Trentunesima tappa

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- Viaggiatore! Ti prego, dimmi che sei tu.
-  Scusi, con chi sto parlando?
- Ma come, vuoi davvero dirmi che ti sei già scordato di me?
- Sinceramente sì. Non ho idea di chi lei sia.
- In effetti dormivi. Abbiamo viaggiato assieme, anche se solo per poco. In quell'occasione parlai a lungo con il tuo accompagnatore però. In effetti, dov'è che si è cacciato?
- Ho capito! Sei il ballerino, quello chiacchierone!
- Sì! Bravo, viaggiatore! -

Per una fortuita coincidenza, là davanti agli occhi del viaggiatore riapparve l'allegro ballerino che conobbero sul treno. Era appena entrato,  e stavolta alla sua formidabile acconciatura aveva abbinato un elegante abito azzurro insieme con una camicia nera.

- Allora? Dov'è il tuo compare?
- Ha trovato di meglio da fare.
- Ma vedo che comunque non ti scomodi ad andare da solo.
- E perché dovrei farlo?
- Non ho modo di darti torto, a dire il vero. E raccontami, cosa combinate di bello? Avete programmi?
- Neanche uno! - Ribatté la dottoressa, prontamente, poiché incuriosita da quello stravagante soggetto.
- Bene! Tra pochi minuti dovrò andare al teatro! Oggi reciterò un ruolo passionale, in una storia drammatica ma avvincente, farcita con tanto di colpi di scena e illusioni. Il tragediografo che l'ha costruita è un vero genio! Ha la testa come un brillante ma la critica non se n'è accorta. Se vi va di venire, vi offro volentieri due posti!
- Scusa l'insolenza, ma non eri un ballerino? - Gli chiese il viaggiatore.
- Sì, è vero. Sono sorto come ballerino, ma ho recentemente imparato ad apprezzare il mondo del teatro, in cui, per altro, ho più successo. E ora voglio diventare famoso, una stella della recitazione. Allora, siete dei miei?
- Con immenso piacere!
- Oh che bello, mi piace il teatro! - Sbottò la dottoressa. - Ascolta, tu non mi conosci, come io non ho idea di chi tu sia, ma accolgo la tua proposta a braccia aperte!
- E sia, allora! E nell'attesa mi concedo qualcosa da bere assieme a voi. Cameriere! -

E dal nulla spuntò un  cameriere basso e secco, abbigliato con eccessiva raffinatezza. Aveva addosso un gilè di seta, con fronzoli ricamati attorno alle spalle e sul colletto. Ai piedi invece portava due mocassini, rigorosamente neri, di abile fattura.

- Qual'è il cocktail più economico che vendete?
- L'anonimo numero 7.
- Benone! Me ne dia cinque, anzi sette. Restiamo in tema, già che ci siamo.
- Li avrà presto, signore. -

E come era giunto, in un guizzo se ne andò in tutta fretta.

- Ma non ti faranno male?
- Cosa?
- Tutti quegli alcolici.
- Macché! - Smentì il ballerino.
- Non ti perderai le battute?
- Ma no! - E negò un'altra volta. - Sapete, il mondo dello spettacolo non è affatto semplice. Qualche bicchiere può solo che migliorare la mia interpretazione.
- E come? -
- Mi scioglie! Mi rende più disinvolto, più libero di staccarmi dalla mia personalità. Quella è una catena, una palla al piede, per noi attori. Bisogna dimenticare sé stessi quando si è sul palco, mutare forma ed entrare nella testa del proprio personaggio. Ogni volta mi trasformo. E poi piovono applausi. -

Lo stesso esile cameriere tornò con i bicchieri, che accoglievano un simpatico liquido giallo e un ombrellino blu, del colore dei mari.

E al viaggiatore parve davvero di ritrovare, sulla tela di quel misero ombrellino, lo stesso mare che aveva solcato sul dorso della caravella, quello stesso mare indomabile, imbizzarrito, che lo aveva catapultato nell'abisso. Ma anche il mare docile e amichevole che aveva conosciuto durante la prima parte del viaggio in nave.

- Salute a me!
- Salute! -

E brindarono, inneggiando a un futuro che non conoscevano, che, per quanto ne sapevano, sarebbe potuto essere un nemico, aggressivo e spietato, il demonio stesso salito in terra, come anche un cherubino volato giù dal paradiso.

- È ora di andare! Mi staranno pure aspettando. E con che ansia, già immagino.
- Sei tanto conosciuto?
- A essere sinceri, no. Sono alquanto impopolare. Ma mi chiamano anche per spettacoli di grande rilevanza, sempre con ragioni bizzarre.
- Del tipo?
- Per il modo in cui canto, o mi rivolgo al pubblico. E fin qui ci siamo, ma taluni sono arrivati a menzionare il soffice timbro della mia voce, o l'ottima scelta dell'acqua di colonia.
- Ora che lo noto, è ottima!
- Davvero?
- Certo!
- In ogni caso, pur dimenticando sempre il mio nome, mi amano. Ai miei piedi fioccano rose e complimenti. Per non parlare delle lettere d'amore e delle dediche sulle confezioni di cioccolatini. Alcuni erano squisiti, non c'è che dire! -

Quindi uscirono e si diressero verso il teatro.
Era un edificio immenso, magnifico, munito di ben cinque sale, tutte progettate per diffondere facilmente le parole degli attori all'intera platea. E i solai erano stati affrescati dai grandi nomi di un'era lontana. Quei dipinti raccontavano le grandi opere di antichi eroi, vicende del mito e dei testi sacri di numerose religioni, storie affascinanti, tanto belle quanto quelle che prendevano vita sul palco. Ogni singolo salone poteva ospitare una folla immensa, tanti di quelli spettatori che per nominarli tutti ci vorrebbero anni, sarebbe più facile contare le stelle.

Quando i tre viandanti giunsero alle porte dell'edificio vennero accolti calorosamente. Il ballerino se ne fuggì in camerino, mentre gli altri due furono accompagnati ai loro posti.

Ben presto ebbe tutto inizio. Le luci si spensero, e ne rimase viva una soltanto, sopra al palco.
Apparve quindi un ometto, vestito come si usava tempo fa, con calze bianche tirate fin oltre il ginocchio, corte e pompose brache, gonfiate dall'interno, una veste bombata sull'addome e variopinta, forse di velluto, i capelli tirati all' indietro in una sorta di parrucca bianca e boccoluta. Teneva in mano una pergamena, che allungò, per poi iniziare a parlar per rima.

Il viaggioWhere stories live. Discover now