𝐄𝐏𝐈𝐋𝐎𝐆𝐎

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Sydney.

Uno ottobre...

Grand Final.

Assistere agli ultimi istanti di una partita, specie quando si tratta della finale, è molto stressante. Siamo tutti con il fiato sospeso ogni volta che l'ovale si avvicina alla try zone, la meta avversaria, ma viene placcato. Con un punteggio di 19 a 24 i Broncos si trovano in svantaggio di sette punti. Mancano dieci minuti e l'unica possibilità di vittoria per la squadra è effettuare una meta, portando a casa anche la trasformazione.

L'Accor Stadium freme; cori di incoraggiamento per entrambe le squadre si espandono, sovrapponendosi alle urla dei coach a bordo campo, mio padre incluso. Sono trascorsi tre mesi e tre settimane da quando David Spencer è finito in ospedale e, per quanto ci tenti, non sono molte le volte in cui riesco a convincerlo che deve smetterla di urlare. È più forte di lui, ha il rugby nel sangue.

Stasera i Brisbane Broncos hanno tenuto testa in modo egregio ai Penrith Panthers, tuttavia, gli avversari sono una squadra parecchio forte e vogliono anche loro a tutti i costi vincere il Provan-Summons Trophy, aggiudicandosi il titolo di campione della NRL. Prima dell'inizio del match si è svolta una cerimonia d'apertura sensazionale, simile a quella del Super Bowl. Non scherzo quando dico che ho assistito in diretta a Sia che intonava l'inno nazionale. Seguita dalle esibizioni stratosferiche degli Imagine Dragons e Iggy Azalea. Concluse le esibizioni, il trofeo è stato portato sul campo da un elicottero dell'esercito australiano e messo in bella mostra per le squadre.

Entrati in campo è stato il devasto. Una partita colma di adrenalina pura. Ma adesso ci siamo, è la fine e i Broncos devono assolutamente segnare per riuscire a vincere.

«Non mi sento più le mani per quanto le sto stringendo» commenta Jenna, gli occhi sul campo.

Mordicchio il labbro inferiore. «Andiamo, ragazzi!» strillo l'attimo dopo, come se potessero sentirmi.

«Sudo freddo, davvero» aggiunge Lisa.

«Dale, mi amor!» urla Camila. Finalmente siamo riuscite a conoscere la ragazza di Rodrigo, ancora più bella che in foto. Ha affrontato un viaggio piuttosto lungo dall'Europa, ma non si sarebbe mai persa questo giorno. È arrivata tre giorni fa a Brisbane e abbiamo pranzato insieme mentre i ragazzi si allenavano. Si è rivelata una donna allegra, tenace e divertente.

«Merda!» urla Jenna.

Scattiamo tutti in piedi, persino le famiglie dietro di noi quando notiamo lo schema in atto. Il capitano, Sun, corre dritto verso la meta avversaria. Seamus, Jordan e Loris placcano chiunque gli si pari davanti, come fossero il suo personale scudo. Vicino alla linea dei ventidue metri Sun vira verso destra e lancia la palla ad Alex.

«Dai, dai, dai! Avanti, amore!» Lisa saltella sul posto.

«Forza, tesoro!» si unisce la voce di Lana, la madre di Jordan. Sono tutti qui. Tutti.

Alex sfreccia sul prato e ha giusto il tempo di lanciare l'ovale in direzione di Jaxon. L'estremo corre lateralmente, scansando tre Panthers che tentano di atterrarlo. Giunto sul punto di lancio, tira la palla in direzione di Jordan. Il mio ragazzo si muove agile, mettendo al tappeto un Panthers prima di passare l'ovale a Sun, nuovamente libero. Il capitano corre, corre e corre, si dirige verso l'unico punto cieco della linea e... meta!

«Sì!» urlo, le braccia rivolte al cielo.

«Andiamo!» esclama Lisa prima di iniziare ad abbracciarci tutte.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora