11. Nathan: Partiamo male

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Il mio genitore era stato flashzzato e poi rimandato a casa.
Non che me ne importasse qualcosa.
Mi dava sui nervi il fatto che, pur di vendicarsi di quel pugno, aveva mandato qualcuno a farmi fuori e aveva coinvolto pure la mia Ary.
Stupido uomo. Stupito inutile uomo. Questo mondo crudele poteva benissimo fare a meno di lui.
«Sono arrivati i russi» mi disse Rose.
«Sono curiosa di vederli! Magari sono due fighi da paura!» esclamò Eloise.
Alzai gli occhi al cielo. Non sapevo come facessi a sopportare quelle chiacchiere da scolarette ogni volta.
«Fantasticate di meno. Joanne ci ha appena inviato i nostri compiti una volta arrivati in Italia. C'è un po' di roba da digerire.» commentai riportando quelle due Imperium dell'aria a terra.
«Che hai oggi? Sei noioso» commentò Eloise mettendo il broncio.
«Io non ho niente. Sto una favola come sempre.» replicai sorridendo.
Ma l'attenzione delle ragazze ormai non mi apparteneva più.
Attirate da un punto alle mie spalle, mi voltai pure io, senza scompormi dalla comoda posizione che avevo assunto sul divano.
«Cray. Hai un momento? Ti devo parlare.» disse Nick Twain.
«Certo.» affermai tranquillamente, anche se l'idea di parlare da solo con lui non mi entusiasmava.
L'ultima volta non era andata un granché bene.
Mi alzai e seguii il ragazzo che ci condusse fuori dalla Sala Grande.
«Avete già ricevuto le informazioni dal vostro mentore sulla missione?» chiese guardandosi attorno una volta raggiunta l'aula vuota più vicina.
«Sì, a quanto pare la ricerca si è complicata. Non sappiamo nemmeno di quanti della Resistenza stiamo parlando. Forse andare solo noi sei è una brutta idea.» commentai seriamente.
«Esatto. Per questo ci manderanno dei rinforzi non appena riusciranno ad organizzarsi. Però l'informazione... Non è sicura. L'ultimo ricognitore non è più tornato.» replicò lui.
«Però non è questo di cui volevi parlarmi, vero?» affermai appoggiandomi contro il bancone e incrociando le braccia.
«Volevo essere sicuro che fosse tutto a posto. Per la riuscita di questa missione dovremo collaborare.» iniziò.
Sapevo già dove volesse andare a parare.
«Tranquillo. Non ti pugnalerò alle spalle o cose del genere. Che tu ci creda o no, non porto tanto rancore.» affermai sorridendo.
Bugia.
«Per quel che vale... Mi dispiace.» disse sorprendendomi.
«Non scusarti. Iniziai io, ricordi?» replicai.
Twain evitò il mio sguardo e fece una smorfia.
«Ricordo bene. Comunque mi riferivo a quel che è successo oggi. Ti ho pedinato.» ammise.
Credeva davvero che fossi così tonto da non essermene accorto? Inoltre era una sua missione, perché dirmelo?
Quel ragazzo era così onesto da far schifo.
«Sono sotto sorveglianza, non è così.» dissi con calma.
«Dai tuoi ultimi controlli.» rispose lui.
«Il tuo atteggiamento li preoccupa.» aggiunse.
«Pensavo che ora la B.L.C. fosse più libera di vivere, cosa importa loro cosa passa per la mia testa?» chiesi.
«Non vogliono rischiare che tu possa fare del male ad altri e a te stesso.» disse Twain.
«È per questo che ti hanno mandato a pedinarmi.» commentai.
«Non solo. Sapevano che tuo padre era nella cerchia di Smith. Due missioni in uno.» affermò in risposta.
«Grazie per avermelo confermato.» dissi con un sorriso raddrizzandomi e pronto per andarmene.
Uscii dalla stanza e imboccai il corridoio quando notai un affollamento di persone che si dirigeva verso la palestra Multi-Elemento.
