Angelo costude

41 5 4
                                    

Molly

Al suono della campanella mi dirigo al mio armadietto, per posare i libri della lezione di informatica.
Prendo quelli che mi serviranno, li sistemo nello zaino e vado verso la mensa per pranzare.
Greta e Nicholas mi raggiungeranno più tardi, dato che lei lo deve aiutare a studiare in biblioteca per alzare la sua media in chimica.
Apro le grandi porte bianche, evitando di andare a sbattere contro qualcuno, mi metto in fila e afferro un vassoio contenente dell'insalata, un budino alla vaniglia e una fetta di pizza riscaldata al microonde.
Mi volto verso i tavoli, sperando di trovare una faccia famigliare tra le migliaia di volti presenti.
La maggior parte dei tavoli sono occupati da gruppi di ragazze impegnate a parlare di trucchi, ragazzi e feste.
Ne vedo una che gesticola animatamente mentre parla con le sue amiche, gli occhi scuri come il carbone sono in contrasto con le sue unghie smaltate di bianco, le labbra rosse fuoco per il rossetto, le ciglia ricurve ricoperte da un sacco di mascara, i capelli biondi lisci ricadono sulla maglietta rosa shocking che risalta a metri di distanza.
Sposto lo sguardo dall'altra parte della stanza, l'enorme finestra che da sul giardino mostra un gruppo formato da tre ragazzi e due ragazze, tutti vestiti di nero con una giacca in pelle del medesimo colore, alcuni con bandane e altri con fasce per capelli; intenti a fumare.
Eppure, proprio nella stessa direzione del mio sguardo, non mi ero accorta di un tavolo in cui era seduta una ragazza, completamente da sola, dai lunghi capelli rossi.
Ha la testa china perché sta guardando il telefono, ma sono sicura abbia gli occhi azzurri.
La maglietta bianca aderente a maniche lunghe risalta il suo seno, invece i pantaloni neri snelliscono le sue curve.
Mi scappa un piccolo sorriso e decido di avvicinarmi, stringendo forte il vassoio per non farlo cadere.
Quando sono a qualche passo di distanza, lei alza il capo nella mia direzione, e non appena mi riconosce spegne il telefono e mi rivolge anche lei un sorrisetto.

"Molly!" Esclamò con voce pacata, mettendoci più enfasi di quanta ce ne volesse.

"Ciao, Selene. Come stai?" Chiesi cortese, ancora in piedi.

Lei mi fece cenno di sedermi e io lo feci, posando prima il vassoio sul tavolo e poi togliendomi la cartella dalle spalle per metterla vicino alla sedia.

"Bene, tu invece? Ho saputo quello che è successo con Victor, mi dispiace tanto" Mi guardò di sottecchi, imbarazzata a pormi quella domanda.

Alejandro, pensai immediatamente.
Deve essere stato sicuramente lui a dirglielo.
In fondo ha senso, prima che arrivassero qui erano amici.
Mi irrigidì sulla sedia, ricordando la festa a casa sua.
Appena avevo messo piede nella sua abitazione, una sensazione sgradevole mi aveva avvolto, soffocandomi dalla sua oppressione.
Quando Victor aveva posato i sui occhi viscidi su di me, il mio stomaco ha fatto un giro su se stesso, facendomi quasi vomitare anche se non avevo mangiato nulla.
Sono uscita per andare a prendere una boccata d'aria, ritrovandomi vicino a un boschetto, il freddo vento serale mi fece venire la pelle d'oca.
Mi girai su me stessa e lo vidi, il diavolo travestito da brav'uomo, con il suo completo grigio e la cravatta rosso sangue, come quello che ha versato dopo che Alejandro lo ha aggredito.
E le sue mani sul mio corpo...
Un brivido mi percorre la schiena, vacendomela raddrizzare.
Mi schiarii la voce e la guardai tranquilla, quasi quel nome non mi scombussolasse.

"Tutto bene, non preoccuparti. Ormai è acqua passata" Risposi con tranquillità, mentre il mio piede sotto al tavolo non riusciva a stare fermo.

"Per fortuna è intervenuto Alejandro" Bisbigliò, alzando l'angolo della bocca.

Al suono del suo nome mi ritrovai inevitabilmente a sorridere.
Alejandro non lo paragonerei mai a un diavolo, piuttosto a un angelo custode.
Tutti pensano che il mondo si divida in due parti: le persone buone e quelle cattive.
Metaforicamente parlando possono essere associati al diavolo e a Dio.
Il primo è il cattivo della storia, colui che prova gusto a far del male, facendo bruciare nelle fiamme dell'inferno le anime dannate, quelle corrotte, alle quali non è stata concessa l'ascesa al paradiso.
E poi c'è il buono della storia, colui che viene chiamato Dio, rappresentato come una luce immensa, riscaldante.
È lui ad aprire i cancelli del paradiso, un mondo di eterno benessere in cui non ci sono problemi, perché lì sono presenti solo anime buone.
Alle persone non piace essere identificati come diavoli, poiché pensano di non commettere mai azioni cattive, quando in realtà anche una parola detta male può essere letale.
Tutte vogliono essere una di queste due entità, però si dimenticano di un soggetto presente da tempo, sulle soffici nuvole del paradiso: l'angelo.
Esso non viene mai considerato, quasi non fosse importante.
Possono essere rappresentati in due modi, come degli enormi occhi oppure come delle persone con un paio d'ali fatte di piuma sulla schiena.
Alejandro è il mio angelo custode, quello che arriva nel momento del bisogno, che non scappa da te ma con te, quello che ti affianca e risolve ogni tuo problema.
Si pensa che gli angeli costudi siano uguali a quelli comuni che presiedono nel paradiso, ti guardano da lontano e solo quando c'è un conflitto intervengono; invece non è così.
Loro sono quelli che vivono sulla terra con te, non volano ma camminano, non fanno miracoli ma sistemano i tuoi disastri, non appaiono solo nel momento del bisogno ma ci sono sempre.
Anche se non lo vedi, dispiegano le ali per proteggerti, avvolgendoti per non farti soffrire.
E lui, con i suoi occhi azzurri talmente magnetici da immobilizzarti sul posto, sono sicura abbia un paio di ali soffici come le nuvole dalle quali è disceso, bianche come il candido colore della neve; mi abbia salvato più volte di quante io ne possa immaginare.
Ho paura però che lui abbia perso il suo, di angelo custode.

la Reina de la NocheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora