare facilmente.
Io, invece, oltre a Greta non ho nessun altro amico.
Un lato che detesto del mio carattere è la timidezza, mi porta a non interagire con altre persone.

"Sono felice per te. Come si chiama?" Chiesi, curiosa come non mai.

"Si chiama Edward, è uno dei nuovi arrivati" Anche se provò a mantenere un'espressione neutrale, notai le sue labbra incurvarsi leggermente all'insù.

Un momento...
Non sarà mica quel Edward.
Prego in cuor mio di sbagliarmi.

"Edward Baker?" Chiesi in un flebile sussurro.

"Si..." Ci mise un po' per proferire parola.

Vorrei tanto che questa confessione mi scivolasse addosso, eppure mi si appiccicò ai confini del cuore, graffiandolo con tutte le sue forze.
Il solo ricordo di ciò che ha causato quella discussione, le sensazioni che ho provato... Mi fanno sanguinare l'anima.
Perché, anche se ho scoperto la verità, non sempre essa si rivela buona.
Spesso può essere più dolorosa di qualsiasi bugia.
Se qualcuno ti racconta delle menzogne, tu immagini un mondo parallelo.
Uno in cui i problemi scompaiono.
In cui nessuno ti mente.
In cui le tue paranoie sono infondate.
In cui tutto e tutti si dimostrano per quello che sono.
In cui quelle parole che a te sembrano sincere, in realtà sono velate da un'orrenda farsa.
E quando lo scopri, fa male.
Terribilmente.

la Reina de la NocheWhere stories live. Discover now