Incuriosito seguii la scia e vidi parecchie persone di tutte le età appostate davanti alla vetrata della palestra.
«Che succede?» chiesi a nessuno in particolare.
«Arianne Barker duellerà con la ragazza della S.S.U.! Vedremo in azione gli Imperium russi.» commentò una ragazza random.
Sorrisi.
Era proprio il genere di cose che faceva la mia Ary.
«Fatemi vedere.» dissi divertito facendomi spazio per poter entrare e guardare dagli spalti.
Avevano scelto un terreno roccioso con il perimetro d'acqua come luogo di scontro.
Alcuni pilastri di metallo erano disseminati per tutto il campo e le due sfidanti si stavano già squadrando.
Mi appoggiai alla ringhiera e guardai la mia Ary muoversi come una pantera mentre sondava il terreno e scrutava la sua avversaria.
Diedi un'occhiata anche a lei, una spilungona bionda e magra e dalla pelle chiarissima.
Mi incuriosii ancora di più. Era ben lungi da avere il fisico di un'Imperium, come faceva a controllare il suo elemento?
«Ma è andata fuori di testa?!» esclamò Twain comparso agitato al mio fianco.
Dietro di lui c'era Abby senza fiato. Evidentemente era andata a chiamarlo.
«Ehi! Calmati, capitano. Lasciala fare.» lo bloccai prima che saltasse giu verso il campo.
«Siamo in pace con la S.S.U. dopo decenni di rivalità! Dovremo accogliere i loro membri non attaccarli! Mio Dio! Non siamo nemmeno partiti e ci stiamo per far ammazzare!» esclamò coprendosi il volto con le mani.
«Ha iniziato la straniera questa volta. Arianne ha solo accettato.» commentò Abby.
«Vedi? È tutto a posto. Considera che grazie ad Ary possiamo vedere di che pasta è fatta la S.S.U.» dissi pratico e ragionevole.
Twain non sembrava ancora convinto, considerando che si stava mettendo le mani in testa.
«Intanto vediamo cosa succede. In caso vada male mi prendo la responsabilità di fermare l'incontro.» dissi.
«Tu?» commentò inarcando un sopracciglio.
«Sono un leader come te. Ne ho tutto il diritto, autorità e capacità.»
Non diedi il tempo a Twain di accettare perché l'incontro iniziò.
Ary partì all'attacco, correndo in direzione dell'avversario e immediatamente le sue mani si infiammarono.
Con la potenza del fuoco spiccò un salto e volteggiò in aria per abbattere un calcio in tutta la sua potenza distruttiva sulla ragazza straniera.
La russa sembrava stupita della velocità dei movimenti di Ary, ma ciò non le impedì di evocare un muro di terra che la proteggesse. Ma la forza di Ary era tanto maggiore che infranse la barriera e fece piovere i detriti sull'avversaria.
L'ospite barcollò indietro.
Arianne fece un'agile capriola indietro e si rimise nuovamente in guardia.
Dalle gambe tremanti dell'avversaria di Ary capii immediatamente che non stava minimamente fingendo di essere in svantaggio. Lei era veramente poco agile come sembrava.
Eppure non sembrava preoccupata.
Non capivo come potesse sperare di vincere senza conoscere le arti marziali, i quali sono indispensabili per un controllo maggiore sugli elementi.
Essere Imperium è come essere un atleta, necessitava di allenamento.
Quella ragazza straniera, invece, era come un bambino con una palla di basket in mano. Se avesse fatto canestro sarebbe stata pura fortuna.
Ary si accese di nuovo e questa volta attaccò da lontano. In una danza di fuoco lanciò uno dopo l'altro sfere di fuoco incandescenti.
Poi tutto cambiò.
La terra iniziò a smuovere, ma non si trattava di semplice evocazione di rocce, era un puro terremoto che coinvolgeva tutta la sala.
