Sedicesima tappa

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LIBRO TERZO: LE FERROVIE

Saliti a bordo si lasciarono molto alle spalle. Un'intera regione, ricca di emozioni e bizzarrie. Ma anche quello strano compagno di viaggio conosciuto per pura coincidenza. Lui, con la sua vita, le sue mille sfaccettature, di cui videro solo uno sbiadito riflesso.
In ogni caso, presero un treno che li avrebbe lasciati, in una dozzina di ore, alla capitale. Da lì avrebbero cercato un modo semplice per scendere a Sud, nelle praterie.

Durante il viaggio, che passarono per la maggior parte del tempo a saltellare sul confine tra sonno e veglia, ebbero modo di osservare una nutrita collezione di volti e tipi umani, in un via vai infinito tra le innumerevoli fermate. Si addormentarono subito, appena dopo essersi appollaiati ai loro posti. Ma, riportato al nostro mondo da dei petulanti rumori di fondo, l'autista si svegliò di soprassalto e si ritrovò, seduto là davanti a sé, un uomo. Indossava una folta e simpatica capigliatura afro, una luminosa maglia viola, aderente, e dei vistosi pantaloni neri a zampa.
- Buon giorno! - Sulla pelle color cioccolato giacevano sonnolente le luci dei led, bianche e banali spruzzate nell'aria da dietro e sopra i sedili.
- Buongiorno. Chi è lei?
- Sono un ballerino. Non si vede? Sono anche bravo. Mi esibisco tra qualche ora, e non avendo tempo di cambiarmi poi in camerino, per colpa della lentezza di questo insulso treno, mi fanno girare così conciato. Voi dove andate, lei e il suo amico?
- Ci fermiamo alla capitale.
- Brutto posto. Non lo augurerei a nessuno. Posso chiedere il perché che vi spinge fin là?
- Il nostro viaggio. Un amico carissimo ci attende al Sud, nelle praterie. Per scendere dobbiamo fare scalo un paio di volte.
- Sembra un bel programmino! E cosa farete, poi, una volta giunti da quelle parti?
- Se questo nostro amico sarà ancora lì ad aspettarci, salperemo per vedere i grandi paesi dell'Ovest. Altrimenti cercheremo un'alternativa, o un altro capitano con cui prendere il mare.
- Vi piacerà l'estero! Il Sud è straordinario. Ho avuto la fortuna vi vederlo e visitarlo. Un giorno o l'altro, dovrei tornarci. Ci andai con un vasto gruppo di amici. Purtroppo alcuni ce li siamo persi per strada. Ma l'esperienza è stata molto interessante.
- Sì, riesco a immaginarlo.
- A me piace molto viaggiare, anzi, così tanto da impazzire. Ma è straordinariamente costoso.
- Sì e no. Per fortuna, il mio amico sa come risparmiare sulle cose giuste. Si pente di volta in volta, ma non sa smettere di combinare certi imbrogli.
- Lo conosci bene?
- Sembra, sì, un uomo molto forte. Penso si sia forgiato da sé ma non so nulla sul suo passato. Non una virgola. È una persona allegra, di grande compagnia, con bagaglio emotivo blindato. Viaggia. E non sa nemmeno lui il vero motivo. Non ho idea di cosa lo abbia spinto a tale scelta. In fondo a sé stesso, magari un giorno, troverà il bisogno di affrontarsi, di lottare con quel pensiero che l'aveva sopraffatto, ridotto a un mucchio brandelli di carne incollati dal dovere di tenersi in piedi. E per chi? Per l'amore? Per una moglie? Per una madre? Lo saprà lui, lo scoprirà e potrà strapparsi alle lugubri e lunghe catene da cui è imprigionato.
- Spero di sì per lui. -
E attaccarono a parlare del più e del meno, ma
soprattutto degli altri passeggeri di quel loro treno. Quando il viaggiatore aprì gli occhi, i due stavano farneticando di un fanciullo, una guerra e tante altre cose.
- La vede quella signora laggiù, quella con le calze verdi a pois rosa e la gonna gialla?
- Certamente.
