49J - Il mondo visto dal basso

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«È arrabbiata perché era terrorizzata e voleva un supporto. Si è sentita sola.»

Mi volto di scatto verso il letto su cui è disteso il coach.

«Vieni, Baxter, vieni a fare due chiacchiere con l'uomo che ti squarterà vivo se farai soffrire ulteriormente la mia Coccinella.» Agita due dita, facendomi segno di avvicinarmi.

Prendo posto sulla sedia, lasciandomici cadere. Al momento sono senza parole, scosso nel profondo, anche se non lo do a vedere. Calista ha appena ammesso di essersi innamorata di me.

Di me, cazzo.

Com'è possibile? Faccio pena con le interazioni umane, a malapena riesco a coltivare quelle poche che ho. Che ci ha visto in un disadattato come me? In squadra sono quello che parla meno di tutti, a casa lo stesso. E anche con lei. Cosa diamine può averci visto di così tanto profondo in un mezzo muto come il sottoscritto proprio non lo so.

Lei è una donna per cui perdere la testa. Anche se parla per entrambi, anche se accetta i miei silenzi. Ha tutte le qualità che un uomo vorrebbe in una ragazza. È divertente, simpatica, si fa volere bene da chiunque le parli cinque minuti ed è cazzuta. Ha persino affrontato la sua paura dei pitbull per dare una chance a Serial Kinder e si è messa a nudo davanti a una sfilza di sconosciuti pur di portare avanti una causa che ha a cuore. Ho donato centocinquantamila dollari quella sera, perché quei bambini meritano tutto l'aiuto possibile e, soprattutto, meritano di sentire la voce starnazzante di Calista quando canta se mai dovessero conoscerla.

«Mia figlia si scuserà per ciò che ti ha detto, ne abbiamo parlato e sa che non è colpa tua se non hai risposto.»

«Avrei dovuto—»

«Non dire stronzate, Baxter.» Il coach alza gli occhi al cielo. «Non vi permetto di toccare il cellulare durante gli allenamenti. Lo sai tu e lo sai lei. È solo che è stato difficile affrontare tutto da sola. Si trova in Australia da qualche mese, non aveva idea di dove andare. Deve essersi sentita impotente. Non la biasimo per essersela presa con te, lo ha fatto solo perché ti voleva vicino.»

«Non posso credere di starne parlando con lei» mormoro.

«Sto parlando io. Tu ascolti e basta» precisa. Be', è vero.

«Cosa vuole che dica, allora? Sono... mi ha preso alla sprovvista. E sa di cosa parlo, era sveglio.»

«Certo che ero sveglio» conferma, fissandomi con ovvietà.

«Quindi?»

«Non sono io la persona a cui devi porre queste domande, Baxter. Ma te stesso. A dirla tutta, se hai ancora dei quesiti forse mia figlia ha fatto bene a mollarti. Per finta, per davvero. Fa lo stesso.» Ondeggia una mano.

«Be', mi scusi se sono rimasto senza parole. Non ne avevo idea.» Passo una mano tra i capelli, esasperato. «Mi ha guardato con quella rassegnazione... cazzo, avrei voluto a prendermi a calci nel culo.»

«A quello posso pensarci io quando avrò curato questa sindrome di Tosugo o come si chiama. Ora devi solo darti un ceffone. Anzi, no, anche quello posso dartelo io.» Annuisce, un sorriso soddisfatto sul volto.

«Coach.»

«Devi solo ammettere a te stesso che anche tu sei innamorato di mia figlia. Non ti rendi nemmeno conto di quanto questa dichiarazione ti abbia sconvolto perché la realtà dei fatti è molto semplice: la ami, Jordan. Sei completamente impazzito per lei e non c'è stato niente che potessi fare per prevenirlo. Calista fa questo effetto da sempre. È una calamita, impossibile da non volere bene. Il tuo mondo ha iniziato a ruotare intorno a lei dal primo momento che l'hai vista, è solo che ancora non lo sapevi.»

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now