50C- Il mondo visto dall'alto

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Stare appresso a mio padre, specie in una fase tanto delicata della stagione, è un incubo. Mi sembra di vivere con un bambino. All'inizio era partito bene, sembrava propenso a restare a casa. Due giorni. Ecco quanto è durata. L'ho avvisato che se voleva tornare allo stadio doveva darsi una regolata agli allenamenti e così ha fatto. Più o meno... Ho chiesto a Loris di tenerlo d'occhio e informarmi se avesse esagerato. Lo ha fatto. Così sono andata nel suo ufficio, al Suncorp, e l'ho sgridato. Non può sbraitare contro i giocatori, gli sale la pressione e i valori delle analisi si stanno assestando solo adesso.

Certo, dopo avergliene cantate quattro me la sono filata, volevo evitare di incappare in Jordan.

Le cose tra di noi sono abbastanza statiche. Ci vediamo a malapena due minuti quando mi porta o viene a prendere Kinder e le interazioni si limitano al saluto.

Dopo l'ultima conversazione, il giorno del malore di papà, ho voluto prendermi del tempo per me. Ho parlato tanto con Nat, anche con Lisa e Jenna che sono persino venute a farmi compagnia una sera con tanto di gelato e patatine, e loro sono dalla mia parte. Comprendono che mi servano un paio di giorni per assimilare il tutto e cercare di capire come affrontare le cose.

Voglio dire, Jordan ha detto di essere innamorato di me. E poi mi ha mostrato, ancora una volta, di tenerci.

Forse avrei dovuto credergli subito ma era stata una giornata pesante e le cose che mi aveva detto non erano semplici da digerire. Adesso, col senno di poi, credo dica davvero. Probabilmente nemmeno Jordan si era reso conto di provare un sentimento simile all'inizio.

Temevo che le sue fossero parole dettate dalla paura di perdere quella routine che avevamo creato, che non facesse sul serio. Eppure, ogni volta che ci guardiamo negli occhi lo sento dritto al cuore. È innamorato di me.

Allora cosa ci fai ancora a casa di tuo padre? Perché non sei tra le sue braccia?

Perché... ho paura.

È sciocco, lo so, ormai le carte sono in tavola e dipende tutto da me, lui mi sta aspettando, ma nutro timore. Che le cose possano cambiare di nuovo, che si sia reso conto di non desiderarmi più, che voglia tornare alla sua vita di prima.

Questi stupidi pensieri mi azzannano, persino quando so per certo che Jordan non cambierà idea.

Forse devo semplicemente farla finita. Andare da lui e affrontarlo. Voglio darci una possibilità. Sono stanca di vivere nell'incertezza e di sentirmi mancare il fiato quando lo vedo. Ho bisogno di sentirlo vicino, di guardarlo dritto negli occhi e dirgli che lo amo.

È trascorsa una lunga settimana, sono riuscita a chiudere il contratto del vecchio appartamento a Chicago e Natalie si sta occupando di spedirmi le poche cose rimaste. Per il momento la mia Hanna rimarrà in un deposito, poi vedrò insieme a papà come muovermi. È un po' inutile possedere due auto quando ho deciso che abiterò qui in pianta stabile.

Inutile dire come papà sia rimasto scioccato dalla mia decisione, non se l'aspettava, è chiaro. Poi mi ha abbracciata ed è scoppiato in lacrime. Il famigerato coach Spencer ha pianto di gioia. Non me l'ha mai detto perché sapeva che avevo la mia vita a Chicago ma credo che abbia sempre sperato di avermi qui, con lui. E io sono felice di aver preso questa scelta.

«Sei agitata?» domanda Jenna, dal sedile anteriore.

Mordicchio l'interno guancia e annuisco. «Sì.»

«Vedrai che andrà tutto bene. Con Jordan e anche con tuo padre. Il coach Spencer sa che ci sarai e sarà costretto a comportarsi bene.» Sorride Lisa, alla guida.

«Non vedo l'ora di vederlo» ammetto. «Ogni volta che ci vediamo e non muove più di un passo nella mia direzione mi uccide. Ho proprio il bisogno fisico di sentirlo vicino.»

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon