Trentaseiesima tappa

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- Viaggiatore, in tre anni sei invecchiato proprio male, sai? - Suggerì il ballerino.
- Tu dici? - La dottoressa abbozzò una risposta, fingendo di non averlo notato.
- Ma certo! Guardalo, s'è rintontito.
- Ma pare possa capitare, dopo il coma. - E puntualizzò la dottoressa.

Erano saliti a bordo di un taxi e la nostalgia aveva invaso la mente del viaggiatore. Se n'era impossessata senza ritegno e lo voleva annegare nei suoi stessi ricordi. Lo aveva riportato all'inizio dell'avventura.

- Dovrete scusarmi, una vecchia immagine mi ha rapito e portato lontano, ad affogare lo sguardo tra le dune d'un deserto o nella nebbia dei picchi rocciosi.
- Non t'eri rintronato?
- No! Ho sentito tutto, lettera dopo lettera. -

Il taxi si prese il suo tempo e volle la sua legittima calma per portarli a destinazione. Incontrarono traffico e vi rimasero intrappolati, ingabbiati come una nave bisognosa di libertà nel soffocante vetro d'una bottiglia. Il Sole splendeva sulle strade, ma il vetro del finestrino era di un blu più opaco del cielo. E le nuvole parevano disegni sbiaditi su un vecchio foglio di carta.

- Signor tassista, posso porle una domanda?
- Mi dica.
- Cosa cambierebbe della sua vita?
- Come?
- Mi ha sentito.
- Non la capisco. - Confuso, gli rispose. Il viaggiatore aveva in mente i dialoghi col suo vecchio amico, sul viaggio e sui sogni e sulla vita. Per qualche motivo si aspettava di ritrovarlo in quello sconosciuto. E di sentirne la voce nelle parole di quell'uomo. Non l'aveva nemmeno visto in faccia, ma se l'immaginava con gli zigomi e le guance del suo amico.

- Viaggiatore, l'autista cosa ti avrebbe risposto? - Se ne uscì il ballerino.
- Nulla.
- Sarebbe rimasto in silenzio?
- No, assolutamente no. Non avrebbe chiesto modifiche, intendo.
- Nah!
- Non mi credi?
- Come potrei? Gli si leggeva in viso, nel suo passato vive un demone indomato.
- Non lo metto in dubbio. Anzi, mi pare scontato.
- E allora?
- Eravamo d'accordo di non pentirci. Di non scegliere per non dover dubitare. E di accettare le mosse e i magheggi dei nostri fili, di lasciarci muovere come burattini, trasportare come legni in mano alle correnti marine.
- Tutto chiaro, ma che c'entra?
- Era la nostra scelta. L'unica. E non è cosa da tutti. Non tutti hanno la libertà di lasciarsi incatenare. È il vincolo che esclude gli altri. Lui l'ha accolto e ne ha gioito. Chi ha tanta forza non trova più un motivo per pentirsi.
- D'accordo. - Si chiuse in sé, zittito da risposte senza domanda.
- Se non ti senti convinto, il viaggio ha risolto quei guai che lo tormentavano, sappilo.
- Lo dici per darti arie. -

Il viaggiatore rise.

- Cazzate! Era vacuo e vuoto e privo di parole per difendersi da certi interrogativi, quando siamo partiti. Sapeva solo di amare il proprio taxi e null'altro. Ma ha incontrato lungo la strada le sue verità, almeno credo.
- Cos'è accaduto?
- Ha ritrovato un frammento del suo passato, gli occhi del suo demone sulla riva del mare.
- Quindi, il viaggio lo ha condotto alle soluzioni che non trovava.
- No! Lui non le cercava e non le voleva! Ma il viaggio gliel'ha date lo stesso.
- Bene! - Sospirò. - Non ho capito un accidenti!
- Te lo rispiego da capo. -

E passarono così discorrendo il resto del tragitto.

Il viaggioWhere stories live. Discover now