12C - Dicevo solo per dire!

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Se c'è un hobby che ho appena sbloccato è quello di infastidire Jordan Baxter. Invadere il suo territorio è già oltraggioso, ma dirgli dove mettere cosa in casa sua? Pure peggio. E assolutamente esilarante.

Dopo l'ennesima vittoria, stavolta contro i Dolphins, abbiamo cenato al solito ristorante e ci siamo poi diretti a casa sua. Non avevo chissà cosa in macchina, giusto il trolley con cui sono arrivata, un borsone, la mia borsa e alcuni cosmetici che ho preso da casa di papà.

Salutarlo per trasferirmi a casa di un suo giocatore è stato parecchio strano, ma anche divertente. Mi ha propinato un mucchio di raccomandazioni e minacciato Jordan senza peli sulla lingua.

Adesso ci siamo.

L'ho punzecchiato abbastanza in questi giorni, ora però è il momento di fare sul serio. Voglio sistemare le mie cose e poi... voglio provare e revisionare i capitoli che ho scritto finora e vedere se riesco a modificarli. Non scherzavo la scorsa volta, quando ho detto che avrei potuto chiedere a Jordan informazioni in merito al rugby. Forse il football non fa per me, mi serve qualcosa di più motivante e aggressivo, qualcosa che mi sproni a tirare fuori la vena più sadica che posseggo.

E se fosse uno sport romance dalle sfumature più dark? Se lui fosse l'uomo più sfrontato con cui lei sia mai stata?

Il cuore batte forte nel petto mentre il familiare formicolio sulle dita si espande fino alle mani.

Sento il prurito da scrittore. O così piace chiamarlo a me. Un richiamo.

Mollo la presa sul trolley e frugo nella borsa, attenta a non far scivolare il borsone in spalla. Non so quanto tempo mi rimanga prima che apra la porta ma devo assolutamente annotarmi ciò a cui ho appena pensato prima che lo dimentichi. Trovo un taccuino e una penna e, poggiandomi al muro, scribacchio tutto quello che mi passa per la testa.

«Ma che stai facendo?»

Sobbalzo, colta alla sprovvista dalla sua voce profonda, e porto una mano sul petto. «Dio, mi hai spaventata.»

«Stai imbrattando il mio muro?» ribatte.

«Cosa? No. Stavo annotando... lascia perdere.» Metto via il taccuino e la penna e faccio un cenno al trolley. «Aiutami, per favore.»

Lui non risponde, si limita a un sospiro mentre afferra la mia valigia e la trascina dentro. Lo seguo, chiudendomi la porta alle spalle. Provvedo subito a sistemare la borsa sull'appendiabiti, insieme alla mia giacca, poi lo seguo su per le scale in legno massiccio.

Per ovvie ragioni, non ho ancora visto il piano superiore. Il corridoio è anch'esso in parquet, un bel tappeto beige ricopre l'intera lunghezza. Ci sono diverse porte, ma Jordan si dirige verso quella centrale, immagino sia la stanza degli ospiti.

Rimango spiazzata, ancora sulla soglia, davanti alla meravigliosa camera da letto che mi si para davanti. Gli stessi pannelli di parquet ricoprono la parete centrale posta dietro al letto, ma di un colore più chiaro. Di fronte a esso, un'ampia vetrata provvista di tende marroncine tirate ai lati.

Il letto è uno di quelli a contenitore, la base in legno che fa pendant con la parete e una testiera morbida in pelle. I comodini sono fissi alla parete, rettangolari e le lampade rotonde sistemate al di sopra di essi. Ai piedi del letto una panca in finta pelle che si abbina alla testiera. Sul pavimento c'è un tappeto rettangolare, scuro, e sulla destra un'altra porta socchiusa che si rivela essere il bagno. Compio un passo in avanti per esaminarlo e... santo cielo. Questo bagno è divino. A partire dal pavimento chiaro, la vasca posta all'angolo, la doccia di fronte a essa, totalmente trasparente, fino al water moderno e l'ampio mobile che ospita due lavabi. Che diamine se ne fa di due lavabi se è uno solo?

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now