Seconda tappa

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Sotto il caldo cocente del deserto, un'ottusa fame soffocava i due viandanti. Il guidatore s'era fermato a leggiucchiare un menù lasciato a prendere il Sole all'ingresso di un invitante locale gonfio di clientela e dalla porticina sottile; e salì a galla all'attenzione del viaggiatore il volto corrucciato, imbronciato e incrinato, di un bambinetto, seduto sull'uscio di marmo della sua casa, a guardare le formiche danzare sulla terra.
- Bambino, cos'hai da stare così furibondo? Il Sole brilla alto nel cielo, non c'è mezza nuvola a macchiarne la chioma, è una bella giornata. Sorridi!
- Non ho motivo da gioirne. Il Sole m'è nemico.
- E come può esserlo? Il Sole, il dolce Febo, è una creatura tanto ridente e luminosa. Come si fa a tenergli rancore? E poi, è grazie ai suoi caldi riccioli d'oro se può esistere l'uomo, poiché senza di essi non ci sarebbero gli arbusti che popolano i nostri pascoli erbosi, non ci sarebbe frutta, non ci sarebbero foglie a stormire al vento, e non avremmo animali a belarci attorno. Il Sole, come un affettuoso e magnifico padre, ci dona la vita e le forze per viverla. Rendigli lode!
- È uno sciocco errore il tuo, sciocco viandante. È quel tuo stupidamente amato sole la causa del caldo soffocante e attanagliante che secca la terra e rende i prati deserti, che abbrustolisce le nostre siepi e fa sì che qui sgorghino dal suolo  le radici dei soli cactus e non di peschi o ciliegi.
- L'errore è tutto tuo, caro amico mio. Non è il Sole la causa di tale insormontabile sofferenza . Se ti corrode, se ti avvelena le giornate l'avanzare inesorabile del paesaggio desertico, insieme col suo clima impolverato, per esso dovrai ringraziare l'essere umano, non il Sole. Ma lo scoprirai crescendo. Non puoi ancora saperlo. -

Il ragazzino rimase sbigottito, inevitabilmente sorpreso dalla fin troppo pacata risposta  di quel goffo viandante. Ma il suo volto, terso di una libera spensieratezza infantile prima sconosciuta, ora irradiava una fioca luce di serafica serenità. L'uomo, invece, concluso il suo sommo discorso illuminante, si allontanò, constatando che il guidatore lo attendeva alle porte di un pranzo indimenticabile. Mangiarono once e once di carne alla brace, portate su portate e vassoi su vassoi giungevano al loro tavolo, in fila indiana, senza sosta, senza tregua per gli indaffarati camerieri, che tornavano nelle grasse cucine con alte pile di piatti vuoti, già lucidati dalle forchette, tanto che forse non sarebbe nemmeno servito pulirli. Finito il pasto, un cameriere asciutto e alto, dal profilo sottile, magro quanto la fame, portò un vassoio con sopra il conto.

- Qui ci hanno messo un po' troppo sale. -

I due commensali risero genuinamente, si alzarono e, approfittando del baccano e del trambusto dell'osteria, dato che i camerieri erano ben occupati a ingrassare altri clienti, uscirono senza sborsare mezzo tarì, tornando alla macchina con lo stomaco pieno.

- Era roba scadente.
- Mi è sembrato fosse tutto molto buono.
- Sì, anche a me. - Si sorrise il viaggiatore. - Ma non mi voglio sentire un ladro.
- Un ipocrita?
- Forse posso farmelo andare bene. -

Il viaggioWhere stories live. Discover now