44J - Ne parliamo a casa

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Mi sveglio con lo stesso identico pensiero da giorni, oggi non c'è differenza.

Mi manca.

La mia cazzo di finta fidanzata mi manca.

Il solo pensiero mette i brividi, eppure è così. Credo sia solo una questione d'abitudine, però. So che tornerà quindi sono conscio che la casa non resterà così vuota per molto. Tuttavia, nel momento in cui la stagione finirà e così il nostro accordo, le cose saranno diverse perché saprò che non devo aspettarmi di rivederla.

E poi... è bello riavere silenzio. Niente canzoni di Rihanna la mattina mentre si prepara, niente spaventi la notte quando mi giro e la vedo dormire come un dannato cadavere. Niente libri sparsi in giro per casa o il kindle sotto al cuscino. C'è ordine. E l'ordine è bello, mi piace.

Giusto ieri sono entrato nello studio per partecipare a una trasmissione locale e dietro di me, mi sono accorto, vi erano una ventina di romanzi rosa dalle copertine oscene. Dopo che il coach è venuto qui domenica scorsa, ci siamo messi d'accordo sul rivelare a Louis ciò che è accaduto. Al momento siamo tutti un po' tesi per questa storia e la versione annacquata è che Calista è partita per delle questioni personali, pertanto nessuno è sorpreso di vedermi solo in giro per strada.

Ruoto il collo e allungo le braccia in attesa che arrivi il momento di entrare in campo. Giochiamo contro i Newcastle Knights, una delle squadre più preparate sotto ogni punto di vista. Ciò significa che ci daranno parecchio filo da torcere, ma ho un bel po' di frustrazione da smaltire, quindi preferisco non preoccuparmi troppo. Farò il possibile per distruggerli.

«Ehi, tu.»

Mi volto e ricambio il saluto con un cenno del mento. «Ehi.»

Loris si siede sulla panca vuota e mi scruta. «Notizie di Cali?» chiede. Lui e Alex conoscono solo una parte di storia, ossia che Calista ha ricevuto un'e-mail ricattatoria e che doveva gestire la cosa da Chicago. Non hanno pressato per sapere ulteriori dettagli e questo spiega perché sono i miei amici più cari. Non chiedono quando non devono, si limitano a starmi accanto e basta. È quello che farei anch'io.

«Oggi non ancora, ma dovrebbe star dormendo al momento.»

Lui annuisce. «Ascolta, sono passati mesi ma non ne abbiamo mai parlato perché tu sei un mulo mezzo muto e riuscire a trovare un momento per fare conversazione è impossibile.»

«E pensi che questo sia il momento più adatto? Stiamo per scendere in campo.»

Loris alza gli occhi al cielo con fare annoiato. «Mancano ancora dieci minuti, non rompere le palle e ascoltami. Calista è una mia cara amica e non getterò al vento la nostra amicizia solo perché tu fai l'orco possessivo quando non ne hai il diritto. Quella volta dovevi gestire le cose diversamente, punto. Non voglio continuare a parlarne, però dovevi sapere come stanno le cose. A prescindere da Nadia, ci tengo a Calista, è davvero una buona amica e nessuno capisce i meme bene quanto lei. Quindi fammi il favore di darti una calmata, se c'è qualcuno che le interessa, qui, non sono io.»

Si alza e fa per andarsene ma lo blocco subito con una mano. «Che cazzo vuol dire che le interessa qualcuno? Chi è? Uno della squadra?»

«Non ti ho mai visto così loquace, JB» si inserisce Alex, divertito.

«Muovete i culi e scendete in campo, signorine!» urla il coach. «Date il meglio, voglio vedervi grondare di sudore e fango. E per nessuna ragione al mondo lasciate avvicinare Baxter a Grigoryan.»

«Sì, coach» rispondono tutti.

Io no. Perché so chi è Grigoryan e vorrei già pestarlo a sangue. Uno stronzo che pensa di poterla avere sempre vinta. Tutte le volte parla di mia sorella. Mi dice quanto adorerebbe scoparsela. Che gli piacciono più giovani. E che la tratterebbe come una puttanella vogliosa. Ogni volta che giochiamo veniamo entrambi espulsi dalla partita. Ma poco mi importa fin quando lo pesto. Ruby è una ragazzina, nemmeno maggiorenne per amor del cielo. E poi la rende così sporca solo parlandone. Non esiste.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now