Trentaduesima tappa

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Facendo avanti e indietro per il palco, prese a dialogare nervosamente con il pubblico.

- Cari amici, voi qui sedete
ma vi stupirà quanto vedrete. -

Proseguì, agitando le mani e battendo i piedi, affannando il respiro e impallidendo in volto.

- No, ma forse non capite,
non immaginate di quali ferite
e dolori
incontrerete i colori. -

- Questo è bravo. - Dall'alto degli spalti, il viaggiatore sorrise alla sua amica, sommessamente
- Tu dici? A me non sembra per niente.-

Intanto, l'attore si era accasciato a terra e piagnucolava cheti sussurri, irraggiungibili e incomprensibili per la platea. Poi si rimise in piedi e si asciugò le lacrime.

- Mia competenza non è
parlarvi di quanto sia
avvenuto. Discutetene
con chi di quei fatti fu in balia. -

E se ne andò, correndo via in preda al pianto. Per qualche momento il teatro rimase immerso nel silenzio. Ma entrò in scena il ballerino. E la quiete precipitò nel caos.

- Devo raccontare!
Devo dire!
E mi vorrebbe ammazzare,
se mi sentisse squittire! -

Pareva turbato, spaventato. Lo sguardo gli tremava, si spostava nervosamente, guizzando da una parte all'altra del teatro. Le mani fremevano per qualche ragione e non volevano restare al loro posto. Il ballerino le lasciava volteggiare e percuoteva l'aria dimenandosi con le dita.

- Non so se son matto!
E vorrei narrarvi un fatto!
Potrebbe essere falso o vero,
ma avvenne quand'io c'ero!
E vidi -

L'orchestra lo incalzava, lo rincorreva.

- morire quel suo candore.
E forse tu ridi,
mio spettatore, -

La musica dava alito e colore alle sue parole sbiadite.

- perché non hai
sentito mai
degli orrendi omicidi
di quello sporco seduttore.    

- Calunnia! - Si levò un guaito. Qualcuno abbaiava e ringhiava all'ingresso della sala.

- Forse, convien che me ne vada.
Ma, mio pubblico, bada
di non sentire e non udire,
perché quando parla lui tende a mentire. -

Sentenziò il ballerino, si aggiustò il fazzoletto che gli pendeva dal colletto della camicia e se ne venne via, inseguito da una pioggia di applausi. Il viaggiatore si stava per commuovere. La dottoressa non leggeva niente di straordinario tra quelle rime di pessima fattura. Le trovava di cattivo gusto. E come darle torto? Qualcun altro, ben più colto, le definì "un insulto alla longeva tradizione teatrale". Ma, in quell'effimero tempo della durata d'un breve e frettoloso istante, il pubblico le trovò stranamente straordinarie, forse perché abbellite tanto dall'abilità del ballerino. E avrebbero cambiatio idea nemmeno un'ora più tardi. Tuttavia, la tragedia era appena iniziata.

Apparve un uomo, all'entrata della sala. Giunse sul palco correndo, dopo aver attraversato la platea lasciando le sue grida isteriche dietro di sé, come i petali appassiti di un fiore abbrustolito dalla cattiveria e dal male.
Sotto le luci e gli occhi degli spettatori, si presentò.

- Buongiorno e Buonasera.
Avete visto un folle 
dalla riccioluta e folta criniera?
Me ne stavo di là, seduto in panciolle,
quando mi sono giunte le sue parole.
Ha la lingua affilata, come
l'aveva l'infame di cui è prole.
Ha già infangato il mio nome? -

Domandò, indagando con le parole e con lo sguardo. Leggendo negli occhi dei testimoni avrebbe colto la verità. No, non ce n'era bisogno. Sapeva già cosa voleva sentire. Restava solo da capire quanti bugiardi si nascondessero tra il pubblico.

- Rispondete
o ve ne pentirete. -

Tra le fila degli spettatori qualcuno ride, qualcun altro mugugnò parole strane, qualche voce rispose di sì o fece finta di nulla.

Il viaggioWhere stories live. Discover now