Ottava tappa

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Poco dopo la partenza, il mattino seguente, prese a piovere a dirotto, a diluviare. L'acqua annegava l'asfalto, faceva sorridere i fili d'erba ai margini della carreggiata, faceva loro la doccia, e costrinse l'autista a cercare riparo. Guidare in quelle condizioni non era né facile né conveniente. Dunque rimasero fermi per un po', su una piazzola, sotto un grosso faggio, al lato della strada. Le  foglie cantavano in coro col vento.

Quando ripartirono non aveva ancora smesso di piovere, ma ormai cadevano solo poche gocce d'acqua sparse, per lo più scivolando a terra  dalle silvestri criniere degli alberi.
Il taxi aveva percorso già svariate miglia, quando un'auto, un lampo azzurro che profumava del colore del mare, lo sorpassò in un battito di ciglia. E l'autista, in quell'istante, vide. Come si vede nel fondo di una pozzanghera, e vi sembra di trovare un altro mondo, immenso, purtroppo racchiuso in una mera illusione ottica. Ma l'autista non se ne accorse. In quella pozzanghera epifanica, nel fondo della fiancata di quell'automobile, lui sentì il treno fischiare, esplorò le sponde lontane di una qualche isola sperduta in un mare delle sue fantasie, o magari infinite foreste, alla ricerca di sola una bella fanciulla, o forse scacchiere colossali, immensi ed aspri campi da battaglia, e fluttuò in mano ai fili del burattinaio, galleggiando sul dorso delle fiamme della passione, degli umori delle nevi sul crinale di immense montagne che in realtà, solo in questo nostro mondo macchiato e plagiato dall'insensatezza di tante scelte, non esistono.
Riprese i sensi svariate ore più tardi, svegliato dal viaggiatore, che urlava alla disperata ricerca di aiuto. 
Non aveva aperto gli occhi ma sentì già il lezzo soffocante del bruciato. Le gambe piangevano, lo tormentavano. Aprì le palpebre e cadde in un universo sfocato, piovoso e umido. Fece grande fatica ad alzarsi in piedi e ( riacquistata la vista ) notò di essere stato disteso sull'asfalto, accanto al suo taxi che, fumante, tutto accartocciato, se ne stava arenato addosso ad una robusta quercia, piegata anch'essa dalla brutalità dell'urto. Lì davanti c'erano il vecchio  signore, apparentemente illeso, seduto sul ciglio della strada, e il viaggiatore. Stava sbraitando contro il cellulare, camminando ansiosamente avanti e indietro.

- Cosa è successo? - Barcollante, chiese l'autista.
- Temo tu abbia perso il controllo dell'auto. L'asfalto era scivoloso, e può capitare abbastanza spesso se il mezzo procede a velocità elevate.
- No. Non credo sia andata così. - Si grattava i capelli, guardando la macchina, con una calma profonda, inadatta al momento attuale - Mi sono distratto, mi sono perso in mondi lontani da questa realtà. Ho vissuto in pochi secondi vite intere, scoperto verità inimmaginabili, scalato monti, colli, prati incontaminati, alveari pieni di vita e di soffice miele, città colossali cadute dopo assedi durati decadi, morte, rinascita, nuova vita, roccaforti più grandi sorte sulla cenere di altre.
E dopo sono tornato nel deserto. L'ho rivisto! L'ho visitato un'altra volta, mi credi? Il mercato, la spiaggia, il ristorante sulla palafitta, poi il porto e la nave, l'isola, il fumo. Tutto daccapo. E solo allora ho visto noi qui. E quella donna. Amico mio, ho rincontrato quella donna, alla fine di tutto, di quel sogno durato millenni forse, ma forse anche di più. Ero  in spiaggia, un'altra spiaggia, ben diversa da quella sulle coste del deserto. Ed ero fermo di fronte a lei, e di fronte a quello sguardo. Te lo ricordi? Ti ricordi di quel suo sguardo? Ci ha scotennati e riportati in vita, con quello sguardo stupendo. E poi mi sono perso di nuovo, solo per qualche attimo, in quelle strane fantasie, in quell'oceano infinito di possibilità, subito prima di risvegliarmi. - E tornò per un momento a grattarsi la testa, scompigliandosi la folta chioma. - Con chi eri al telefono ? -