Come un tappeto elastico, il suolo si fece informe, i pilastri di metallo caddero e costrinse non solo Ary a balzare da un punto all'altro per trovare equilibrio, ma anche ai presenti sugli spalti di cercare appiglio.
Quella potenza era sorprendente. Richiedeva molta energia e forza.
Ma non finì qui.
La russa, sempre lì ferma, allargò le braccia e le rocce presero a volteggiare in aria come i pilastri di metallo. Ma non si trattava solo di terra. Anche il vento si era alzato.
«Com'è possibile? È una Geminus?» sussurrò Twain al mio fianco.
«È come con Susan Blackwood e Sophie Hunter. Questa potenza... Non è raggiungibile da un normale Imperium» sussurrai riportando alla mente quel giorno. Il giorno in cui pensai fosse arrivata la fine del mondo.
Ary era caduta e il terreno la stava inghiottendo come delle sabbie mobili. Dall'alto delle stalattiti e i pilastri vorticavano in cielo pronti puntare su di lei.
Tutti i presenti erano troppo scioccati per capire cosa stesse succedendo.
Balzai sulla ringhiera e mi buttai verso il basso, appoggiando bene i piedi per non perdere l'equilibrio per via del terremoto.
Prima che la gravità e il vento piombassero su Ary, mi frapposi tra loro.
Con tutta la concentrazione e la calma glaciale che possedevo evocai gli ettari d'acqua che ci circondavano, ricavandone anche dall'aria umida.
Un muro d'acqua in tutta la potenza di un oceano, contrastò la violenza della terra e dell'aria.
Cogliendo l'attimo dell'impatto mi concentrai sulla quantità enorme di molecole e le ghiacciai.
Terminata l'opera rilassai le spalle e mi rimisi dritto, con il cuore che ancora batteva forte per l'adrenalina e la stanchezza a pesarmi sul corpo.
Ansimavo dalla fatica appena compiuta e sarei potuto svenire da un momento all'altro.
Ammirai la mia opera di ghiaccio che intrappolava la mostruosità della terra al suo interno, brillando alla luce artificiale.
Dal mio lato le sinuose linee di ghiaccio erano arte, ma visto dal punto di vista della russa era tutt'altro.
Il ghiaccio era appuntito, come zanne di una bestia dal sangue freddo e spietato e sfiorava il volto della ragazza. Le fauci aperte di un animale feroce, pronte a divorarla.
La russa era a terra e fissava spaventata la mia creazione, una reazione che mi creò non poco compiacimento.
«Impressionante.» affermai avanzando verso la ragazza.
«Sapete il fatto vostro, voi della S.S.U.» commentai allungando una mano per aiutarla ad alzarsi.
L'espressione spaventata e stordita svanì immediatamente e invece di accettare la mia offerta galante, schiaffeggiò la schiaffeggiò via e si rimise in piedi autonomamente.
«Hai interrotto il duello!» esclamò con un forte accento russo.
«Perché stavi esagerando.» replicai spegnendo il mio sorriso.
Il fatto che eravamo in pace non le dava il diritto di ferire chi le pareva in casa nostra.
«Ci dispiace. Hai ragione, non avremmo mai dovuto iniziare tutto ciò.» affermò una terza voce.
Un ragazzo dalle guance rotondette affiancò l'amica. Anche lui biondo con gli occhi azzurri e dall'accento forte.
«Bene, ora che è tutto a posto penso che sia giusto che continuiate il vostro giro turistico. Non lasciamo che questo piccolo incidente rovini tutto.» affermai sorridendo di nuovo.
«Io sono Nathan, comunque. Piacere» allungai una mano nella loro direzione, poi ci appoggiai sopra l'altra mano. Feci il gesto di tirare e un piccolo striscione con scritto "benvenuti" mi comparve tra le mani.
«E questo lo puoi tenere.» dissi portando una mano dietro l'orecchio della ragazza per poi darle una rosa.
Detto ciò mi voltai per sorridere ad una FireLizard con il broncio e le braccia incrociate.
Le feci l'occhiolino.

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