Prima tappa

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LIBRO PRIMO: IL DESERTO

La strada era sabbiosa, polverosa e desertica. E tale il paesaggio ai suoi fianchi. L'autista, preso da qualche sua smania singolare e assai stravagante ( io stesso stento a riconoscerla ), aveva imboccato una stradina sbilenca pronta a condurlo, piano, con riluttanza, nei territori meridionali della nazione, quelli più caldi, bollenti, bagnati e arsi dalla soffice luce del Sole.

- Dunque, dove ha deciso di volermi portare?
- Dovunque e da nessuna parte.
- Interessante. Lei mi risponde con le mie parole, forse?
- Perché no? Straordinariamente, lungo l'argine di questo cammino solitario ha avuto modo di incrociare un'anima affine. Come lei, neanche io ho una mia meta. Non una destinazione. E le parole che lei ha pronunciato rendono quest'idea al meglio. Sono tassista perché mai ho avuto un sogno, nella mia vita, mai un traguardo. Lo sono perché non ho altro da essere. Nient'altro che mi piaccia essere. Nessun'altra cosa che mi interessi fare. Solo guidare. E amo guidare. Ma sono stufo anche, dopo tanti anni concedetemelo, di ripetere convulsamente e senza un significato sempre gli stessi insulsi percorsi, con gli occhi stanchi, invecchiati dalla monotonia delle mie lunghe giornate prodotte in serie. Lei, caro signore, ha colto un fiore che la attendeva, ansiosamente e ardentemente. Andremo a zonzo, dove il nostro cuore vorrà che la corrente del mare ci lasci. Le va? Le va di lasciarsi trascinare in questo viaggio, di lasciarsi sollevare da una fresca folata di vento e di volare fino alla collina di fronte?
- Amico mio, lei non poteva farmi proposta più allettante.
- Allora, si prepari! Sarà un viaggio lungo ed estenuante e le doleranno le mani e le membra.
- E sia! I nostri corpi troveranno il coraggio di sopportare! -

E allora la macchina, sbuffando e singhiozzando, continuò a correre avanti, eseguendo gli ordini di un guidatore ebbro d'un sogno che non aveva mai avuto, ma che ora lo chiamava, invogliato dal desiderio di essere riscosso.

Quindi, verso la fine della soffocante e afosa mattinata, giunsero al capoluogo della provincia desertica, una piccola cittadina, minuta ma non poco affollata . Dopo aver lasciato la macchina a imbarcare polvere nel primo parcheggio a vista, presero a passeggiare amabilmente per le vie del centro cittadino, tra palazzi antichi, bassi ed eretti con la roccia arenaria, tra chiacchiere domestiche sfociate in strada infilandosi per qualche spiffero o passando attraverso una finestra lasciata distrattamente aperta.
Camminarono per un po' , lanciando occhiate nei vari negozi, attraverso le porticine dei bazar, passando all'ombra di qualche tendone colorato. Al viaggiatore sembrò di aver già vissuto in una città simile, anni prima. Gli parve di potersi scorgere al lavoro proprio in una di quelle botteghe, con un martello tra le mani, o forse indaffarato, alle prese con qualche cliente viziato dalle sue stesse tasche. Riuscì a immaginarsi lì, magari più giovane, privo di quelle rughe che gli si erano di recente manifestate addosso, magari più soddisfatto della propria esistenza, magari in compagnia di qualcuno che ora lo attende dall'altra parte del baratro. Per qualche motivo, in un timido istante si vide  in mezzo alla strada, tra la folla, e incrociò i suoi stessi occhi. Poi si accorse di aver parlato con lo sguardo di uno sconosciuto. Quindi fece finta di nulla. E all'improvviso, senza che  se ne potesse rendere conto, erano giunti nella pubblica piazza, dove una nutrita turba si accalcava rumorosamente attorno alle bancarelle del mercato cittadino.

