Nona tappa

79 26 50
                                    


La stazione era adagiata in cima a un basso colle nebbioso. Da lì, i tre viandanti ( tramite funivia ) arrivarono, dopo un'ora abbondante di viaggio, alle porte di una straordinaria cittadina, nata come protesta contro le leggi di gravità, sulla più ampia parete rocciosa di una grossa montagna, una delle più imponenti della sua dorsale, e dell'intera nazione. Le case e gli edifici erano stati costruiti scavando avidamente nella pietra, nel ventre della montagna, e collegati tra loro con una fitta rete di cunicoli e strade sotterranee, alcune delle quali vennero poi persino arricchite con i binari della metro; portare automobili da quelle parti sarebbe stato sconveniente, per una banale questione di spazio. Di strade, tuttavia, ve n'erano anche all'esterno, usate soprattutto per risparmiare tempo, grazie a nessi più efficienti tra determinate gallerie. E all'esterno queste strade divenivano solitamente passerelle di legno e corde, legate al monte con ganci, appigli e robuste funi, e sistemate con staccionate e ringhiere. Purtroppo le strutture esterne erano spesso inagibili, ad esempio con le forti piogge di Maggio, o con il vento, o durante l'inverno, già a Novembre, quando i Monti si ricoprivano di neve. Proprio per questo abitazioni ed infrastrutture erano tutte all'interno della montagna.
Ma la città sospesa, essendo così pensata e realizzata, si affacciava su di un immenso baratro, di cui era impossibile vedere la fine, persa nella nebbia della valle. Potrebbe sembrare un luogo inabitabile, impossibile anche solo da immaginare: una città incastonata dentro un monte, a un'altitudine elevatissima, eppure densamente popolata, e amatissima, anche in quanto località esageratamente turistica.

La stazione, in cui giunsero i tre viandanti, era stata incavata nella parte più a Ovest dell'intera parete rocciosa, proprio nella zona in cui fioriva il centro storico della città, in continua espansione.
Infatti, appena scesi dalla funivia, si diressero subito verso le gallerie più importanti.
- Questo posto è meraviglioso.
- Sì, ne sono più che convinto. Pensate che io qui, almeno una lauta trentina di anni fa, ci ho vissuto. E alloggiavo proprio lì davanti. Ecco - indicando una stradina ben illuminata, festonata con numerose piante da interno, - svoltando da questa parte, nel giro di due minuti sarei stato a casa, seduto sul letto, a leggere un buon libro.
- E com'è stato viverci? Comodo? Bizzarro?
- Ho vissuto nella maggior parte delle città di questa regione, ed era sempre la stessa solfa. Ma qui no. Questo capolavoro dell'ingegneria ha in sé qualcosa di unico. Forse per la sua posizione. O per la sua struttura singolare. Sarà quel che sarà. Sono stato qui come mai da nessun'altra parte. -
E presero a gironzolare lungo la via principale, decorata con grandi lanterne cubiche, posizionate al centro delle pareti, ai lati della strada, secondo intervalli regolari. Intorno alle lampade sgorgavano, giù dai muri di pietra, delle erbe rampicanti, piantate forse qualche anno addietro, nelle crepe della roccia.
La galleria era vivacemente affollata, dai turisti occasionali e dai consueti abitanti di ogni mattina, forse in occasione del mercato notturno; lo stavano già allestendo, con alcune ore di anticipo.
Sarebbero stati in vendita piatti tipici e prodotti della tradizione, e soprattutto liquori variopinti dal nome impronunciabile, ma anche tante altre cose strane, trasferite lì da ogni orifizio della nostra nazione. Tuttavia, i tre viandanti non videro nulla di tutto ciò, perché, dopo aver passeggiato per una mezz'ora scarsa, decisero di cercare una  locanda solitaria, magari imboscata in una zona più silenziosa, inombrata da tutto il resto. Erano stanchi, appesantiti, oltre che dai precedenti giorni di viaggio pure da una giornata difficile, lunga, farcita di compromessi, di scelte, di fin troppe emozioni.

Il viaggioOnde as histórias ganham vida. Descobre agora