Ventiduesima tappa

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- Salve, signorina, mi scusi tanto. Ne sono sicuro, non darà peso a mezza virgola di quanto sto per dirle e questo discorso sembra così dozzinale, ma lei ha degli occhi magnifici. Passerei la mia vita a parlarne, a descriverli e a predicarne la bellezza come un monaco leale al solo su signore! Sono più luminosi di una galassia, persino più profondi. Annegherei limpido mare delle due pupille. Anzi, sono sicuro di averlo già fatto, perché non m'importava di tornare a galla a prendere aria. Sono certo di averla già incontrata, ma mai conosciuta. Non so neppure il suo nome, pensi un po'. Lei era su quella spiaggia, nel deserto, lei era nella mia auto quando si è spenta senza riaccendersi, lei era nella sauna ed è qui adesso. Tuttavia, c'è dell'altro. Lei era già nella mia vita prima che partissi. E mi ero dimenticato? Come non lo so. Ma sembra che il mio viaggio mi porti sempre da lei. In fondo, il vento mi ha spinto a errare, a vagare senza una destinazione, solo per incappare nel suo sguardo e riscoprirne la bellezza? -

Ci fu un istante di silenzio. Come l'autista ricordava, quei due occhi sapevano allungare il tempo, far sembrare i minuti ore. Ed erano ore di inimmaginabili passioni. Ore indimenticabili, che si riducevano a un battito di ciglia.

- Io mi ricordo di lei. Sì, ci siamo visti su quella spiaggia. Ma non era la prima volta, lei ha ragione. Quella mattina è stato indescrivibile a parole. Ma sì, lei ha ragione. Noi ci conosciamo. E mi consenta di darle del tu. Se in fondo a tutto c'è del vero, mi sembra ridicola tanta distanza e solennità.

- Non riesco a darti torto, cara signorina. Ma dovrai scusarmi, questa giornata mi ha rubato tutte le forze, e sto morendo di fame. Posso offrirti la cena o sembro sgarbato?
- E da quando una cena offerta sarebbe sgarbata? - Si sorrisero. - Seguimi, so di un posto di cui non ci pentiremo. -

L'autista le andò dietro, senza neppure pensarci, e si dimenticò di dare ogni spiegazione ai sue due compagni di viaggio.
La voce di quella donna rimbombava nella sua testa in uno strano modo. Lui non la conosceva. Ma era come se l'avesse già sentita parlare almeno un migliaio di volte.

Il viaggiatore e il pirata non seppero, con tutta sincerità, cosa pensare. Dunque decisero di acquistare velocemente delle scorte, di consumare un pasto rapido, e di attendere alla nave il ritorno del loro amico.
Passò tutta la notte, senza che l'autista si facesse vedere o sentire. Apparve solo a tarda mattinata, il giorno seguente, con un nuovo sorriso a tingergli lo sguardo.
- Buongiorno!
- Buongiorno a voi, amici miei. Scusate se mi sono fatto aspettare. Ho riscoperto una parte della mia vita che non ero nemmeno consapevole di aver vissuto. Una trama di sguardi, una vicenda intessuta solo con pochi dettagli, con quelle piccole tamerici che a fine giornata ci rendono  il volto più luminoso.
- Sono contento per te.
- Grazie.
- Lei verrà con noi, ora?
- Non c'è posto sulla nave, galantuomini. È solamente una piccola caravella, non una nave da crociera. - Tenne a precisare, burbero come sapeva essere solo lui, il pirata.
- Il problema non si pone. Perché sarò io ad andare via con lei. Abbiamo bisogno di parlare, di capire come procedere. - L'autista sentenziò con tono fermo. - Ci serve del tempo, - riprese - ma ci rivedremo. È una promessa. E questo viaggio non si chiuderà prima che io l'abbia adempiuta.
- Inseguila. Non preoccuparti del viaggio, o della promessa. Vivi con lei ogni sogno possa passarti per le rotelle. E non voltarti indietro. Non farlo mai. - Disse il viaggiatore, lieto per la bella svolta della vicenda, ma comunque amareggiato perché perdeva un altro compagno di viaggio.
L'autista se ne andò, lasciando dietro di sé mille ringraziamenti e auguri per il futuro dei due viandanti.

Il viaggioWhere stories live. Discover now