- Bene. Quella lì la conosco. O forse no. Avevo attaccato bottone e lei fu fredda, glaciale. Ha un carattere in contrasto con il suo abbigliamento, tanto vivace, allegro e solare. A prima vista sprizza brio da tutti i pori. Ma le apparenze ingannano, persino tra i vagoni del treno.
- E di quel signore laggiù, quello con il camice, cosa mi racconta?
- È un medico. Fa una microba parte di questa tratta ogni giorno, per raggiungere l'ospedale in cui lavora. Sembra davvero un buon uomo. E invece lo vede quell'anziano lì? È proprio lì, ecco, dinanzi a lei. Bene, è un famoso uomo d'affari fuggitosene recentemente in pensione. Senza poter più lavorare dicono sia uscito di senno. Alcune voci di corridoio lo vedrebbero vestito da clown tutte le sere a fare il giullare nei locali e nei pub.
- E invece cosa sa di quella donna laggiù?
- Quale?
- Quella con gli occhi verdi.
- Pantalone nero di raso, camicia bianca e cravatta?
- Esattamente.
- Oh purtroppo nulla. È un bellissimo mistero anche per me. Ma qui si vede spesso, sa? Di solito  vestono così quelli del ministero, però.
- Perché non prova ad avvicinarla?
- Non sono convinto. Sembra affaccendata. La vedo alle prese con un libro. Non mi va di disturbare.
- E allora quanto sa di quel tipo là in fondo?
- Quello con la barba brizzolata e i capelli rasati?
- Certamente.
- Beh, è un tipo particolare. Non ho mai avuto  la premura di chiedergli chi fosse. Ma spesso muove la mani con confusione, senza sapere nemmeno lui il perché, alla caotica e nervosa ricerca di un misterioso qualcosa. E sembra sempre che cerchino di raggiungere il naso. Forse si vuole grattare e non ci riesce? Non lo so, non capisco. Ma, quale che sia il suo cruccio, mi dispiace per lui.
- Bene, bene. Lei mi intriga, mi ispira con i suoi racconti, stimola la mia selvaggia fantasia. Ne sfoggi un'altro, la prego.
- D'accordo. Ha presente quella vecchia donna, lì vicino all'ingresso del vagone?
- No. Non la vedo.
- Guardi bene, talvolta si fa piccola piccola per non farsi notare. Qualcuno ha addirittura rischiato di sedercisi sopra.
- Sì, ora la vedo. Ma è proprio minuta, piccina.
- Ecco, caro signore, sul conto di quella donna se ne narrano e se ne dicono come non immagina. Alcune teorie la vedono protagonista di mille avventure, altre la dichiarano membro di una nota famiglia nobile. Altre ancora sono irremovibilmente convinte che si sia mangiata i suoi stessi nipoti.
- Ma lei dove le trova queste storie tanto strampalate?
- Le ho raccolte viaggiando. Ma questo non è nulla. Se ne sentono proprio su chiunque. Mi è giunta voce di un contadino che ha ingravidato sua sorella, oppure del chirurgo che ha dato di matto durante del ferie, oppure ancora del mercante truffato da una turista straniera nella quale era convinto di riconoscere una lontana parente. Ne ho per ogni suo gusto.
- Mi narri la sua preferita. Mi narri qualcosa in grado di lanciarmi su un altro mondo, di farmi sentire la nostalgia di luoghi che non ho mai visto né conosciuto, di riaccendere in me emozioni lontane, magari anche sopite da anni, fiamme spente dopo aver arso per pochi minuti. Lei ha una novella, una fiaba, apologo o parabola, la chiami come vuole, lei ne ha una così. Lo sento nelle mia ossa. Mi porti dentro un sogno da cui non vorrò mai svegliarmi. Sa di poterlo fare.  Quindi lo faccia, lo faccia per me, questo sconosciuto che ora le chiede così tanta confidenza.
- Bene. D'accordo. La accontenterò. Lei ha nominato, in effetti, una tragedia ben precisa. Dunque le narrerò le vicende, le lacrime e gli amori di un fanciullo nato nel meridione. -

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