14J - Sì, credici

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Otto aprile.

Sono ormai trascorse tre settimane da quando ho una coinquilina/finta fidanzata. Per fortuna non ci sono stati eventi in programma, a parte qualche comparsa allo stadio.

Oggi, però, è una giornata nera per i Broncos. Abbiamo appena perso 14 a 20 contro i Canberra Raiders, in casa.

Cazzo, brucia sempre di più quando non siamo in trasferta. È una sconfitta anche per la città.

L'aria negli spogliatoi è pesante ma il coach ci assicura che andrà meglio la prossima volta perché non siamo dei bambocci impreparati. Ci dice che la sconfitta fa parte del gioco e bisogna accettarla. Ma aggiunge anche che raddoppierà gli allenamenti e che ci vorrà vedere strisciare fuori dal campo.

Non avevamo dubbi che sarebbe andata così. E poi, dobbiamo essere più che pronti per la partita di sabato prossimo, contro i Titans. Abbiamo intenzione di fargli il culo, specie dopo la sconfitta bruciante di oggi. Sei miseri punti. C'è mancato un soffio, ma eravamo stanchi, si vedeva. I Raiders sono stati bravi a scovare i nostri punti deboli e se la sono cavata. Per un pelo, però hanno vinto e alla fine e ciò che conta.

«Baxter. Una parola.» Il coach mi ferma prima che possa uscire con gli altri.

«Dica, coach.»

«Avete giocato bene, ne ho già parlato con Nikorima, ma avete fatto fatica a tenere l'ovale e la linea di meta era quasi sempre scoperta. Dobbiamo lavorare duro.»

Annuisco, cosciente dei nostri errori. «Lo so, ho visto come si muovevano. Era come se non cercassero altro che placcarci fino allo sfinimento.»

«È quello che hanno fatto, non è stata un'impressione» ribatte lui. «Hanno capito che siete bravi nell'attacco ma più deboli in difesa e non va bene perché lo sfrutteranno. Questa settimana lavoreremo sul fiato. Nikorima mi ha già risposto ma voglio sentirlo pure da te in quanto vicecapitano: state fumando? Bevendo? Seguite la dieta che vi ha dato il dietologo?»

«No, coach, sappiamo cosa fare e non fare. E sì, seguiamo tutti la dieta, persino i gemelli sanno di non dover sgarrare.»

David Spencer mi fa un cenno d'assenso con la testa. «Bene. Un'ultima cosa...» Tentenna.

Il coach Spencer... tentenna.

Ma. Che. Cazzo.

«Non vedo mia figlia da tre settimane perché, a quanto pare, ha ripreso a scrivere e vorrei averla a cena. Ora, vista l'orrida situazione in cui ci siamo tutti andati a cacciare» asserisce, sofferente, «so che sarebbe strano se venisse senza il suo ragazzo, quindi... stasera a cena da me, alle otto. Avvisa tu Calista. E non ti preoccupare, non impazzirà per il poco preavviso. Certo, questo a meno che non si tratti di un evento importante. Te lo dico per informazione, visto che la prossima settimana abbiamo una cena di beneficenza.»

Non lo avevo mai sentito parlare così tanto di fila, giuro. È strano. Ed è ancora più strano che vada a cena a casa sua con la figlia. Dio, prevedo un imbarazzo osceno. Non sono fatto per queste cose. Vorrei solo andarmene a casa, cenare e rimuginare sulla sconfitta in santa pace. Invece mi tocca accettare un invito a casa del coach che ho fatto incazzare più volte negli ultimi mesi che in tutti questi anni.

Schiarisco la voce. «Va bene. A dopo, coach.»

«Un'ultima cosa.»

Lo guardo in attesa.

«Falla soffrire e ti ridurrò in cenere, Baxter. Ci vediamo più tardi.»

Annuisco. «A più tardi.»

Lui non ribatte, si limita ad annuire e poi si allontana.

Non posso credere di essermi cacciato in una cosa del genere. Ammetto che queste tre settimane, a parte il dover condividere un letto con una sottospecie di cadavere e sentire profumo di lavanda e vaniglia per casa, non sono state troppo strambe. D'accordo, ci sono state situazioni particolare, come ad esempio l'essermi risvegliato con lei addosso più di una volta e l'essere entrato per sbaglio in bagno, ancora assonnato, mentre lei faceva un bagno. Lo strillo acuto mi ha svegliato talmente di colpo che sono quasi inciampato sulla pila di indumenti presenti sul pavimento.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora