34C - Pasticcio. Decisamente pasticcio.

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Cambiano delle cose nelle ultime due settimane. Ad esempio, i mobili delle camere degli ospiti arrivano eppure le mie cose restano dov'è che sono, divento mamma adottiva di un pitbull che ho denominato Serial Killer e... vado a letto con il mio finto fidanzato. Ogni giorno.

Intendiamoci, avrei voluto mandare via Kinder nonostante tutto perché continuo a esserne intimorita ma, rispetto alle prime settimane, le cose vanno un po' meglio tra di noi. Credo ancora che faccia gli occhi dolci a Jordan e che lo corrompa con leccatine e strusciatine, tuttavia, non posso nemmeno biasimarla. Insomma, abbiamo tutti visto Jordan. E poi io le piaccio. Strano, ma vero. Da quella sera di due settimane fa, quando ha creduto di difendermi da Jordan l'ho vista con occhio diverso, per questo mi sto impegnando anch'io nel costruire una relazione con lei.

Sempre da quel giorno, non riesco a fare a meno di mettere le mani addosso a Jordan. Il giorno dopo la prima volta ci siamo guardati e abbiamo concordato che la sera prima era stata frutto dell'euforia, che avevamo detto cose che non pensavamo e che era assurdo anche solo pensare di fare una cosa del genere. Poi sono andata a fare la doccia e, cinque minuti dopo, Jordan si è fatto spazio dentro al box in vetro e mi ha presa proprio lì. È stato un po' strano perché non indossavo gli apparecchi e gliel'ho detto, ma eravamo così presi che, anche avvolta nel ronzio, sono riuscita a godermi l'esperienza. Mi sono affidata a ogni altro senso, ho riposto fiducia in Jordan e mai una volta mi ha fatta sentire a disagio.

Abbiamo scoperto che se non c'è sintonia quando parliamo, esplode quando agiamo. Quindi parliamo di meno e ci tocchiamo di più. È un istinto irrefrenabile, che abbiamo provato a sedare più volte. Dopo una settimana, però, ci siamo arresi e abbiamo concordato che fino a quando ne avremmo avuto voglia, l'avremmo portata avanti. Senza troppi fronzoli. A me sta bene. Mi sento più rilassata e, assurdo o meno, sono più produttiva. Ho superato metà romanzo, mi accingo allo sviluppo della parte finale e sarà... fatta. Fatico ancora a crederci ma non voglio esaltarmi troppo, mi illuderei, cosa di cui non ho voglia.

Perciò mi godo l'attimo.

Battibecco ancora con Jordan, lo esaspero fino allo sfinimento e ne godo, però le cose sono più ammorbidite. Per quanto lo possano essere per uno come Jordan Baxter.

«Riesci a stare ferma cinque minuti? Cinque. Non dieci, non venti. Cinque» sibila proprio Brontolo, al mio fianco.

Alzo gli occhi al cielo e riprendo a rovistare in borsa, alla ricerca delle caramelle balsamiche. «Tu non dovevi nemmeno esserci. Non stressarmi.»

«Lamentati con Louis» ribatte, un attimo prima di rimettersi le cuffie alle orecchie. Quegli affari sono più grossi della mia testa.

«Ci ha già pensato papà» gli ricordo. «E comunque, ho bisogno che mi parli della tua famiglia. Piantala di cercare di ignorarmi. Devo sapere più cose possibili, non voglio sfigurare.»

«Sono una coppia e una figlia australiani. Che altro ti serve sapere?» Mi guarda con ovvietà.

Sul serio, adesso lo riempio di schiaffi. «Ti chiederei se fai sul serio, ma so che è così. Voglio i dettagli, Brontolo.»

«Piantala di chiamarmi così e forse ti dirò i nomi.»

Reprimo un altro insulto e mi volto nuovamente nella sua direzione. «Dettagli. Per favore

Compiaciuto dalla mi arrendevolezza, fa scivolare le cuffie attorno al collo. «Daniel e Lana Baxter sono i miei genitori, Ruby mia sorella minore, ha sedici anni e frequenta il liceo. Vivono a Melbourne da sempre, si sono sposati giovani e... non mi viene in mente altro.»

«Una vita con loro e ti limiti a questo?» Massaggio le tempie, esausta. Per fortuna il viaggio non è lungo. In aereo, da Brisbane a Melbourne ci vogliono all'incirca poco più di due ore. È un bene visto che ho una valigia colma di libri, un borsone altrettanto straripante e una borsa che scoppia di adesivi.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora