Trentanovesima tappa

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- No!
- Ma come?
- Era noiosa! E sessista!
- Aspetta! Precisiamolo, non l'ho scritta io! La voce che senti non è l'autrice, ma una sua mera imitatrice!
- Dettagli, ballerino! Ne voglio un'altra!
- Basta! Te ne prego, fammi dormire!
- No!
- Sei insaziabile.
- Sarà.
- E sia.

Lo dice Giovanni,
dai piedi storti,
dai madidi panni,
dai capelli corti.
Lo dice Giovanni,
del mondo mira i malanni,
del globo guarda i guadagni,
del bosco ascolta i castagni.
Lo dice Giovanni,
ha visto intera la terra,
ha visto i veri inganni,
ha visto la vita, l'amore e la guerra.
Lo dice Giovanni,
cazzate ne spara,
cazzate ne predica e di campi ne ara,
cazzate ne canta a tanti tiranni.
Lo dice Giovanni.
Lo dice da anni.
Lo dice da tempo.
Lo dice e cala il maltempo.
Lo dice Giovanni,
ne ha visti di compleanni,
ne ha visti di torti,
ne ha visti di morti.
Lo dice Giovanni.
Mi sono rotto le palle
di rime da barbagianni.
Mi sono rotto di dirvi balle.

Allora? Coltissima dottoressa, cosa ne pensa? -

E lei lo guardava storto.

- Belle trovate, ma speravo in qualcosa in prosa.
- Sei un assillo.

Tra le città del Sud si aggira una banda di musicisti ambulanti. Se ne sente da settimane. La gente ha bocca per parlare solo di loro. Là il Sole è torrido, insopportabile il suo bacio sulla pelle. Eppure, loro strimpellano la chitarra ogni mezzogiorno. Tutte le mattine, stai pur certa di beccarli in piazza. In rare occasioni si son visti di sera. Nel contado non v'è una famiglia che non li ami. Le persone offrono loro luculliani pasti caldi. E perché dovrebbero? Quei quattro miserabili non hanno un mestiere, del cibo o una casa per consumarlo. Hanno gli strumenti, regalo o eredità di  un parente, e hanno il talento per brandirli. In cambio di una serenata o di una dedica durante l'esibizione in piazza, la gente cucina per loro, trasforma il proprio salotto, per pochi minuti, in un'osteria. Li fa sedere e li sfama.  Girovaghi, hanno vissuto in ogni angolo del meridione, hanno cantato e bevuto e litigato in innumerevoli locali e bettole. Non li so contare più.
Di frequente, in treno, scopro deliziosi dettagli sui testi. Li producono loro, sai? Non ne ho mai letto uno, o ascoltato. Ma mi piacerebbe molto. Sono i paladini di un'arte in rovina, disprezzata dagli spocchiosi scrittori di qui  e dimentica dai loro incapaci connazionali.

Sufficiente a saziarti l'appetito?
- Non ne sono sicura.
- E sia. - S'era arreso. - Sentiamo se riesco con questa.

L'aviatore altalenante aveva soli nove anni quando ...

- L'ho già sentita! Cambia disco. - Lo interruppe.
- Impossibile!
- Tu dici?
- Ne sono sicuro! Hanno bandito in tanti paesi il libro di novelle a cui appartiene! È improbabile incontrare qualcuno che la conosca per intero. Ne hanno divulgati dei frammenti. E me ne sono giunti alcuni poco noti. Sarebbe bello  rammendarli, ricucirli per ricostruire la vicenda. Bello, sì, ma impossibile.
- Hai finito?
- Sì. - Rispose, confuso.
- L'hanno inventata in casa mia, quella storiella.
- Bugiarda!
- Ma è vero! Mio zio, povero illuso, coltivava l'ambizione di diventare scrittore. Pubblicò quell'ingrato libro. Lo odiarono. Per consolarsi, si diede al giornalismo, protetto da uno pseudonimo.
- Davvero?
- Certo! In paese, ne bruciarono dozzine e dozzine di copie. Lo umiliarono.
- Avevo sentito di simili atrocità.
- Mille novelle tra le mani di un unico autore. Un capolavoro, a sminuirlo. E "L'aviatore altalenante" era il cuore di quel libro. Mi è rimasto impresso, parola dopo parola.
- Mi faresti un regalo?
- Sentiamo?
- Me lo racconteresti? -

Un sorriso malizioso macchiò le labbra della dottoressa.

- Lo farei volentieri. Tuttavia, tutto ha un prezzo, a questo mondo. - Si avvicinò a lui. - Sai, ballerino, - fermò la lingua, ma mani e dita presero a muoversi, ad avvinghiarsi al braccio del ragazzo. E riprese - m'interrogavo sul sapore di un tuo bacio. -

Il viaggioWhere stories live. Discover now