𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄

23J - Tutto bene, JB? Ti vedo teso

Cazzo.

Cazzo, cazzo, cazzo.

«Alzati» ringhio, contenendomi a fatica.

Credevo che non si sarebbe mai inginocchiata e invece eccola qui, a fottermi il cervello e qualcos'altro. Stupido me per aver pensato di poterla incastrare. L'ho vista ghignare poco fa, voleva sfruttarmi, e così ho pensato di averla fregata. Peccato che sia stata lei a farlo.

«Perché, qualcosa ti turba?» Mi scruta dal basso, la faccio proprio davanti all'inguine.

Le afferro un braccio e la rialzo con zero fatica. «Piantala.» Detto ciò, ritorno di sotto e finisco di raccogliere gli scatoloni sotto al suo sguardo compiaciuto. Mi chiede di portare tutto nello studio e così, dall'ambiente professionale e neutro che avevo me lo ritrovo colmo di romanzi rosa, stickers e altre stronzate glitterate.

Come ci sono arrivato a questo? Poco più di un mese fa questo posto era immacolato; nel bagno non c'erano lozioni, creme, profumi femminili, in cucina non c'erano fiori veri e sul comodino non c'erano libri d'amore o candele profumate alla lavanda. La mia cabina armadio non esponeva abiti, gonne, pantaloncini striminziti o tacchi e non dovevo nemmeno fare stupidi selfie allo specchio o in giro per casa, dimostrando qualcosa alla gente.

È un incubo da cui non mi sembra di vedere la via d'uscita.

Fine stagione.

Attenderò ottobre con ansia. Dopotutto, mancano solo sei mesi. Voleranno. Deve essere così. Per quanto possa essere estenuante, Calista Spencer è sexy come il peccato, una cazzo di tentazione vivente. Giusto quattro giorni fa si è chinata sul pavimento a raccogliere qualcosa che le era caduto e indossava un paio di pantaloncini che avrebbero potuto benissimo essere le mutande per quanto minuscoli erano. Insomma, come faccio a sopravvivere se non posso nemmeno scoparmi una qualsiasi? Devo trovare il modo. Non posso restare in astinenza per così tanto tempo e rischiare di mandare all'aria le cose con Calista. Oggi ci siamo andati pericolosamente vicino. Perché lo so che mi trova attraente, così come so che se non l'avessi fermata... nemmeno lei l'avrebbe fatto. E non ci saremo limitati a un lavoro di bocca. L'avrei presa sulle scale, subito, poi l'avrei trascinata in camera dove me la sarei scopata di nuovo.

Merda. Non posso fare questi pensieri.

Calista sta tirando fuori i libri quando decido di uscire fuori in giardino. Devo rilassarmi, evitare di pensare a certe cose. Accendo l'idromassaggio, pronto a un paio d'ore di relax, poi passo in lavanderia e cerco un costume. Mi cambio direttamente lì e recupero un telo prima di tornare all'aria aperta. Tra un'oretta circa il sole dovrebbe iniziare a tramontare ma non è un problema, ci sono parecchie luci sul patio.

La vasca è rotonda, posta su una pedana in legno sull'angolo sinistro del giardino. Mi piace che non sia gigante, ma abbastanza grande da poter contenere due giocatori di rugby. Ad Alex e Loris piace imbucarsi in casa ogni tanto e approfittare della vasca. Non che non ne abbiano una anche loro, è solo che adorano infastidirmi.

Mi immergo nel calore dell'acqua tinta di blu – a causa delle luci interne – che emette ciclicamente piccole bolle, e poggio gli avanbracci sul bordo. Inclino il capo verso il cielo con un sospiro. Penso sia il più alto momento di relax della settimana. No, del mese.

Venerdì giochiamo a Darwin e le successive due settimane a Brisbane. Non sarà semplice, gli Eels, i Sea Eagles e i Rabbitohs sono squadre nettamente superiori ai Titans. Se con loro abbiamo vinto con parecchio vantaggio, lo stesso non si potrà dire delle altre squadre. Gli schemi del coach funzionano, ma siamo ancora un po' deboli in difesa. Paul e Christopher sono bravi, tuttavia hanno ventitré anni, sono ancora agli inizi della carriera e hanno parecchio da apprendere. Sono scattanti, imparano in fretta, un punto di forza che le altre squadre non hanno, pertanto questa settimana il coach li spingerà oltre il limite. Oggi ci ha dolcemente informati che ci avrebbe fatto strisciare a casa e così è stato.