42C - Per Kinder

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Non credevo che sarei tornata a Chicago per una motivazione del genere e invece eccoci qua. Ieri pomeriggio papà ci ha raggiunto a casa di Jordan e abbiamo parlato. Ho pianto di nuovo notando la sua espressione desolata e afflitta, ma siamo arrivati a una conclusione. Ho prenotato un biglietto e ora eccomi qui, all'uscita dell'aeroporto internazionale di Chicago-O'Hare.

Sono partita all'ora di pranzo da Brisbane e sono atterrata a Chicago intorno alle otto e mezza del mattino. Natalie mi aspetta, pronta a scortarmi alla polizia. Ho riflettuto tutta la notte, incapace di chiudere occhio. Chi può avere scoperto una cosa del genere? Chi? Chi? Chi?

Le domande evaporano dalla testa quando riconosco la mia migliore amica. È già a braccia aperte quando mi fiondo su di lei e la stringo come se la mia vita dipendesse da lei. «Oh, Nat. Non hai idea di quanto mi sia mancata.»

«Ce l'ho invece. So che questa è una brutta situazione ma sono felicissima di riaverti un po' per me. Guarda come sei bella, il fidanzamento ti dona!» esclama, scostandosi per potermi guardare.

«Ma piantala» bofonchio.

«Dico sul serio, Cali. Sei radiosa, abbronzata, hai gli occhi pieni. Dovremmo farci una bella chiacchierata ma al momento è meglio andare. Hai riflettuto su cosa ti ho detto?»

Annuisco mentre la seguo verso la sua auto. «Hm-hm. Ma non c'è nessuno, davvero.»

«Mmh. È solo molto ambiguo, sai? Un riscatto pur di non far uscire un'informazione che potrebbe fruttare persino più soldi se venduta alle giuste persone, non credi?» Prende posto.

«Lo so. Più ci penso, più qualcosa mi puzza. È un po' come se fosse stato tutto in maniera amatoriale. Ieri stavo andando fuori di testa ma adesso, a mente più lucida, non lo so, sento che mi sta sfuggendo qualcosa.»

Percorriamo la strada verso la centrale di polizia discutendo di questa faccenda, poi le racconto di papà e di come l'ha presa Jordan.

«A proposito del famoso Jordan, non c'è niente che devi dirmi. Ora che siamo faccia a faccia non puoi ingannarmi.»

«Che dovrei dirti?» Aggrotto la fronte.

«Che ti stai innamorando perdutamente di lui, Calista Spencer. Ti piace da morire, ci stai sotto e quello che hai lì in mezzo» accenna al mio petto, «parla chiaro, amica mia.»

Arrossisco furiosamente. «Ma che dici! È tutta finzione, Natalie. Non c'è nemmeno un'amicizia, figurati... sentimenti.»

«Non c'è amicizia perché siete direttamente passati al livello successivo. E poi, uno che non ha interesse nei tuoi confronti non ti rompe le palle se parli con il suo amichetto del cuore. Era geloso marcio all'inizio, è geloso adesso e lo sarà anche quando troverà un'altra scusa idiota pur di tenerti accanto» asserisce, convinta.

Alzo gli occhi al cielo. «Jordan non prova niente nei miei confronti che non sia irritazione o fastidio. Ieri ero in difficoltà e mi ha ascoltata.»

«Gli hai raccontato di tua madre, Cali. Non è una cosa leggera. E non è solo perché ti fidi di lui, ma perché nutri sentimenti nei suoi confronti. Lo vedi come un rifugio. Puoi negarlo quanto ti pare, signorina, ma sei praticamente mia sorella, ti conosco meglio delle mie tasche. Ora sei in fase di negazione, presto arriverà la realizzazione e poi la rassegnazione.» Sorride, divertita.

Non le rispondo. Natalie parcheggia di fronte alla centrale e mi guarda. Ricambio con un sorriso tirato e annuisco. «Ti chiamo quando finisco.»

«Ti voglio bene, Cali. Qualsiasi cosa accada.»

Vorrei abbracciarla, ma ho una questione da risolvere. «Qualsiasi cosa accada.»

Sospiro, stanca e assonnata. Continuerò a ripeterlo all'infinito: il jet-lag è uno schifo. Lo è anche l'impasse in cui mi trovo al momento. Ho affrontato il capitano Keller, lo stesso uomo che anni fa si era occupato del nostro caso, e ho mostrato lui l'e-mail. Si è tenuto il laptop per poterlo far analizzare dai loro esperti e poi mi ha fatto un'altra serie di domande generali. "Chi pensa sia stato?" "Lei è certa di non averlo detto a nessun altro?" e così via. Poi sono tornata a casa in bus ed è stato un inferno.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora