29. Nick: Confessione

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«Ah, questo bernoccolo non mi va via certo con in pochi minuti» mi lamentai toccandomi quella contusione violacea sopra l'occhio sinistro.

Ci avevo spalmato su la pomata, ma nonostante fosse migliorata non sembrava essere rimpicciolita.

Poi vidi quella che doveva essere la mia felpa, ridotta a brandelli dai tagli delle rocce.
Mi tolsi con delicatezza i vestiti di dosso e controllai tutte le altre ferite e lividi che adornavano il mio corpo.

Da quello che vidi allo specchio sembravo un imbianchino caduto nella vernice viola e rossa.

Cosa mi aveva fatto credere che quel pino ambulante sarebbe stato più tenero di James?

Non avevo neanche il coraggio di andare di nuovo in infermeria per la vergogna di esserci passato, in condizioni pessime, per tre giorni di fila.

L'ironia della sorte era che prima volta che mi aveva fatto sfiorare la morte, i miei poteri si erano risvegliati automaticamente per proteggermi.

L'istinto di sopravvivenza era molto più forte della mia volontà e quindi ne ero uscito praticamente indenne.

Mi ero pure esaltato.

Ma negli attacchi successivi fu tutto l'opposto, come se la fortuna si fosse esaurita tutta quella prima volta.

«Ho come il sospetto che James gli abbia parlato dello scontro con quell'illusionista» borbottai passandomi la pomata sull'ematoma violacea con tracce verdognole sul petto.

«Nick! Nox mi ha chiesto di chiederti se vuoi cambiare i tuoi orari di ronda...» Arianne spalancò la porta di camera mia, ma si bloccò fissandomi con occhi sgranati.

Poi fece scattare le mani per coprirsi la faccia, ma lasciò lo spazio tra le dita per poter sbirciare.

«Che ti è successo!» esclamò.

Ero ancora intento a capire utilità nel coprirsi la faccia se tanto sbirciava tra le dita, quindi non seppi veramente cosa rispondere.

«Niente?» dissi con tono interrogativo.

«Ti sei ridotto così per gli allenamenti?! Davvero sono così duri gli allenamenti con Nox? Davvero-davvero? Non lo facevo il tipo!» continuò ad agitarsi Arianne. Iniziò persino a camminare avanti e indietro per la mia stanza come se mi stesse facendo un discorso serio.

Il mio istinto diceva di difenderlo. Forse quell'istinto era stupido perché non c'era alcun motivo di difendere il pino ambulante.
La ragione lo difese per pura educazione quando dissi:«Probabilmente è il metodo più efficace, considerando che riesco ad evocare i miei poteri da Geminus più spesso di più quando mi allenavo con James. Forse mi devo sentire alle strette»

Scrollai le spalle, ma nel farlo sentii fitte muscolari che quasi mi fecero lacrimare gli occhi.

Mi facevo male così spesso che mi sarei dovuto ormai abituare al dolore.

«Per questo mi ha chiesto se volevi cambiare i turni. Non sei esattamente in forma per andare in giro a fare ronda ora. Uffa, finalmente avevamo il turno assieme» sbuffò Arianne avvicinandosi e sedendosi accanto a me con il broncio sul volto.

Elements: RimastaWhere stories live. Discover now