- Cotone! Cotone puro in sconto!
- A quanto, signore, a quanto?
- Pesce fresco, pescato ieri al largo delle limpide coste del Sud! Pesce fresco di ieri pomeriggio!
- Qui spezie! Spezie da ogni regione! Curcuma, cumino, pepe, noce moscata, cannella, cardamomo, zafferano! Spezie da ogni angolo della nostra amata nazione, ma anche dai più lontani paesi esteri!
- Sedie, tavolini, mobili e soprammobili in adorabile legno di ottima qualità e lavorato a mano! Alto artigianato!
- Dolci! Dolciumi e caramelle, confetti per bambini! Frutta candita! Zenzero e liquirizia!
- Biancheria! Intimo! Mutande, calze, calzette, lenzuoli! Tutto in sconto solo per questa bella mattinata!
- Caffè! Infusi di caffè, tè, orzo e malto! La prima tazzina gratis, signori e signore mie! La prima gratis! Tre soldi di rame cadauna per le successive!
- L'arrotino! Signore e signori miei è arrivato l'arrotino!
- Tappeti! Tappeti tipici della zona! Stoffe! Stuoie, drappi, panni di daino, tappeti, ricami e trame secondo i disegni tradizionali della nostra terra!
- Quanto per quelle calze?
- Ma poco, signora! Poco, meno di ieri, e meno che sugli altri banchi. Qui da me solo ad un soldo di rame per paio!
- Solo uno?!
- Frutta! Cocco, ananas! Fichi d'india, datteri!
- Carne secca! Ne ho in quantità! Si conserva per mesi e mesi, ottima per i viaggi nel deserto! -

Suoni e voci di ogni timbro, tamburi, trombe, rumori, odori e colori, nell'aria polverosa del deserto si mischiavano e mescolavano tra la confusione, in quell'unico enorme pentolone bollente colmo di bizzarrie che era la piazza del mercato. Prodotti e merci di regioni vicine e lontane, magari giunti lì dopo ore e ore di viaggio, si trovavano ora l'uno accanto all'altro, a tenersi compagnia, ascoltando vernecchie e pettegolezzi di qualche vecchia signora ingobbita, o le scintillanti parole di un omone col turbante, in attesa di essere acquistati a un prezzo frivolo e portati in qualche frigorifero già pieno di altre cose, magari prossime a scadere nella marcescenza.

Il viaggiatore e l'autista diedero un'occhiata un po' a tutto, ma senza prestare particolare attenzione a nulla. Parlarono con un vecchio arabo che vendeva tanti vetusti libri impolverati, ingialliti dal tempo, composti da autori dimenticati, abbandonati dalla memoria degli uomini. E mentre i due viandanti camminavano tra le bancarelle, fra un venditore di vinili e dischi musicali a destra, e un usurario con tanto di banco dei pegni a manca, si misero a parlare tra loro.
- Le interessa acquistare qualche cosa, signore?
- Al momento, non saprei. Forse. Ma in ogni caso ti prego di darmi del "tu". E suvvia, non chiamarmi "signore", non mi si addice.
- D'accordo. - All'autista non faceva grande differenza, perciò accolse la proposta senza porsi dubbi.

Proseguendo, incapparono in un ometto dalla parlata eloquente, proprietario di una bancarella su cui erano esposte statuine di ebano, a detta sua intagliate a mano, rappresentanti personaggi di tanti racconti popolari e del mito locale.
- E quello chi sarebbe ? - Il viaggiatore non poté trattenersi dalla curiosità di chiedere.
- Un eroe leggendario, presente in innumerevoli storie della nostra tradizione. Era visto come un liberatore, un uomo buono e dal volto sempre colorato con un sorriso. Alcuni arrivarono addirittura a venerarlo come fosse un dio, costruendogli altari e affibbiandogli nuovi nomi! Pare sia vissuto davvero su questa terra, nato svariati secoli fa in un villaggio nascosto tra le dune del nostro deserto, figlio di un arrogante signorotto locale. Non tollerava schiavitù e soprusi. Non ne era in grado. Suo padre comprava e vendeva schiavi come fossero cesti di frutta. Ma lui era un sognatore e amava la libertà più della sua stessa vita, più di quanto amasse suo padre. E quello non trovava interesse nell'essere amato: l'affetto di un pargolo non produce soldi. Dunque, questo nostro eroe si macchiò con il sangue della sua sporca famiglia e liberò la gente dalla tirannia. Poi, secondo una manciata di storiografi, tutti in disaccordo tra loro sui dettagli, formò un immenso esercito e creò una repubblica che visse allegra sotto la sua bandiera. -

L'autista stava guardando attentamente tutta la bancarella, si era perso nell'immaginare le eroiche vicende vissute da quei bizzarri uomini, le loro armi, i loro sguardi invincibili e la gloria dei loro nomi. Il viaggiatore lo prese per il braccio e lo portò via, liquidando il venditore con poche parole, prima di dover comprare qualcosa.

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