Lo sgabuzzino

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Nicholas

Cammino a testa bassa per i corridoi della scuola, le mani nelle tasche della felpa e la mente annebbiata dai pensieri.
Se potessi tornare indietro nel tempo, in un preciso momento della mia vita, allora tornerei a quella sera.
La sera in cui ho fallito come fratello.
Quando non sono riuscito a proteggere Molly.
Tornei nell'esatto istante in cui stavo uscendo dalla sua camera, per poi cambiare idea e assicurarmi che lei non mi seguisse.
Invece non l'ho fatto, è colpa mia se ora teme per la mia incolumità.
Così come è colpa mia se ora mio padre mi odia e ho una stupida cicatrice sulla pancia.
Tutto questo perché ho scoperto la verità e lui non l'ha presa particolarmente bene.
L'importante è che Molly non la scopra, mai.

Mentre continuo ad avanzare, sul mio braccio si posa una mano che mi stringe forte, per poi strattonarmi verso la sua direzione.
Sento una porta che viene chiusa di scatto, la mia schiena si scontra contro la solida superficie di un muro.
Tengo gli occhi chiusi per tutto il tempo, nonostante ciò percepisco una presenza incombente su di me, quando li riapro incontro un paio di occhi ambrati fissi su di me.
Sussulto sorpreso, sposto lo sguardo ai lati della mia testa e noto che la mia figura è bloccata da due braccia possenti che mi intrappolano tra il suo corpo e la parete.
Ha la mascella contratta, lo sguardo duro e penetrante che mi inchioda sul posto.

"Va tutto bene, Edward?" Chiesi in un tremito, quasi imbarazzato a porgli una domanda così normale.

Non rispose subito, come se stesse pensando a una motivazione valida per avermi colto di sorpresa e trascinato dentro questo stanzino contro la mia volontà.
Al contrario, mi squadrò con diffidenza, a tal punto da mettermi in soggezione.
Percorse ogni lineamento del mio viso, prima gli occhi, poi la mascella e infine le labbra, sulle quali si soffermò più del dovuto.

"No" Disse semplicemente con voce roca.

Sentendomi a disagio, osservai l'ambiente circostante.
Alla mia destra, oltre il suo braccio, c'era la porta e una scopa, dall'altra parte della stanza un'enorme armadio occupa quasi tutto il muro.

"Devi lasciarmi in pace" Mi ero quasi abituato al suo massiccio e caldo corpo su di me, finché non si staccò brusco e un brivido di freddo mi percosse la schiena. Si prese la testa tra le mani e cominciò a girovagare per tutta la stanza.

Fui confuso dalla sua insinuazione, Edward prese notevoli distanze da me come se la mia presenza lo turbasse.
Decisi di ribattere, non tanto perché avessi voglia di discutere ma perché volevo capire il suo comportamento.

"Fino a prova contraria sei stato tu a portarmi in questo stanzino" Dissi con tono insinuoso, alzando anche gli occhi al cielo.

Mi rivolse un'occhiataccia che avrebbe dovuto intimidirmi, eppure mi fece soltanto rendere più curioso.

"Non intendevo... sai una cosa, lascia perdere" Emise uno sbuffo esausto, pur avendo iniziato lui la conversazione sembrava non volerla più finire.

"Non puoi portarmi qui dentro, dirmi di lasciarti in pace e quando provo a chiederti delle spiegazioni, far finta che non sia successo nulla. Non funzionano in questo modo le discussioni, Edward" Lo ripresi come un bambino che commette un'errore.

Scosse la testa e fece una risata amara, il ghigno tenebroso che si dipinse sul suo volto mi ricordò quello del diavolo.
Rialzò la testa e puntò le pupille nelle mie, una ciocca ribelle gli andò davanti a un occhio e sentii un formicolio alla mano perché volevo sistemarla, affondare le mani nei suoi ricci e vedere il contrasto tra la mia pelle chiara e il castano scuro dei suoi capelli.

"Vuoi sapere davvero cosa voglio? Non ti avevo detto che la curiosità a volte può uccidere?" Non era una domanda ma non potei non rispondere.

"Non credo tu abbia una pistola sotto la maglia" Osservai per intero la sua figura, dalla maglia bianca fino ai pantaloni marroni, per poi passare alle sue semplici scarpe nere, quasi stessi cercando veramente un'arma.

"Controlla tu stesso" Disse con tono seducente e, notando la mia espressione sconvolta, sogghignò divertito.

Sentii un'ondata di imbarazzato travolgermi completamente, tanto che dovetti guardare il pavimento per non incrociare il suo sguardo.

"Quindi che cosa vuoi?" Chiesi a bassa voce e quando non mi rispose temetti non mi avesse sentito.

"Voglio che tu esca dalla mia testa!" Sbottò di colpo, come se fosse una verità che si teneva dentro da troppo tempo.

"È da quando ti ho incontrato per la prima volta dalla preside che mi sei rimasto impresso nella mente. Ho persino litigato con i miei amici per difenderti, dopo la lezione di chimica. Non ne posso più quindi ti prego, esci dalla mia testa, Nicholas" Ammise tutto d'un fiato.

Rimasi sorpreso da quelle parole, la temperatura del mio corpo divenne se possibile ancora più alta, mi sembrava di bruciare vivo.
Sgranai gli occhi e dischiusi le labbra, lui non si perse nessuno di questi due movimenti, specialmente il secondo.
Con due rapide falcate mi raggiunse, eravamo a pochi centimetri di distanza.
Sollevai di poco la testa solo per puntare i mie occhi nocciola nei suoi ambrati.
Si chinò lentamente e, quando fu all'altezza del mio orecchio, mi sussurrò una semplice frase che però mi fece impazzire.

"Ci vediamo in classe, Nicholas" Disse con voce bassa prima di aprire la porta e andarsene, privandomi per la seconda volta del calore del suo corpo. Significava che, nonostante mi avesse intimato di allontanarmi da lui e uscire dalla sua testa, non voleva realmente dimenticarsi di me.

Quando si richiuse la porta, rilasciai tutto il fiato che non mi ero accorto di aver trattenuto.
Tentai di regolarizzare il respiro e la temperatura, fallendo miseramente.

"Ricomponiti, Nicholas" Dissi a me stesso con voce convincente.

Passò qualche minuto e mi decisi di uscire anch'io dallo stanzino e, dopo essermi guardato intorno, mi diressi verso il mio armadietto, dove trovai Greta.
Mi fermai a chiacchierare con lei, chiedendole che lezioni avesse e ricordando alcuni episodi avvenuti tempo fa.
Oramai le mie emozioni si erano placate, tuttavia quando in lontananza sentii la risata di Edward riecheggiare per il corridoio, tornarono a investirmi appieno.

la Reina de la NocheWhere stories live. Discover now