Difatti il viaggiatore aveva appena concluso l'animata discussione telefonica sulle cui dolci note si era svegliato l'autista.
- Con il meccanico più vicino. Forse verrà. Forse no. O forse ci ha riso in faccia. In ogni caso non credo sia possibile proseguire, non con l'auto in quelle brutte condizioni.
- Aspettate miei cari signori. Non abbiate fretta. Potrei avere una soluzione. Ma questa comporterebbe l'abbandono, probabilmente permanente, del taxi, lì dov'è adesso. -
Ed il silenzio piovve dai cieli sulle loro teste, come fosse Spirito Santo.
- Continua. - Disse l'autista, inaspettatamente incuriosito, e disposto a separarsi dal suo adorato mezzo, oramai nella stessa situazione di una lattina accartocciata, una brutta copia appallottolata e lasciata ai margini del cestino.
- Ho un caro amico che abita da queste parti, e potrebbe fornirci un mezzo di trasporto alternativo, ad un prezzo ragionevole.
- Non so se i soldi mi bastano per un'altra auto, seppur usata.
- E chi mai ha parlato di auto? -
Il viaggiatore e l'autista non capirono, anzi rimasero sinceramente confusi.
- Gestisce un particolare servizio, caratteristico della zona. Alcune città di questa regione furono fondate molto in alto, in cima a delle colline ripide e scoscese, a cavallo di due crinali, o sul dorso dei Monti, ovviamente per motivi strategici. Ebbene un mio amico d'infanzia, con la sua azienda, ha avviato un progetto per collegare queste località attraverso funivia e teleferica. Ci sono svariate stazioni, una, ad esempio, non lontano da qui. Saranno sei o sette miglia, tutto sommato.
- La tua è un'ottima proposta, certo, ma quando avremo finito di visitare questa regione, come faremo per andare avanti? Non riusciremo a  proseguire senza il taxi, temo.
- Senza il taxi sicuramente no.
- O forse sì! -
- A cosa stai pensando?
- Il pirata! Una volta finito qui potremmo raggiungerlo nelle praterie, a Sud, con un treno. Vecchio, ci sono ferrovie da queste parti?
- Penso di sì, ma da qui non partono treni che scendono direttamente così tanto a  Sud. È un viaggio troppo lungo, non conveniente per le compagnie ferroviarie. Dovrete fare scalo almeno una o due volte, se non addirittura tre o quattro. -
- È fattibile. Sei d'accordo, amico? Davvero vuoi lasciare qui il tuo taxi?
- Assolutamente. A giudicare da come l'ho conciato, credo di non poter fare più nulla per lui, se non piangerlo o tenerlo stretto tra le mie memorie. Vecchio, sarai dei nostri?
- Per un altro po'.
- Bene. Allora sappi che noi non abbiamo fretta, e la destinazione non ci interessa. In ogni caso non commettiamo errore e non perché siamo eterni, assoluti o cose del genere. Noi, viaggiando, erriamo, ma nel puro senso dello spostamento. Perché non può cadere nel fatale errore chi non prende una decisione, chi non sceglie e non si lamenta del risultato, anzi lo accoglie a braccia aperte qualunque esso sia, nella pia accettazione di quello che la sorte gli ha voluto riservare. In questo modo, e solamente in questo modo, ci rendiamo assoluti, più forti di coloro che restano fermi a consumare la loro vita tra le solite quattro mura, infreddoliti dalla paura di rivedere il colore del cielo. È così che noi viaggiamo. -
Poi, mentre l'autista parlava con l'uomo anziano, il viaggiatore sentì il bisogno di sorridere, e non seppe farne a meno. Aveva davvero trovato un'anima affine.
- Mi sembra un ottimo modo per farlo. Anche io ero un viaggiatore, parecchi anni addietro. Adesso sono ridotto ad un mucchio di ossa che ancora cammina, parla e mangia, per cui reputavo impossibile un mio ritorno alle avventure. Ma voi me lo avete reso possibile. E vi ringrazio. E vi giuro che non sprecherò questa grande occasione. - Rispose l'attempato signore.
E quindi si misero in cammino verso la stazione più vicina. Non ci volle troppo per trovarla, visto che l'uomo anziano conosceva alcune scorciatoie, grazie alle quali, tagliando per il boschetto, accorciarono abbondantemente il tragitto.
Giunti sul posto incontrarono l'amico del vecchio signore. Aveva un aspetto altrettanto senile, ma era più alto e massiccio, decisamente robusto.
- Benvenuti, amici cari! -
Non appena li vide gli si illuminò lo sguardo, ed il volto freddo, spento, che aveva, si fece subito solare ed accogliente. Pochi minuti prima, il vecchio l'aveva contattato tramite il cellulare del viaggiatore. Si erano messi d'accordo che  i tre avrebbero potuto viaggiare senza pagare, in onore dei bei vecchi tempi, indimenticabili, ma rimasti sepolti con il passare del tempo.
- Tuttavia,  dato che  ovviamente tutto ha un prezzo, a questo mondo, dovrete diffondere la voce e farmi pubblicità, durante i vostri viaggi.
- Ne saremo più che contenti. -

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